Contrariamente a quanto fatto finora, scrivo un post su un
libro che sto ancora leggendo. Non riesco ad aspettare la fine, perché mi si
accavallano migliaia di impressioni e di reazioni, che devo metter su carta (o
meglio, bit), per poterle razionalizzare. Ho voluto iniziare Lolita di Nabokov sulla spinta di un altro libro che ho letto da poco, La verità sul caso Harry Quebert. Sapevo che Lolita non è un romanzetto
estivo, da ombrellone. Sapevo che il tema portante dello scritto pesca nella
zona torbida dell’animo umano. Non sapevo, però, che mi avrebbe provocato così
tanto. Le prime venti pagine del romanzo scorrono quasi in sogno: il
protagonista, il futuro annoiato professor Humbert, racconta della sua
adolescenza e del suo amore perduto. Da pag. 23, qualcosa cambia di colpo.
Humbert si rivela. “Di quando in quando
approfittavo delle conoscenze che avevo fatto tra i lavoratori sociali e gli
psicoanalisti e in compagnia di queste persone visitavo vari istituti, come
orfanotrofi e riformatori, dove mi era possibile guatare con cupidigia e con
una impunità assoluta, simile a quella dei sogni, fanciulle adolescenti dalle
ciglia appiccicate”. (Vladimir Nabokov, Lolita, pag. 23, Collana Medusa,
Arnoldo Mondadori Editore) Cupidigia e impunità assoluta: un’accoppiata di
parole che non ho gradito, ma che ho incassato senza troppi problemi. Le due
pagine seguenti, tuttavia, sono un’esposizione incendiaria di cosa si agita
davvero nell’animo di Humbert (lo stesso Nabokov?), raccontato sotto forma di “teoria”,
con un linguaggio elegante, rotondo, sensuale, da incantatore di serpenti.
lunedì 30 settembre 2013
Jane Austen: Spin-off, Prequel, Sequel e GiveAway.
Può sembrare uno scioglilingua, ma non lo è affatto.
Emergo da una settimana abbastanza piena, in cui si sono accavallati una serie
di impegni e non mi è stato facile leggere e aggiornare il blog. Scelgo di
farlo con un’autrice che amo moltissimo, Jane Austen. Nel consueto calderone di
Facebook, Gabriella Parisi, coautrice del bellissimo blog Old Friends and New Fancies,
mi ha fatto notare una perla che stava sfuggendo alla mia attenzione.
Attualmente, in questo blog, è in corso un Giveaway molto interessante, che
riguarda un romanzo breve di stampo austeniano, Darkness Falls Upon Pemberley, di Susan Adriani. Se amate Jane
Austen, il suo mondo “originale” e quello interpretato dalle autrici
contemporanee, che si divertono a immaginare cosa sarebbe capitato se le
vicende dei personaggi austeniani avessero preso una piega diversa, visitate
questo link: DarknessFalls Upon Pemberley: Susan Adriani ospite del nostro salotto + GIVEAWAY
Scoprirete un’autrice interessante, Susan Adriani, e un
paio di consigli di lettura, oltre alla possibilità di aggiudicarsi una copia
autografata di Darkness Falls Upon Pemberley.
Il primo contatto con questo mondo parecchio rigoglioso
di autori austeniani, di cui esiste anche un blog,
è stato con Amanda Grange e il suo Darcy vampiro, di cui ho parlato un post fa.
Come ho detto, le impressioni che ne ho ricavato girano tutte intorno alla
perplessità, perché lo spunto era buono, ma si è rallentato e perso durante la
narrazione. Leggendo l’intervista con Susan Adriani, tuttavia, mi è nata la
forte curiosità di continuare a esplorare questo mondo, anche per capire gli
elementi e le caratteristiche che le autrici moderne scelgono di enfatizzare
nelle loro versioni. È innegabile che i romanzi di Jane Austen
abbiano lasciato un segno profondo, al punto da voler continuare in quella realtà
anche a distanza di secoli. Elizabeth e Darcy sono la coppia che maggiormente
ha influenzato le versioni moderne, ma non sono da escludere anche excursus nei
nuclei di Emma o Persuasion. Per quanto sia un personaggio minore e parecchio
secondario nella schiera dei personaggi austeniani, mi domando se un giorno
qualcuno si dedicherà anche a Lady Susan...
