“Nulla di quello che c’è
là dentro ha a che fare con il diavolo. Non esiste il diavolo. È solo uno
specchio per nascondere la malvagità del genere umano.”
Interessante, vero? Un bel punto di vista sull’esistenza del
diavolo, che tanto spesso è servito a deresponsabilizzare il genere umano dal
prendere coscienza che l’impulso a fare il male e a distruggere è all’interno
del suo animo, e non proviene da un non ben identificato spirito abbigliato con
forconi, zoccoli, coda e profumato di zolfo.
E’ una delle tesi che riposano nascoste al di sotto dell’ultimo
libro di Giovanni Magistrelli,
I volti dell’apocalisse. E’ il suo terzo libro, dopo una produzione narrativa
varia e di lungo esercizio: la scrittura, per Giovanni, è un amore di ragazzo
portato avanti con cura, anche se non sempre in modo costante.
La sua passione è visibile nella struttura complessa di
questo libro, dedicato ad esplorare l’Apocalisse nei suoi volti, sia pubblico,
sia privato.
L’apocalisse e l’inferno, per quanto nascosti e tenuti
accuratamente a bada, con fatica, esistono nella vita dell’ex-ispettore di
polizia di Milano Rigoberta Manchu Daverio, detta Ribe. Bella, forte, intuitiva
e brillante, vede la sua vita privata e lavorativa spezzarsi un maledetto
giorno di tre anni prima, quando un nigeriano s’introduce in casa e uccide la
madre di lei, forse per una rapina degenerata. Ribe non riesce ad arrivare in
tempo per salvarla, ma si scontra con il suo assassino in modo feroce,
disperato. Il trauma risulta nella sua perdita dell’amata madre e del
distintivo di poliziotta. Tenace e combattiva, Ribe si ricostruisce una vita come
investigatore privato, e sprangando la porta degli affetti, tenuti sempre al
grado superficiale di poche notti di divertimento e via. I suoi legami con la
polizia, tuttavia, non sono completamente tagliati, poiché il commissario
Stefano Sanna, suo ex-superiore, è diventato anche il suo amante saltuario.
Pochi passi dopo l’entrata nel libro, quando conosciamo Ribe
e la sua routine, siamo già di fronte ad un cambiamento. Alla voce dell’autore
che descrive, si alterna quella personale di un diario, tenuto da qualcuno che
parla con strazio della perdita del suo amore, e della sua ferma, fermissima
intenzione di vendicarsi di coloro che gliel’hanno portato via. Non c’è firma,
sotto le parole di delirio, se non la citazione di un versetto dell’Apocalisse
di Giovanni.
Non dobbiamo attendere molto, per vedere un collegamento tra
questa voce che non conosciamo, e che non appartiene a Ribe, e alcuni fatti di
cronaca particolarmente cruenti. Uno psicologo affermato e rispettato viene
ritrovato cadavere nella sua macchina nell’hinterland milanese, con chiari
segni di tortura e un foglietto con queste parole: “Partì il primo angelo e
versò la sua coppa sopra la terra; e si formò una piaga cattiva e maligna sugli
uomini che recavano il marchio della bestia e si prostravano davanti alla sua
statua.” (Apocalisse, 16:2) E tanto per lasciare pochi altri dubbi, il marchio
666 inciso nella carne dell’uomo.
Niente di questo omicidio è consueto, mentre tutto richiede
molta attenzione e concentrazione: per questo motivo, l’esasperato commissario
Sanna coinvolge Ribe in maniera ufficiosa nelle indagini su questo caso. La
pressione sulla polizia per trovare il colpevole è già ai massimi livelli, e
gli organici degli inquirenti non riescono a star dietro a tutto. Ribe, con il
suo talento investigativo e la sua intelligenza acuta, si rivela necessaria,
anche se esiste il trascurabile ostacolo che lei non dovrebbe più avere il
distintivo… ma è qualcosa che si aggira in fretta, e il commissario dà il suo
avallo. La situazione è delicata, l’omicidio è efferato, la criminalità non si
riesce ad arginare: c’è bisogno di tutte le forze in campo, e al diavolo i
cavilli burocratici!
