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martedì 5 marzo 2013

…continuiamo con Il Signore degli Anelli…


Per quanto mi riguarda, non potevo considerare un altro esempio di trasposizione cinematografica, piuttosto “ingombrante”. Non tanto per il numero dei film, solo tre, ma per la fama e l’importanza del libro, Il Signore degli Anelli di J.R.R.Tolkien. Inizio subito a dichiarare che sono molto di parte. E’ uno dei libri che mi hanno impressionato prima e più a fondo di qualunque altro abbia potuto leggere. Un giorno, se troverò coraggio a sufficienza di misurarmi con la tradizione, gli dedicherò un’intera sezione. Era un appuntamento obbligato delle mie estati di ragazzina, per circa sei-sette anni. Finita la scuola, inauguravo le vacanze con Il Signore degli Anelli. La trasposizione cinematografica più famosa è quella del neozelandese Peter Jackson, negli anni 2000 – 2003. E’ probabile che ce ne siano state di precedenti, ma non sono riuscita a rintracciarle. Quando è uscito il primo film, la mia prima reazione è stata: “ah ah, adesso voglio proprio vedere”.  Non si affronta così impunemente un librone pieno come questo, voglio vedere cosa dimentica. Non sono andata al cinema, ma appena ho potuto ho preso la trilogia in VHS per gustarmela con calma a casa.  Mi sono disinteressata grandemente della critica al film perché volevo guardarlo e sentirlo con la mia sensibilità viziata di lettrice fanatica (anche) di Tolkien. E il risultato è stato che la sensazione di vuoto e di mancanza che percepivo nei film Harry Potter, qui si è fatta sentire molto poco. Ho amato tutti i personaggi, anche quelli che avevano facce completamente diverse da come le avevo immaginate: Orlando Bloom con le orecchie a punta e i capelli fluenti, per quanto mi rendesse un pochino perplessa, era convincente.
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