martedì 17 settembre 2013
P.D.James e Amanda Grange – Personali perplessità 2#
L’altra ala della mia perplessità, invece, è costituita
da Mr Darcy, Vampyre, opera di Amanda Grange. La scrittrice ritorna alla
mattina del doppio matrimonio tra Elizabeth e Darcy, e di sua sorella Jane con
Mr Bingley, per raccontare la sua personale versione dei fatti. L’affascinante
Fitzwilliam Darcy rivela fin da subito un lato ambiguo. Nel giorno del suo
matrimonio, non sembra poi così felice. Invece di dare disposizioni per partire
per il Lake District, la casa padronale, Darcy trascina la perplessa sposina in
un viaggio per mezza Europa, attraversando Francia e Italia, passando da
Venezia fino a Roma, senza alcun motivo apparente. Quando si tratta di rimanere
solo con lei, soprattutto la sera, afferra mille pretesti per non farlo. Elizabeth
si strugge in segreto, s’incolpa di mille cose, non si ritiene all’altezza,
cerca di scoprire i motivi dell’improvvisa freddezza del marito, e dei suoi
continui cambiamenti d’umore. La povera fanciulla soffre, ma resiste. Amanda
Grange la fa soffrire stoicamente nell’incertezza per diverso tempo. E
contemporaneamente, condividevo la stessa sorte di Elizabeth. Io avevo un
vantaggio, rispetto a lei, poiché sapevo già dall’inizio che lo sposo possedeva
qualità nascoste poco desiderabili, ma non le vedevo manifestarsi. Allora,
Darcy, ha già capito che c’è qualcosa che non va, quand’è che cerchi di
morderla? Oppure preferisci dirglielo prima? Ma le pagine scorrevano, senza che
capitasse qualcosa di VAMPIRESCO, sul serio. C’erano continui accenni alla
natura oscura dell’uomo più desiderato in letteratura, ma...nessun luccichio
rosso negli occhi, nessuna trasformazione, nessuna macchia di sangue sospetta. Solo
indizi: il viaggio verso alcuni parenti particolarmente riservati, che fanno
capo ad un Conte POLIDORI, l’attacco di una folla inferocita intenzionata a
sterminarli, da cui Elizabeth e Darcy si salvano a stento, la partecipazione ad
uno strano ballo in maschera, accompagnato da musiche e danze di almeno due
secoli prima, un Principe romano bizzarro e inquietante, teso a separare la
nuova coppia, un inseguitore misterioso che li perseguita in tutta Italia. In tutto
questo, la pazienza di Elizabeth comincia ad assottigliarsi, come la mia. Ed è
a quel punto che...la storia ha il suo epilogo, e il suo finale. A me rimane
una sola domanda, invece. Perché? Cos’ha indotto Amanda Grange a trasformare un
brillante, intelligente per quanto sostenuto e pieno di pregiudizi uomo
settecentesco, in una creatura della notte, anche poco credibile come questa? La
fantasia non ha limiti, ma ci vuole uno sforzo non indifferente per appioppare a
personaggi austeniani così chiari, così ragionevoli e radicati nella realtà del
loro tempo, un lato da incubo tipico di una letteratura angosciante come quella
gotica. Per questo, ho cercato di capire chi fosse Amanda Grange. Dalla
copertina di Mr Darcy, Vampyre, scopro che si è specializzata da tempo nell’interpretazione
creativa di classici della letteratura inglese. Definizione azzeccata, “creativa”. E continuando la mia ricerca, leggodalle sue parole i motivi che l’hanno indotta a infoltire la schiera di vampiri con Mr Darcy:
“In the article, I explore some of my reasons for writing Mr
Darcy, Vampyre. It's a mulit-layered novel and the layers begin with the title.
I wanted a title which would warn my regular readers that it wasn't like my
other books because I didn't want them to be shocked when they read it. I also
wanted to make an ironic comment on the prevalence of vampyres in our modern
culture, irony being particularly suitable for anything related to Jane Austen.
And of course I wanted an eye-catching title.
