Riprendo a scrivere dopo una lunga pausa lavorativa,
iniziando da uno degli ultimi eventi di lettura e incontri organizzati da Bolla
e Fantasia e il Blog Del Furore Di Aver Libri. Correva sempre quest’anno, ma
era il 23 novembre scorso, quando il Comune di Rosta, rappresentato dall’infaticabile
assessore Anna Versino (Cultura) e altre sue colleghe provenienti da Politiche
Giovanili e Pari Opportunità, insieme a Simona Coppero decidevano di
organizzare una serata che congiungesse donne, sport e libri.
Detto fatto: vi ricordate che, se volete che una cosa sia
risaputa, ditela ad un uomo, mentre se volete che sia fatta, ditela ad una donna?
Giovedì 23 novembre 2017, presso la Sala Consigliare del
Comune di Rosta, si sono riunite tre sportive d’eccezione, tutte nate o
residenti a Rosta, e di grandi prestazioni: Martina Merlo, mezzofondista C.S.
Aeronautica Militare, Noemi Minghella, centrale 1° Divisione Femminile Volley
Rosta, e Simona Coppero, nuotatrice del Derthona Nuoto Master.
No, non è un’omonima: è proprio Simona Coppero, la stessa persona titolare di Bolla e Fantasia, e collega del Blog Del Furore Di Aver Libri. :-D In questa serata, invece di essere dietro la macchina fotografica per immortalare le serate di presentazioni di Bolla e Del Furore (tutte le bellissime foto che trovate sulle relative Pagine Facebook sono sue), era dall’altra parte dell’obiettivo, sul palco, a condividere insieme alle altre due atlete il significato di praticare e vivere nello sport, e a rispondere alle mie domande.
Il racconto dello sport vissuto, nelle parole delle atlete,
prendeva le mosse da domande tipo: come vivono le donne lo sport? Cos’è per
loro confrontarsi con se stesse, con altre antagoniste, con i numeri delle
gare, se sono professioniste? Cosa le ha spinte e le spinge a realizzarsi e a
esprimersi nella performance sportiva?
Dall’altra parte, il racconto dello sport letto era affidato
a testi come Il peso dell’acqua, di Gregorio Paltrinieri, Sport in natura
(Spunto Edizioni) e Latletamascherato di Andrea Uberti (Spunto Edizioni).
Un paio di affermazioni centrali del libro di Paltrinieri mi
avevano colpito particolarmente, soprattutto nella prima parte: il fatto che il
nuoto per lui non fosse la passione divorante e totalizzante che mi veniva da
attribuirgli in modo scontato, e il conseguente dialogo di negoziazione che l’atleta
ha creato, sviluppato e mantenuto nel corso degli anni proprio con… l’acqua.
Prima delle gare, e degli allenamenti, Gregorio Paltrinieri
si concede un momento in cui immerge le mani in acqua e parla con l’elemento,
spiegandole perché non ha potuto farsi “vedere” con lei così spesso come
sarebbe stato necessario, o se aveva voglia di aiutarlo nella competizione in
arrivo, o quantomeno, di non “mettersi di traverso”. Buffo? Strano? Forse, ma
se lo sport viene vissuto con tale profondità (a prescindere dalla propria
posizione nel medagliere o nelle categorie di sportivi), diventa normale sviluppare
una relazione altrettanto profonda e personale, estranea a chi non pratica o
non vive in quelle dimensioni.
Le atlete di quella sera, Martina, Noemi e Simona, hanno
raccontato proprio di come vivono il rapporto con lo sport che hanno scelto.
Come lo hanno scelto, soprattutto per intuizione decisa, anche se non era il
primo cui si accostavano, e che inizialmente poteva sembrare totalmente
estraneo. Un paio di parole chiave sono emerse per aprire le serrature dei
mondi in cui vivono: casa, vita, passione. Per Simona entrare in acqua è
tornare a casa: niente, in una piscina, ha più segreti o angoli bui per lei,
compreso il numero di piastrelle del pavimento su cui sfreccia, e per quanto
possa sembrare buffo, è… vero. Non conosciamo tutti le nostre case anche nelle
pieghe delle tende o le scheggiature eventuali degli intonaci o il numero delle
piastrelle dei bagni e delle cucine? Forse non ne conosciamo il numero esatto,
ma se ci sforzassimo leggermente, riusciremmo a dirlo…
Per Martina, mezzofondista per l’Aeronautica Militare, la
corsa è vita: non potrebbe immaginarsi nel fare altro. Per Noemi, la pallavolo
è passione, che la spinge a mettersi alla prova e ad ampliare le sue esperienze
di sportiva.
E’ stata una conversazione vivace, istruttiva, nutriente e
arricchente per tutti coloro che sono intervenuti, che hanno potuto anche
beneficiare di uno sguardo più profondo sui motivi dell’impegno nello sport. Le
esperienze molto pratiche delle tre atlete, attraverso i loro momenti più
privati, esaltanti e anche quelli meno divertenti in cui avrebbero voluto
uscire da campi e piscine per non rimetterci piede tanto presto, hanno permesso
di comprendere meglio come si vive a tutto tondo uno sport, e come fare per
superare momenti difficili o di blocco, anche in altre discipline sportive.
È stato un modo per entrare nello sport dalla porta
femminile, non solo per scandagliare le motivazioni e le spinte di impegno
delle atlete, ma anche per rispondere in modo diverso alla giornata del 25
novembre, quella dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne: non
vittime, più o meno rimpiante, ma protagoniste, lottatrici e creatrici
instancabili, appassionate e propositive!
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