… uno di quei libri non-libri che mi stanno catturando
sempre di più, ultimamente. Sembrano libri, all’apparenza: una volta aperti,
però, si rivelano porte per altre forme di lettura. Forse sarebbe più giusto
chiamarli oltre-libri. Sono quelli che sono difficili da rinchiudere in
etichette (romanzo, saggio, graphic novel) perché sono quelli che non ne hanno
bisogno: si leggono, sì, ma si ascoltano, si percepiscono, si sentono, si
vedono. Aprite la copertina e tutto di voi viene sollecitato a prestare
attenzione. Persino le orecchie, sì.
Solo per essere veloce nell’esprimermi, lo posso definire
romanzo. Un romanzo di vita. O meglio, di vite, perché qui sono due quelle che
parlano. Ma nel momento stesso in cui lo scrivo, comprendo perfettamente che è
riduttivo. Per cui, andrò semplicemente a parlare di cos’è avvenuto, una volta
superata la copertina del libro e la vibrazione del titolo. Che non è da
trascurare, affatto.
Tutto e subito. È un’espressione che di solito si usa per
definire gli arroganti, gli impazienti, i pretenziosi. O quelli che si vuole
etichettare superficialmente così, senza ascoltare e guardare di quale fibra
sono veramente intrecciati. Tutto e subito: impossibile avere tutto e subito,
per una certa scuola di pensiero, per cui, chi lo desidera, non può che essere
un arrogante, impaziente, ecc.
Se la pensate così, e volete ricredervi, oltrepassate la
copertina. E quando la richiuderete, dall’altro lato, capirete che si può fare,
ed è del tutto naturale farlo, se si è scelto di essere protagonisti e presenti
a se stessi.
Se la pensate così, e non volete ricredervi, cambiate libro.
Questo è un oltre-libro, e per voi potrebbe essere un po’… oltre.
Come ho detto, sono due le voci che s’intrecciano: Paolo
Pollacino, la Voce del Protagonista, ed Elisabetta Ruffino, Colei che Racconta,
che si spartiscono i capitoli del libro in queste due grandi strade. Due vite
che poi diventano una, nel lavoro e nella vita, pur rimanendo due, e che
costruiscono insieme qualcosa di nuovo, solido e rassicurante, partendo da una
bruciante delusione di anni prima, patita da Paolo.
Siamo in Piemonte, negli anni ’90, tra Torino e le valli di
Susa. Paolo è un ragazzo diciannovenne, perdutamente innamorato, e senza
ritorno, della velocità incarnata dalle corse di rally. Vuole riuscire in
quello sport che si è infilato nelle sue valvole cardiache e s’impegna con
tutto se stesso, lavorando come rappresentante di libri di giorno, e
allenandosi su e giù per le valli di sera e in ogni momento libero per
acquisire capacità e maestria al volante, oltre a recuperare denaro per
finanziare quell’amore così totale e costoso. Il mondo dei rally può essere
definito con tanti aggettivi ed espressioni, ma “a buon mercato” non rientra
proprio tra questi.
Lasciando gli altri a ridere dei suoi sforzi (è sempre
incredibilmente molto alto il numero di coloro pronti a sommergere di risate di
scherno chi si sta impegnando in un progetto, solo perché non si concretizza in
un impiego più o meno routinario e con uno stipendio a fine mese), Paolo corre
letteralmente per la sua strada, raccogliendo e collezionando successi e
un’ultima brutale delusione, che lo farà uscire dal mondo delle corse.
Storia finita? Solo un capitolo. Paolo non è persona incline
a far finire la propria vita con la fine di un progetto, per quanto amato,
nutrito e curato. Coloro che amano la velocità ne rimangono innamorati per
sempre, anche quando non possono più adorarla in corsa. Paolo sposta
l’attenzione verso i modi in cui può essere veloce anche senza una macchina da
corsa, e lo trova fondando a Torino, nel 1998, la Metal Test Certificated: un
laboratorio prove conto terzi che si occupa di effettuare prove distruttive sui
materiali metallici usati dall’intero indotto FIAT e le altre case produttrici
di auto. Si tratta di aziende di stampaggio, saldatura, verniciatura, meccanica
di precisione, trattamenti termici, cui vende anche strumenti e attrezzature da
laboratorio.