Writing Vampyre satisfied a lot of urges for me: the urge to write a sequel to Pride and Prejudice that wouldn't be just another sequel; the desire to write a book in the tradition of the nineteenth century novelists that Jane Austen liked to read, complete with deus ex machina ending; the desire to write a book which acknowledged love as an old, powerful and necessary force; and the desire to take Jane Austen's most famous characters and put them in their historical, political and literary context.
This is an extract from the article.
Casting Darcy as a vampyre not only took the sequel into the Gothic realm, it also made a statement about the the deathless nature of Pride and Prejudice and the eternal freshness of its characters. Mr Darcy is over 200 years old and yet he is forever young and handsome and he still has the power to attract women.
It also made a comment on the relationship between novel and reader. A novel does not exist by itself, it only truly lives when a reader gives up some of their lifeforce in order to vitalise it. Often this is a willing gift, when a reader is seduced by the cover or the synopsis, but there is also a moment when a book takes over. It glues itself to the fingers and sucks the lifeforce from the reader, refusing to let go.
I think this is one of the reasons I'm so interested in Jane Austen, because her books are multi-layered. They are love stories, they are ironic comments on the world in which she lived and they are laugh out loud funny.”
Writing Vampyre satisfied a lot of urges for me: the urge to write a sequel to Pride and Prejudice that wouldn't be just another sequel; the desire to write a book in the tradition of the nineteenth century novelists that Jane Austen liked to read, complete with deus ex machina ending; the desire to write a book which acknowledged love as an old, powerful and necessary force; and the desire to take Jane Austen's most famous characters and put them in their historical, political and literary context.
This is an extract from the article.
Casting Darcy as a vampyre not only took the sequel into the Gothic realm, it also made a statement about the the deathless nature of Pride and Prejudice and the eternal freshness of its characters. Mr Darcy is over 200 years old and yet he is forever young and handsome and he still has the power to attract women.
It also made a comment on the relationship between novel and reader. A novel does not exist by itself, it only truly lives when a reader gives up some of their lifeforce in order to vitalise it. Often this is a willing gift, when a reader is seduced by the cover or the synopsis, but there is also a moment when a book takes over. It glues itself to the fingers and sucks the lifeforce from the reader, refusing to let go.
I think this is one of the reasons I'm so interested in Jane Austen, because her books are multi-layered. They are love stories, they are ironic comments on the world in which she lived and they are laugh out loud funny.”
Il desiderio di emulare Jane Austen e la sua capacità di
costruire romanzi a livelli molteplici, camuffati da storie semplici, la sua
ironia nel guardare il mondo, e il desiderio di prendere un po’ in giro la
mania pro-vampiri del momento, ecco le cause originarie di questo romanzo
strano. La data di questo post che ho citato quasi per intero è il 16 febbraio
2010, quando impazzavano ancora Twilight e i suoi emulatori. Questa saga ha
smosso davvero profondamente le fantasie in Inghilterra: un vampiro camuffato
sotto le insospettabili spoglie letterarie immortali di Darcy, e un dominatore
stalker come Christian Grey e la sua oscurità interiore. E questi sono solo due
dei derivati Twilight...
P.D.James e Amanda Grange – Personali perplessità 1#
Finora ho sempre scritto di libri che mi sono piaciuti, che
mi hanno entusiasmato o lasciato qualcosa dentro. Non mi sono ancora
concentrata sugli autori, solo per questione di tempo, e di risorse finora
limitate. In attesa di mettere in campo altre risorse più complicate, rifletto
a ruota libera, come sempre, su due autrici che ho avvicinato recentemente. Sono
entrambe prolifiche, anglosassoni, ed entrambe si sono riallacciate a Jane Austen
e ai suoi romanzi. Si tratta di P.D.James e Amanda Grange. Nel primo caso, Una
notte di luna per l’ispettore Dalgliesh e Mr Darcy, Vampyre, per il secondo.
