martedì 7 gennaio 2014

Divagazioni, un paradiso alla Woolf, sgravi fiscali – Un post pot-pourri!

Sono ancora viva. Non ho mangiato in modo esagerato e non sto soffrendo di postumi da vacanza o da depressione per ritorno al lavoro. Anzi. Ho passato qualche giorno come dice Virginia Woolf in una delle frasi che maggiormente girano su Internet, soprattutto nelle pagine dedicate ai libri: “Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine”. Riesco a farlo soprattutto d’estate, ma poche, pochissime volte in inverno. In tre o quattro giorni ho invertito la tendenza. E ho sentito che Virginia Woolf aveva proprio ragione. Devo riprendere in mano le sue opere, riascoltare la sua voce. All’Università mi hanno presentato Gita al faro, o meglio, dovrei dire che mi hanno imposto di leggerlo. Non l’ho gradito molto. Non è sicuramente uno dei suoi libri più facili, e chi doveva accompagnarci nel viaggio era purtroppo poco disposto a farcelo godere, o comunque a farcelo gustare con i nostri occhi e i nostri cuori. C’era spazio solo per un certo tipo di lettura, molto tesa e cerebrale, molto “da intellettuale”, sovraccarica, e basta. Come se Virginia Woolf scrivesse come Barbara Cartland. Con tutto il rispetto: ho letto qualcosa della Cartland e sono rimasta colpita dalla sua eleganza, all’epoca. Ora penso che non riuscirei nemmeno più a sfogliare una copertina dei suoi romanzi, ma è sempre per la questione personale “Cuore di Granito”.  Sto divagando. E meno male che l’ho scritto nel titolo: in questo non manco di coerenza. Sto confezionando un vero e proprio pot-pourri.
Cos’ho letto in questi giorni di paradiso alla Woolf? La paga del sabato, di Beppe Fenoglio, prima tappa del Giro d’Italia letterario. Non scriverò nemmeno una parola sul libro, prima che anche i miei compagni di ruota siano riusciti a terminarlo e non siano pronti a scriverne. Posso solo annunciare che è stata una piacevolissima, intima sorpresa, un piccolo regalo inaspettato. Per il resto, aprirò gli argini dell’entusiasmo a tempo debito.  Con questo termine, “entusiasmo”, mi riallaccio ad un’altra lettura di questi giorni, Io sono, Io posso – Diario di un precario d’assalto, di Giancarlo Johhny Nacinelli. E non solo perché è un’emozione che mi ha suscitato leggere la testimonianza di vita di una persona al di fuori di ogni categorizzazione, ma perché mi ha ricordato e mi ha illuminato a riguardo dell’etimologia del termine: secondo il greco, indica l’avere “dio dentro disé”, oppure l’”essere ispirato da dio”. Piccola curiosità a margine: esiste anche un’entusiasmologia. Per scoprirne di più, seguite questo link. In ogni caso, l’entusiasmo suscitato sia dalla riscoperta del termine, sia dalle letture eseguite, mi ha fatto riflettere. Soprattutto perché non mi ha ancora abbandonato, ma sembra che sia deciso ad accompagnarmi ancora un po’. Farò in modo che stia con me il più a lungo possibile. Anche sul libro di Nacinelli verrete debitamente ragguagliati...è solo questione di tempo e di incastri. ;-)
La storia di una bottega, di Amy Levy, è stata un’altra lettura sorprendente, perché lo spirito dell’autrice era talmente vivo e delizioso, da farmi desiderare di leggere altro di lei. A questo desiderio contribuisce anche la presenza di una recensione di Oscar Wilde sulla sua opera, oltre al fatto che la personalità di questa donna molto dotata non si adattava ai suoi tempi, e nonostante la sua grandezza, non sia riuscita a vincere l’istinto suicida che l’ha portata via. Come Virginia Woolf, del resto. Anche se, nel caso di quest’ultima, i disagi psicologici che l’hanno poi spinta a quel passo derivavano da cause parecchio pesanti.  
Un paio di altri libri dedicati al Buddismo chiudono il discorso “paradiso alla Woolf”.

Ritornata alla cosiddetta “normalità”, ecco un bellissimo articolo sugli sgravi fiscali previsti per chi svuota il portafoglio in libreria. Da quest’anno, e per i prossimi tre anni, teniamo tutti gli scontrini dei nostri acquisti libreschi, perché ci potranno essere rimborsati. E’ una notizia di qualche mese fa, e ammetto che all’inizio ho pensato ad una bufala colossale. Gira talmente tanta spazzatura in confezione regalo in Rete, che diventa difficile distinguere grano e loglio: l’impresa rischia di diventare macchinosa e completamente inutile. Pare, invece, che sia tutto vero. Seguite questo link, e ne saprete di più. Non appena avrò qualche altra informazione più dettagliata e qualche risposta alle inevitabili domande (tipo: valgono anche gli scontrini virtuali degli acquisti online? Vale lo stesso discorso per gli e-book?), ritornerò a parlarne e a pubblicare i link di riferimento. Per il momento, vado a procurarmi uno scatolone per gli scontrini. :-D

7 commenti:

  1. No, gli ebook sono esclusi. Non garantisco sugli scontrini virtuali, ma tutti gli store online sono attrezzati per emettere fatture. La fregatura dov'è? Probabilmente nella copertura finanziaria, ma mi riservo di fare una ricerca due conti e tornare sull'argomento in futuro.
    (Io mi preoccupo piuttosto di tutti i libri che acquisto in fiere/saloni.)

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    1. Niente e-book: un motivo in più (almeno per me), di comprare carta. In fondo, una fattura da e-store è una prova d'acquisto equivalente ad uno scontrino di carta, e dovrebbe poter valere. Come dici tu, ho qualche dubbio anch'io sulla copertura finanziaria. Nell'articolo facevano un paio di conti semplici, però, mi sembrano TROPPO semplici...o forse sono io quella troppo sospettosa. Vivere in un paese di furbi, e soprattutto di furbi nelle stanze dei bottoni, mi fa questo effetto. Quando hai fatto i conti, torna a parlarne, così confrontiamo.
      Ecco, l'acquisto in fiere/saloni: questo sì che è interessante. Non sempre rilasciano scontrini...

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    2. Ti dico solo che, a meno di rifinanziamenti, ti conviene portarti a casa quei pochi euro entro il 2014 (fermo restando che non è ancora chiaro se, come per i farmaci, ci vuole lo scontrino parlante).

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  2. venite a comprare da me ... e gli scontrini saranno rilasciati senza problema!!!!

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  3. Quante belle cose!
    Farai poi anche un post sulla Levy e la sua “Storia di una bottega”?

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