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venerdì 10 novembre 2017

Davide Pappalardo – Buonasera (Signorina) – Un thriller a ritratti.

LoreGasp

Un libro che arriva direttamente dalla settimana di paura Rosta-Buttigliera appena conclusa. Il suo autore, Davide Pappalardo, è stato sabato scorso con noi a parlare di un collega nordico, Jo Nesbø, e del suo libro, Il confessore. Abbiamo imparato a conoscere qualcosa di lui attraverso la lettura, richiesta, di un romanzo altrui, mentre ora ci concentriamo sulla sua scrittura e sul suo messaggio.

Mentre scrivo, Buonasera (Signorina) è finalista al premio Garfagnana in giallo, per la categoria ebook: piuttosto emozionante, no? E tra pochi giorni scopriremo il successo che ha questo libro interessante.

Il titolo prende le mosse proprio da uno dei più famosi “Buonasera” pronunciati e cantati sul territorio nazionale, ovvero quello di Fred Buscaglione, artista torinese di carattere originale, uno di quelli che si ricorda a lungo. Il teatro delle operazioni, invece, è Milano, pieni anni ’70.

Per la precisione, iniziamo a vivere nel libro nella notte del 23 dicembre 1970, quando in una palazzina non troppo appariscente di corso Magenta, il braccio destro di un gangster dal nome esotico e le radici napoletane, Jo Le Maire, viene trafitto da ventisette feroci coltellate, ad opera di sicari silenziosi e spaventosamente efficaci, spietati. Un regolamento di conti? Una vendetta? La conclusione un po’ drastica di un affare? Iniziano le indagini pescando nel mondo torbido dalla facciata ripulita di una certa malavita milanese. Non è solo la polizia ad essere impegnata sul campo, ma anche un ex delle loro file: Libero Russo, che dopo essere uscito con ignominia dalle Forze dell’ordine a causa di un avvenimento traumatico dell’anno prima, sta cercando di riciclarsi come investigatore privato.

Senza troppo successo, a giudicare dal quadro che dipinge di se stesso, della caricatura di casa in cui vive da solo in compagnia del suo gatto, in condizioni a dir poco tragiche: frigo vuoto, mobili ridotti all’essenziale e nemmeno troppo sani, squallore ovunque. L’unico tocco di colore e di leggerezza proviene dalla musica di Fred Buscaglione, cui l’uomo ricorre molto spesso. Clienti… beh, forse è meglio parlarne in un altro momento.

Davide Pappalardo a Buttigliera
Libero viene tirato di peso nelle indagini, poiché qualcuno lo ha indicato come l’esecutore del delitto; se non scopre al più presto la verità, si troverà altrettanto presto a contraddire anche concretamente il suo nome di battesimo.

Chi vuole incastrare Libero? E perché?

Non riscuote molto sostegno nella sua attività di riscattarsi da un’accusa totalmente infondata, però. I suoi ex colleghi non perdono occasione di riversargli addosso scherno, disprezzo e rabbia a causa di quell’evento orrendo dell’anno prima, di cui lo ritengono principale responsabile. E per questo assolutamente e irrimediabilmente indegno di perdono, o di accettazione. Solo uno dei suoi vecchi compagni di squadra, l’ingombrante Marione, è disposto a farsi vedere con lui e ad aiutarlo in questa situazione da incubo.

Unica nota rosa e gentile, la prostituta Martina, che gli è vicino a letto, ma anche in una piccola parte delle sue indagini per salvarsi la vita, prima di sbiadire sullo sfondo.

Quello che salta agli occhi è che Libero non è un uomo libero, se non nel nome. Inchiodato ad un trauma, quello del 3 giugno 1969, che coinvolge anche la donna amata all’epoca, una combattiva Clelia dai lati oscuri imprevedibili, sembra ostinarsi a volerlo ricordare ad ogni respiro, ad ogni parola detta da sé o da altri, in ogni volto femminile incontrato. E a volerlo mettere in pratica: ogni azione intrapresa nelle sue indagini procura sofferenza alle pochissime persone che hanno ancora una parola o un pensiero gentile per lui, oltre a farlo precipitare sempre un po’ più a fondo nella melma malavitosa in cui si è ritrovato.

Una creatura tragica, auto-sabotatrice e un po’ portatrice di iella, questo Libero, allora?

No, e lo si vede subito. Per quanto le condizioni esteriori non prevedano ambientazioni da sogno, un ufficio lindo pieno di collaboratori affaccendati dietro i clienti danarosi di Libero, rapporti interpersonali all’insegna della fiducia, dell’allegria e dell’ottimismo, si intuisce in lui una certa vena di disincanto leggero, una tendenza a sdrammatizzare anche la pennellata più nera, l’evento più triste. E anche la riluttanza a credere nelle sue capacità e nel suo intuito. Non sembra piacergli l’idea di essere davvero in grado di fare qualcosa. Almeno apparentemente. Non dimentichiamo che siamo in un thriller, dove tutti fanno del loro meglio per apparire diversi da come sono, e di nascondere le loro azioni, fino alla fine.

Libero è molto occupato a tenere a bada i propri demoni personali, in modo che non passino il confine, e lo fa con il suo senso dell’umorismo anche tinto di nero. Non si arrende, nemmeno quando si vede circondato dal disprezzo altrui, e intorno ha solo squallore. Il suo sguardo indugia sul gatto che lo affianca nel suo appartamento da incubo, facendo salire un commento spiritoso sull’atteggiamento del felino. Le sue mani infilano il disco di Buscaglione sotto la puntina del giradischi in automatico, mentre la sua mente ne prende la musica per rilassarsi e funzionare meglio.

Quando penso a questo thriller, mi viene in mente una galleria di ritratti, che spiccano su una vicenda complessa e ben costruita di azioni criminali. Tutti i personaggi sono caratterizzati nei particolari: gergo, sguardi, abbigliamenti, gesti, sono accurati e nitidi, e per questo sono vivi. Li sentiamo arrivare prima che Libero li veda o li ascolti davvero. Li ascoltiamo parlare e riusciamo a capire dove vogliono arrivare, come se ci sussurrassero all’orecchio. Per qualcuno proviamo davvero pena, come una coppia di genitori anziani, angosciati dall’aver perso la figlia, inghiottita tra le prostitute della Milano dei nightclub equivoci.

Questa vivacità in personaggi di carta (o bit, se vogliamo considerare l’ebook) arriva diretta dalla forza espressiva e dall’accuratezza della personalità di Davide Pappalardo. Se andate oltre il suo sorriso gentile e ascoltate le sue parole, e il suo modo di comunicare, sentite la competenza nella scrittura e nella ricerca documentaria, delle fonti, e la capacità di collegarli in un modo nuovo per far nascere l’impianto di una storia nuova, credibile e articolata come questa salutata da Fred Buscaglione.


Perciò, se volete tingere di giallo le vostre serate e chiudere il libro sentendovi soddisfatti e “pieni”, di pensieri, immagini, riflessioni, spunti, e anche di divertimento un po’ nero, qualche volta, è il libro che fa per voi. E se lo accompagnate con il saluto cantato del Buscaglione, la magia è completa.

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