Cos’hanno in comune questi due libri, da riunirli in un post unico? Mi hanno
lasciato perplessa. Non riesco ancora a capire se mi sono davvero piaciuti. Non
posso dire che mi abbiano fatto orrore. Ma non posso nemmeno dire di averli
amati, o che in futuro li rileggerò sicuramente. Quando rimango bloccata in
questa situazione di mezzo, cerco di capire un po’ meglio chi sono gli autori,
o le autrici, in questo caso, se non dispongo in casa di un altro titolo a loro
nome. Cominciando da P.D.James, Phyllis Dorothy
James, scrittrice e membro della Camera dei Lord, scopro che è prolifica, e
soprattutto di thriller. L’anno scorso era nominata continuamente per Morte a
Pemberley, una sorta di continuazione di Orgoglio e Pregiudizio, che inizia sei
anni dopo il sospirato matrimonio tra Darcy ed Elizabeth. Poiché il battage del
marketing funziona al contrario, con me, non ho cominciato subito a leggere
questo libro (che avrebbe potuto essere paragonato più facilmente a Mr Darcy, Vampyre,
vista la coincidenza dell’argomento), ma il thriller Una notte di luna per l’ispettore
Dalgliesh. Mi sembrava un’introduzione adatta al mondo della James, per cercare
di capire chi fosse l’autrice che osava costruire il seguito di una pietra
miliare della letteratura inglese. L’ispettore Dalgliesh, per P.D.James, è il
Poirot di Agatha Christie, sebbene più moderno, inglese nel midollo, e con uno
strano talento per scrivere poesie. E’ una caratteristica che indica già la
presenza di qualcosa di originale; per quanto siamo abituati a tutta una serie
di poliziotti dai romanzi e dalle serie televisive, inglesi, americani,
tedeschi, siciliani, pugliesi, belgi,ciascuno con un suo vezzo, non avevo
considerato che un essere umano di professione investigatore potesse coltivare
un canale così sensibile verso la vita. È la prima stranezza che fa capire che
questo libro non è la solita storia criminale. L’ispettore Dalgliesh deve
recarsi sul promontorio (immaginario) di Larksoken, lungo la costa
nord-orientale del Norfolk, in Gran Bretagna (reale), a prendere possesso di un
mulino ereditato da sua zia Jane. L’occasione è buona per poter fare una breve
vacanza, lontano da tutto e tutti, nel silenzio di una località pressoché
sconosciuta. Purtroppo non sarà affatto così. Il suo arrivo viene accolto da
una serie di crimini e intrighi: un serial killer, il Fischiatore, che prende
di mira donne e ragazze sole, una centrale nucleare che provoca scontenti all’interno
e all’esterno di sé, nel personale che la mantiene, causando un misterioso
suicidio, e nel villaggio circostante, dove abita un ambientalista deciso a
cancellarne la presenza. La località silenziosa e tranquilla delle aspirazioni
dell’ispettore non esiste affatto, nella realtà. Da questo momento, prende
avvio una vicenda piuttosto complessa. Non solo per le azioni che
effettivamente si svolgono, ma anche perché le persone coinvolte sembrano aver
tutte qualcosa da nascondere, e sono tante. Il Fischiatore verrà scoperto quasi
subito, e liquidato piuttosto in fretta: l’autrice non si sofferma sull’orrore
delle cause che lo hanno portato a far scempio delle donne che assaliva. Il
serial killer è una presenza preoccupante perché condiziona gli umori e le vite
del villaggio, ma non spadroneggia mai nel libro. Viene accantonato abbastanza
presto come un evento di secondaria importanza. C’è un’atmosfera di attesa e di
crescente tensione dovuta alla centrale nucleare, al suo staff, al suicidio
misterioso di un giovane ingegnere che vi lavorava, che ha provocato sussulti e
rivolgimenti anche gerarchici. Un’enigmatica coppia di fratelli, un uomo, il
direttore della centrale, e sua sorella, una scrittrice di libri di cucina, che
ha lo stesso agente letterario in comune con l’ispettore, attirano presto l’attenzione.