Il primo passo di un’espansione. Paolo non poteva saperlo,
all’epoca, e nemmeno Elisabetta, che vi entrò poco più tardi, per affiancare e
aiutare colui che era anche il suo fidanzato a costruire l’azienda.
Non vi racconterò nulla di quello che capitò tra il 1998, l’anno
della fondazione e il 2017, il momento in cui la società si chiama MotivexLab
ed è grande, solida, unica nel suo genere, in continua e inarrestabile
espansione. Dovrete leggere, ascoltare, stupirvi, vivere tutto quello che scrivono i due protagonisti: meglio di loro, non può dirlo nessun altro.
Non è nemmeno più un’azienda. È uno stile di vita
lavorativa. È la sintesi di come vita, lavoro, spirito e capacità umane, voglia
di fare, creatività, serietà e rigore s’incontrano e si mescolano, per dare
vita a qualcosa di unico. Quando leggerete di com’è strutturata l’azienda e di
come si lavora, penserete che sia una favola o che sia troppo bello per essere
vero.
Può darsi.
Solo perché a nessuno è venuto in mente di usare davvero il
proprio coraggio e le proprie risorse per creare qualcosa che altrimenti
sarebbe rimasto confinato al mondo dei romanzi di fantasia e dei film. Paolo ed
Elisabetta hanno realizzato sul serio quello che volevano vedere con gli occhi
e toccare con mano, mettendo da parte la paura del “ma non esiste una cosa
simile, non si può fare” oppure “dato che nessuno l’ha fatto prima, allora non
si può fare”.
Un sogno sfrenato, quasi un peccato contro l’ordine supinamente
accettato delle cose, una trasgressione impensabile all’angoscia e allo
squallore di certa realtà lavorativa italiana: un’azienda che ascolti davvero i
clienti e ne soddisfi le esigenze con serietà, senza servilismi o sotterfugi, che
dia davvero quello che promette, o altrimenti rimborsa i costi. Un’azienda dove
le persone possano sul serio lavorare, esprimere se stesse, le loro capacità
lavorative, fare carriera “sul serio” per il proprio impegno, meriti e studio,
e realizzarsi.
Un sogno? Diventato realtà, ormai da un po’. Visitate questo
sito http://motivexlab.com/ e vedrete che
esiste sul serio. Prendete nota dell’indirizzo e andate a trovarli, ad
Avigliana nelle valli di Susa.
Leggete, ascoltate il libro e ricordatene le parole, se
avete un sogno da realizzare che vi spaventa. O se è diventato talmente grande
che qualcosa si è bloccato a metà nella sua concretizzazione. I sogni non sono
le creazioni eteree fatte di nuvole con cui vengono rappresentati… sono
creature impalpabili, ma potentissime, esigenti, totalizzanti e non accettano
di buon grado di essere messi da parte. Vogliono il sangue e le energie di chi
li ha richiamati per diventare palpabili e concreti, e se costano tanto (e
quello del denaro è il costo più trascurabile, facendo tutti i conti finali) è
perché valgono immensamente. Quanto ripagano, e ripeto, non solo in termini
monetari, quando li potete guardare in faccia, sentire sotto le mani, o aprirne
le porte e le serrande? Quanto vi ricordate, in quel momento, di tutte le
cadute, le fatiche, le porte sbattute in faccia, i fallimenti, i pianti e la
voglia di mollare tutto e scappare? Un maestro buddista asseriva che, una volta
raggiunto l’obiettivo, tutte le lotte, per quanto estenuanti, diventeranno
dolci ricordi.
È quello che si respira nell’atmosfera di questo libro. Non
è stato tutto facile, roseo, e nessuno di loro due, Paolo ed Elisabetta, è
stato graziato di umiliazioni, arrabbiature, accuse, contestazioni, e nessuno
di loro due ha ricevuto regali semplicemente per i loro bei visi. Hanno
costruito e guadagnato tutto, ogni cm di mattone e di metallo sottoposto a
prove, rilanciando ogni giorno, ogni momento.
Ogni 24 ore, come la promessa che
campeggia nella home page del loro sito.
Guru .... inserisci in libro in Camomilla Express per favore???? Grazieeeeeeee
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