Ribe accetta di aiutare nelle indagini, alle sue condizioni,
e da quel momento si trova coinvolta in una vicenda sempre più complessa e
sempre più torbida. Gli omicidi salgono di numero, con modalità diverse ma
sempre cruente e sempre sottolineate da un versetto dell’Apocalisse. Questi non
sono casi isolati. Esiste una serialità. Ribe e Sanna rabbrividiscono, al
pensiero che gli angeli dell’Apocalisse sono sette…
Non è tutto qui. Magistrelli parla di “volti” dell’apocalisse,
e quello su cui si affaccia Ribe, è solo uno. Parallelamente a questa vicenda,
in cui l’ex-ispettore si lancia sulle tracce di questo assassino seriale, assistiamo
all’arrivo in città di due giovani arabi. Fanno di tutto per confondersi, pur
essendo nervosi, quasi emozionati. Devono incontrare qualcuno. Qualcuno che
deve guidarli in un progetto grandioso, di quelli approvati da Allah, con lo
scopo di rieducare e sottomettere un Occidente impenitente, infedele,
peccatore, colpevole di tutto il Male che imperversa sul pianeta. Incontreranno
una guida d’eccezione, una leggenda, un inafferrabile spietato, freddo e
determinato fuori dal comune.
Mentre Ribe e Sanna braccano l’assassino fino ad afferrarlo,
i due arabi si uniscono ad una cellula di terroristi che mette a punto il suo
piano per far piombare Milano in una follia senza ritorno.
Cosa succederà, in concreto? Chi si salverà?
La risposta è tutta nel libro, non temete!
Non la troverete qui nel Blog, ma un invito a leggere questo
romanzo, sì. Rivolgetevi a queste pagine se amate i thriller con punte di
gotico e un pizzico di soprannaturale, ma con i piedi ben radicati per terra.
Le vicende narrate sono ispirate ad alcuni documenti e situazioni reali, quelle
che fanno parte del nostro horror quotidiano e che riguardano le famiglie
problematiche, con separazioni e divorzi talmente traumatici da aver
ripercussioni brutali sui membri più giovani. E non solo dal punto di vista
personale, ma l’horror più puro e stordente si raggiunge quando entra in scena
la macchina burocratica. Non vi dirò altro, ma prestate attenzione quando
leggerete di certe vicende narrate nel libro.
Il terrorismo, che qui ha preso i colori di un certo lato di
fede islamica, si è infilato molto profondamente nel tessuto delle nostre vite.
Non ripeterò qui i nomi delle città europee che recentemente sono state colpite
dalla follia malata, ormai fanno parte della nostra concreta storia recente. Ed
è un tipo di dimensione con cui dobbiamo anche fare i conti, se ci soffermiamo
a pensarci. Non ne siamo fuori. Non è un prodotto di fantasia, questo.
Le difficoltà in cui versano le Forze dell’Ordine in Italia
sono anche molto note. Spesso si tratta di una vera gara al fulmicotone tra il
crimine e chi vuole arginarlo, con un dispendio e un coinvolgimento di energie enormi.
Non c’è molto di consolatorio, in questo libro. Giovanni
Magistrelli ha preso alcune realtà horror molto concrete e talvolta anche poco
conosciute, e le ha ampliate e arricchite con la sua inventiva e il suo stile
asciutto e preciso, restituendo uno spaccato di vita molto credibile e che
potrebbe persino manifestarsi.
Per quanto le vicende raccontate non siano leggere, ho
chiuso il libro con un senso di compiutezza e di leggerezza: è vero che non c’è
consolazione, e il finale è a dir poco dirompente, ma la storia si è dipanata con
credibilità, dinamismo ed energia, tipici di quelle narrazioni efficaci e ben
costruite.
Grazie mille per la tua recensione, Loredana! Al prossimo libro! Giovanni Magistrelli
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