C’è un peso passato nelle vite di queste due persone, entrambe indipendenti,
sicure di sé, con buone realizzazioni esteriori, che le rende distruttive, ciascuna
a modo proprio. L’ambientalista deciso a cambiare il mondo vive isolato in una
roulotte, cercando accuratamente di nascondere ai genitori i veri motivi che
gli impediscono di metter a frutto la laurea conseguita e la creazione di una
vita più dignitosa di quella che sta vivendo nelle condizioni attuali. A questo
si aggiunge una misteriosa ragazza madre, arrivata dal nulla a installarsi con
lui nella sua roulotte, con un bambino di pochi mesi dall’altrettanto
misterioso padre. A prima vista sembrano elementi diversi, discordanti, cosa c’entreranno
mai l’uno con l’altro? Ciascuno ingarbuglierà con i fili della propria vita
quelli degli altri, fino a spezzare la finta facciata tranquilla, e risolvere
almeno una parte della complicata vicenda. Quello che mi rende perplessa è che
quando ho chiuso il libro, avevo più domande di quando l’ho aperto. Ci sono
personaggi su cui l’autrice ha sorvolato, facendoci solo scorgere un lampo di
orrore, prontamente richiuso sotto la superficie. Di altri, lei non chiarisce
mai la reale provenienza, e prima che possiamo fare domande indiscrete, li
elimina, o fornisce una spiegazione sbrigativa e perentoria. L’atmosfera
generale, che avvolge persino lo stesso ispettore Dalgliesh, è sostenuta da una
sorta di squallore di vita, da cui tutti distolgono lo sguardo, appena
possibile. L’idea di fondo è che la vita di per sé sia un fluire banale e senza
senso di condizioni che sballottano le persone qua e là, facendole incagliare
profondamente tra gli spuntoni di rocce nelle rive, impedendo loro di coltivare
la speranza e di conseguenza le forze, per liberarsene. Manca una reale
speranza di farcela, una reale gioia di vivere pura e semplice, in questo
libro.
giovedì 12 settembre 2013
Il punto della situazione delle letture. Quasi impossibile farlo...
...cosa stiamo leggendo? Ogni tanto devo fermarmi e farmi
questa domanda. In questo caso è al plurale perché è rivolta anche a voi
lettori del blog. Non uso il plurale maiestatis poiché la mia autostima non è
ancora arrivata al livello “Luigi XIV”. Per me è parecchio difficile seguire
una stessa linea di lettura per molto tempo. Tendo a concentrare le letture di
argomento simile, ma con molta facilità devio e mi lascio distrarre da altre
tematiche. Ammetto che non provo nemmeno a essere rigorosa nel mantenere una
linea: se un libro mi chiama, e lo fa a voce sufficientemente alta, io lo seguo
e basta. Avevo iniziato i mesi estivi con l’Estate Tolkeniana, e qui sono passati
i due libri più famosi. Ci sono ancora gli altri, però...Albero e Foglia, Il
Silmarillion, la serie dei Racconti Perduti e quelli Ritrovati. Le opere del
figlio Christopher Tolkien: potevo ignorarne il cognome? No, devo capire dove
sono le differenze con cotanto padre. Nei miei programmi, nell’ambito dell’Estate
Tolkeniana, finito uno, dovevo iniziarne un altro. Ah, ah, ah. Certo. Per chi
mi conosce, ho appena raccontato una barzelletta divertente. Tra l’uno e l’altro
sono passati vampiri, cacciatori di vampiri, lettrici di pizzo, fiabe alla
Hogwarts, librerie aperte, un caso di cronaca diventato best-seller, un
ispettore sui generis. Ognuno di questi ha a sua volta innescato l’interesse
per altri, a loro collegati in qualche modo, per vicinanza di argomenti, o per
semplice associazione di idee. Un paio di esempi. La lettrice di pizzo di
Brunonia Barry è ambientata a Salem, Massachussetts, la città natale di
Hawthorne, e di conseguenza della sua Lettera scarlatta. Devo rileggerla. E
così quello che trovo su Salem e le sue streghe, e qui arriviamo a Le notti di
Salem di Stephen King. Qualche giorno fa, non saprei dire per quale strana
concatenazione di link, sono capitata su un altro libro che parla di Salem, Il crogiuolo di Arthur
Miller. In questo caso sono due i motivi
principali per cui non posso più ignorare questo libro: è ambientato a Salem e
non ho ancora letto niente di Miller. L’ho sempre e solo sentito nominare in
collegamento con Marilyn Monroe, e con l’altro suo testo famosissimo, Morte di
un commesso viaggiatore. È arrivato il momento di colmare la lacuna. La verità sul caso Harry Quebert mi ha scatenato il desiderio di rileggermi
Carrie, sempre di Stephen King (curiosa coincidenza) e di leggere Lolita, di
Nabokov.
