Un altro Incontro con l’autore presso la Biblioteca Comunale
di Rosta, per Bolla e Fantasia, il Blog Del Furore Di Aver Libri, grazie al
sostegno immancabile dell’Assessorato alla Cultura nella persona di Anna
Versino, e dei volontari della Biblioteca, che la tengono aperta appositamente
e non mancano mai di far sentire il loro appoggio.
L’autore da incontrare era Enrico Pandiani, scrittore e
sceneggiatore di fumetti di lungo corso: se volete imparare qualcosa di più su
di lui, di tutti i suoi trascorsi, potete farvi un’idea sulla sua pagina di Wikipedia. Tuttavia,
vi suggerisco, se volete ascoltare davvero la sua voce, il suo blog personale: https://lesitaliens.wordpress.com/
Leggete il modo in cui si racconta, e avrete un’idea più netta e colorata di
chi è Enrico Pandiani.
Ieri a Rosta presentava il suo ultimo romanzo, uscito
praticamente l’altro ieri, a settembre, Un giorno di festa. E’ il sesto volume
di una saga iniziata quasi per gioco nel 2009, quando pubblica Les Italiens, il
primo romanzo in cui compare il Commissario Pierre Mordenti, attorniato da una
squadra di altri poliziotti come lui, con la caratteristica comune di essere
italiani di seconda generazione. Sono una squadra di flic, creata ad hoc da un
grand patron anche lui italiano di origine, con l’intento di avere a
disposizione poliziotti in gamba e particolarmente… flessibili nei confronti
delle regole. Gli italiani, in quello, sono maestri indiscussi e incontrastati:
devono nascere i popoli in grado di poterli anche solo impensierire nell’ambito.
In breve, les italiens si fanno conoscere proprio per il loro indubbio talento
investigativo e per questa caratteristica comune di non ricordarsi a memoria
tutte le procedure legali.
Enrico Pandiani ci ha illustrato, con la sua verve
inimitabile ed evocativa, la genesi del gruppo des italiens, la scelta della
città, Parigi, dei caratteri, di alcuni personaggi interessanti colleghi di
Mordenti, e di altri comprimari di fascino irresistibile, come Moët, giovane
pittrice transessuale con un padre ingombrante e odioso, per cui lo stesso
aitante Commissario perde la testa, e che ha un ruolo meno di spicco nell’ultimo
romanzo.
Un giorno di festa inizia con un incidente stradale. Un incidente
raccontato da Pierre Mordenti in persona (lo si scopre alla fine del capitolo)
che coinvolge Leila Santoni e il suo fidanzato Fred Cèline, mentre stanno
percorrono la costa atlantica nei pressi di Royan. Non è un incidente “normale”…
l’atmosfera è tesa nella macchina della coppia, poiché lei teme che lui,
diventato distante e distratto nei tempi più recenti, la stia tradendo con un’altra.
Non ci sarà tempo per altre spiegazioni o accuse, perché un colpo di pistola
sparato da un cecchino pone fine al litigio per sempre, colpendo Fred. La
macchina, lasciata improvvisamente libera dal guidatore, comincia a sbandare,
esce di strada, si capotta. Leila non ha fatto in tempo a reagire, ma una volta
ferma, riesce a strisciare fuori dal rottame e a mettersi in salvo. Leila è una
des italiens: è un flic, addestrata, in gamba, e delle origini “giuste”.
Riconosce subito il pericolo di restare in un posto diventato troppo caldo all’improvviso:
il cacciatore si sta avvicinando perché un SUV nero si ferma poco distante dall’incidente
e qualcuno scende. Non sono soccorsi. L’andatura è guardinga, un’arma abbassata
nella presa è pronta a intervenire, i tratti somatici degli uomini sono
mediorientali. Leila, che è riuscita a nascondersi poco distante, assiste in
apnea mentre verificano il “lavoro” fatto e constatano che lei non c’è e che il
compito è da portare a termine. I cacciatori non possono proseguire nell’intento
perché si fermano altre macchine nelle vicinanze, che potrebbero voler attirare
soccorsi e attenzioni indesiderate.
Leila si nasconde e tramite peripezie riesce a tornare a
Parigi, a raccontare a Mordenti e alla sua squadra la sua versione dei fatti,
mentre les italiens sono preoccupati, storditi e infuriati dalla notizia che
Cèline, un membro della polizia in motocicletta, è morto e Leila, una di loro,
scomparsa senza lasciare tracce.
Poco per volta viene fuori una storia intricata, che
coinvolge la politica, una certa frangia molto estremista, il terrorismo
internazionale con tratti arabi, e diversi ambienti investigativi, molti dei
quali non hanno desiderio di farsi conoscere e di collaborare gli uni con gli
altri. Mordenti e i suoi lavorano in tempi stretti, scontrandosi con durezza con
tutti gli ostacoli che vengono loro gettati in mezzo ai piedi, faticando non
poco a scoprire la verità e a fare l’impossibile perché un giorno di festa, il
14 luglio, non sia ricordato come una tragedia immane.
Se cercate un thriller che sia centrato sugli uomini, assistendo
ai loro sforzi, alla capacità di non arrendersi nonostante tutto, ammirando la
brillantezza e la forza delle loro intuizioni pur nei momenti più neri, allora
dovete procurarvi questo libro. E se fate come me che amate leggere le saghe al
contrario, partendo dall’ultimo libro e andando indietro, allora iniziate da Un
giorno di festa. Altrimenti, sapete che esistono: Les italiens, Troppo Piombo, Lezioni
di tenebra, Pessime scuse per un massacro, Una pistola come la tua.
Qualche avvertenza: dimenticate la serie dei CSI, i thriller
all’americana o gli svedesi. Non compaiono strumenti fantascientifici, gocce di
sangue infinitesimali da cui ricavare DNA all’ultimo secondo, o sparatorie e
uccisioni splatter. Qui regna l’essere umano impegnato e consapevole del proprio
ruolo delicato di investigatore e protettore di cittadini, che non si compiace
della violenza e ne rimane facilmente disgustato e colpito, oltre all’essere
brillante e aperto alle intuizioni, e alle deduzioni e decisioni fulminee.
Se siete Lettrici… Mordenti è decisamente affascinante, ed è
praticamente impossibile da ignorare, e non mi riferisco al fatto che è la voce
narrante del romanzo. Sui quarant’anni, prestante, con una netta
predisposizione ad ammirare e a farsi sedurre dalle donne (sì, farsi sedurre…
non è così PASSIVO), oltre che instancabile, coraggioso e con un certo senso
dell’umorismo che non guasta affatto nei momenti più bui. Io mi ritenevo ormai
vaccinata dal subire certi “fascini narrativi” grazie all’età nemmeno troppo
verde, ma ho dovuto ricredermi, e pure con allegria!
auguri
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