…e chi più ne ha, più ne metta. Non ricordo come sono
inciampata in questa citazione:
“Colleziono nuovi libri allo stesso modo in cui le mie
amiche comprano borse firmate. A volte mi basta sapere di averli, e non mi
pongo il problema se riuscirò a leggerli. Non che alla fine non li legga tutti,
a uno a uno. Lo faccio. Ma il solo gesto
di comprarli mi rende felice: la vita diventa più promettente, più appagante.”(J.
Kaufman, K. Mack - Libri e amori a Los Angeles)
La condivido in pieno, però. Ogni parola. Per quanto
riguarda le borse, ne ho pochissime, e uso sempre quelle finché non cadono a
pezzi, e solo allora mi decido a sostituirle. Per quanto riguarda i libri…se si
è posseduti dal furore, lo si tiene e basta. Non si guarisce. Non si deve
nemmeno provare a guarire…fatica sprecata. Sono anni che tento di limitarmi, ma
senza avere nessun risultato, almeno di una certa consistenza. Dal periodo
estivo fino ad oggi, sono stata invasata dal furore più volte, opponendogli una
resistenza da lumaca stanca, e ho dato asilo ad almeno dieci libri degli
argomenti più disparati, che compariranno qui, uno per volta. E mi basta sapere
di averli; lancio uno sguardo alle pile (sì, al plurale) che si sviluppano in
altezza su un tavolino basso cercato appositamente per ospitare i libri da
leggere, e mi sento “bene”. Le copertine colorate, le promesse di conoscenza
(sono anche romanzi, non solo saggi o libri da meditazione), le sagome
compatte, l’odore della carta nuova: ce n’è abbastanza per tenere calma la mia
dipendenza. Dipendenza che ora è esplosa rileggendo questa frase, per cui
smanio già di avere quel libro, che sembra raccontare il mio ritratto senza
assolutamente conoscermi. Visto? E’ un gatto che si morde la coda, un circolo
vizioso: il possesso di un libro calma la dipendenza, ma basta uno sguardo ad
una vetrina di libreria, una frase citata da un’altra opera, e la fiamma
divampa. Senza speranza…!