Questo significa che abbandonerò l’Estate Tolkeniana? No,
affatto. Chi ha detto che l’estate debba durare solo qualche mese? Da me si
protrarrà fino all’inverno avanzato: tutto è possibile, in Rete. Così come l’Estate al Femminile, che si
arricchisce ogni tanto di personaggi femminili sui generis, come le lettrici di
pizzo, la cacciatrice Buffy, e la piccola Lolita. In paziente attesa del suo
turno di lettura ho trovato Ksenia, eroina suo malgrado di un ciclo di romanzi,
dal nome molto promettente, Le vendicatrici. E una Signora delle camelie, di
Dumas, che per qualche motivo avevo discriminato al liceo. Tanto per
discostarmi dalla linea di lettura, ecco che ho trovato L’Anticristo di
Nietzsche, e Il pendolo di Foucault. E ancora Non mi uccidere, di Chiara
Palazzolo, Prohibita Imago di Valentina Olivastri e Stem Cell di Paolo Gaetani.
Libri molto diversi tra di loro, molto diversi dal tema dominante, ma tutti
bisognosi di adozione immediata!
Come funziona, per voi? Saltate di palo in frasca come me, o
siete lettori rigorosi e incorruttibili di un tema prescelto, senza mai
discostarvi?
Settembre di premi!
In pochi giorni,
sono arrivati altri due premi per il blog Del Furore. Uno da parte di Sabry
Gioielli, di cui ho parlato in un post precedente, e ieri da parte di Fimo e
Mais, fervide creatrici di gioielli e oggetti in pasta di mais.
Ora, è il mio
turno di proporre alcune domande ai blog che scelgo di premiare. E qui sono
sempre un po’ in imbarazzo, perché io premierei sempre tutti. Mi piacciono le
menti che stanno dietro ai blog, che offrono i loro contenuti, sia che si
tratti di recensioni e opinioni sui libri, sia che riguardino i frutti della
loro creatività, come gioielli, abiti, oggetti di arredamento.
Prima o poi,
riuscirò a contattarli tutti.
E ora, i blog prescelti
di questa tornata:
1.
Cosa ami fare, più di tutto?
2.
L’apparecchio tecnologico che preferisci?
3.
Preferisci acquistare libri o prenderli in biblioteca?
4.
Se volessi scrivere un libro, di cosa scriveresti?
5.
Che genere di musica ascolti?
6.
Se fossi Dio per una settimana (come capita a Jim Carrey nel film), cosa
faresti per primo?
7.
Cosa ti ha spinto ad aprire un blog?
8.
Su quale social network interagisci di più?
9.
Quale espressione artistica preferisci, tra pittura, scultura, architettura?
10.
Preferisci guardare film in televisione o sul pc?
11.
Gatto o cane?
lunedì 9 settembre 2013
Delle letture da fare e delle letture da non fare...
Durante questa estate il web è stato attraversato da ondate
di discussioni varie a proposito di letture; quelle da fare, da evitare, quelle
che danno lustro o, al contrario, causano imbarazzo. Book Riot, un blog
letterario anglosassone che mi piace particolarmente, ha proposto un titolo
interessante: Top10 Books You’re Embarrassed to Admit You’ve Read. Il risultato si può
vedere nel diagramma qui accanto.
Come si può vedere, i titoli di cui ci si vergogna
maggiormente riguardano i libri Twilight e la trilogia delle sfumature, e
quelli che coinvolgono romance e vampiri. Curiosamente, gli stessi libri
compaiono anche in un’altra lista accessoria, sempre compilata da Book Riot,
riguardante i libri che si finge di aver letto, per non restare esclusi dalle conversazioni.
Book Riot, per sua stessa ammissione, possiede uno staff “ficcanaso”, che ha
desiderio di sviscerare il mondo dei libri e dei lettori in tutte le loro
sfumature, per cui propone compila statistiche, elenchi, rivolgendosi
direttamente agli utenti. Questa serie di articoli, unita alla schiera di sfide
all’OK Corral che ogni tanto si scatenano nel web a proposito di cosa è degno
di essere letto e cosa no, fa emergere la domanda: e io? Di cosa mi vergogno di
aver letto, io? Nulla. Io ho sempre letto tutto quello che mi pareva, quando e perché
mi pareva, senza far caso ai commenti altrui: non posso farmi un’opinione, costruirmi
un gusto letterario, capire cosa mi piace, se non apro e leggo. E soprattutto
se non sperimento le mie reazioni allo scritto dell’autore. Potrei provare
vergogna se avessi scelto di fare del male a qualcuno, o se avessi rubato il
suddetto libro, ma non è mio costume fare nessuna delle due cose. Io ho letto
sia Twilight, sia le Sfumature. Non mi sono piaciuti. Gli spunti erano
interessanti, ma per i miei gusti non sono stati sviluppati in modo adeguato,
perché si sono fermati all’ottica commerciale e solo alla superficie di alcune
tematiche molto ampie e molto contraddittorie di per sé. La superficialità dei
personaggi e di alcune situazioni narrative, in entrambe le scrittrici, mi ha
procurato anche lunghi momenti di sconforto. Ho letto anche Fabio Volo, che
provoca reazioni disgustate in tanti. Forse, l’unico che ancora non riesco a indurmi
a leggere è Federico Moccia, perché ho il fortissimo sospetto che i suoi
argomenti mi lascerebbero totalmente indifferente. Ci proverò con Saviano, una
volta svanita l’idolatria collettiva, così come altri autori difficili, fuori
dagli schemi, “facili” da odiare o da mettere alla berlina. Dopo l’incontro-scontro
con loro, potrò capire quali corde sono andati a toccare e vedere che reazione
hanno suscitato. E se se sarà di disgusto, potrò dirlo per esperienza, e non
perché è costume dire così. Tornando all’articolo di Book Riot, se leggo la
lista completa dei libri imbarazzanti e/o oggetto di odio da parte di un
campione di circa 825 lettori, vedo anche autori che io amo molto come Jane
Austen. Oppure libri culto come Il giovane Holden, o Il buio oltre la siepe, o
L’amante di Lady Chatterley. Rimango stupita, ma non posso assolutizzare scandalizzata, dato che anch’io ho le mie
bestie nere, come Virginia Woolf o James Joyce. I brani di Ulysses che ho letto
all’Università per me sono stati prove ad ostacoli, e persino The Dubliners mi
irritava. E non parliamo di Gita al faro, che mi ha stordito d’incomprensione
dalla prima all’ultima pagina. Per quanto siano scrittori rivoluzionari,
visionari su carta, non risuonano con me perché non riesco ad ascoltarli,
almeno non in questo momento. La vergogna spesso è legata al non sentirsi all’altezza
di uno standard, deciso da altri, chissà su quali basi: se non si riconoscono
quelle basi, crollano anche tutti i sentimenti ad esse legati.
venerdì 6 settembre 2013
Iniziative da blogger per blogger e quarto premio Liebster Award per il Blog Del Furore!
Ogni tanto è bene fare una pausa tra una lettura compulsiva
e l’altra. Il web è sempre in movimento, e le idee sempre in fermento.
Per prima cosa, segnalo il blog Le passioni di Sara, che
ha lanciato l’iniziativa del Linky Party, che nasce con lo scopo di far
incontrare digitalmente tanti blog diversi per scambiarsi link e conoscenze. Se
vi incuriosisce, qui c’è il link da seguire, e nella colonna sulla destra, trovate l’immagine con il link
diretto al sito. Analoga iniziativa, quella lanciata dal blog Kreattiva,
alla sua nona edizione, che si può visitare cliccando sull’immagine Fatti
conoscere!
Ho avuto occasione, in questo modo, di conoscere molte blogger
di altri ambiti, ma con un determinatore comune: una grande passione per quello
che amano e fanno e per come si esprimono.
Un’altra blogger appassionata e intraprendente è Giovy, di Un lettore è un gran
sognatore che, sostenuta da due scrittrici, Linda Bertasi e Laura Bellini,
organizza un giveaway di libri. Curiosi? Desiderosi di partecipare? Ecco il link da visitare...
E dulcis in fundo, ho ricevuto un altro premio da una
gentilissima blogger, Sabry di Orecchini
e Gioielli, il Liebster Award – Discovering new blogs, che ringrazio davvero moltissimo. Consiglio il suo
blog, se amate i gioielli, e cercate l’originalità. Ecco le domande di Sabry:
1. Qual è il tuo
piatto preferito? Pizza
2. Mare o montagna?
Montagna
3. Che lavoro fai?/Cosa studi? Freelance, blogger...in corso d’opera
4. Che libro stai leggendo? Mr Darcy, Vampire
5. Qual è il tuo film preferito? Lezioni di piano
6. Che città ti piacerebbe visitare? Boston
7. Cosa ti piace di più di te stessa? L’ottimismo
8. Cane o gatto? Gatto
9. Tacchi o ballerine? Tacchi
10. Sei fidanzata/sposata? Sposata
11. Ti piace viaggiare?Tantissimo!
3. Che lavoro fai?/Cosa studi? Freelance, blogger...in corso d’opera
4. Che libro stai leggendo? Mr Darcy, Vampire
5. Qual è il tuo film preferito? Lezioni di piano
6. Che città ti piacerebbe visitare? Boston
7. Cosa ti piace di più di te stessa? L’ottimismo
8. Cane o gatto? Gatto
9. Tacchi o ballerine? Tacchi
10. Sei fidanzata/sposata? Sposata
11. Ti piace viaggiare?Tantissimo!
Il regolamento
della premiazione prevede che scelga anch’io i blog da premiare, li avverta e
faccia anch’io delle domande. Il compito è quasi arduo, perché me ne piacciono
proprio tanti! Non importa: ci medito sopra e poi pubblicherò il risultato
delle mie meditazioni. Sicuramente, premierò Sabry di Orecchini e Gioielli,
perché mi piacciono le sue creazioni e mi piace che esprima la sua creatività
così, ma lo farò come si deve!
giovedì 5 settembre 2013
Mondo senza fine – Avrei voluto che così fosse...
Un anno fa, in questi giorni, mi calavo tra I pilastri della terra. Pochi giorni dopo, uno dei miei amici di Facebook mi segnalò di non
perdermi Mondo senza fine, l’ideale seguito del primo romanzo. Potevo far finta
di nulla? No. E’ contro natura. Mi piacerebbe, anzi, che Ken Follett
considerasse l’idea di scriverne un terzo, un seguito del seguito. Mentre
aspetto, ho tutti gli altri suoi libri in elenco, e soprattutto The Century Trilogy. Torniamo pure al
Mondo. Siamo di nuovo a Kingsbridge, nel periodo compreso tra 1327 e 1361.
Iniziamo tremando al buio e al freddo all’interno della cattedrale, la mattina
del 1° novembre 1327 assistendo alla messa di Ognissanti, insieme a quattro
bambini in particolare, di età varia dagli otto ai dodici anni. Sono i fratelli
Merthin e Ralph, Caris e Gwenda. I primi due discendono dal conte di Shiring,
Richard, il fratello di Lady Aliena, e da Tom il costruttore (per parte di
madre, tramite la sorella Martha) e da Jack lo scultore. Per quanto non sia
importante rintracciare l’ascendenza, in questi due ragazzini si manifesteranno
in modo evidente alcune caratteristiche dei loro avi, che li porteranno ad
occupare certi ruoli all’interno del romanzo. In quel mattino così speciale, i
quattro bambini incontrano un guerriero in pericolo, Thomas, che aiuteranno a
loro modo a liberarsi di un pericoloso inseguitore. Merthin, soprattutto,
dotato di un’intelligenza attiva e pronta, sarà esclusivo depositario di un
segreto: il nascondiglio di una lettera scottante che, se scoperta, potrebbe
rovesciare davvero il mondo. Dopo quella
mattina, saltiamo direttamente vent’anni ed entriamo nella vita quotidiana dei
quattro personaggi principali e di tutti i comprimari, e impariamo a conoscerli
molto bene.
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