Ecco la sinossi:
In una gelida mattina d'inverno, nel retro dell'Acapulco's, uno dei peggiori bar di Torino, viene ritrovato un morto ammazzato. Chi è? Ma soprattutto, chi l'ha fatto fuori, e perché? Massimo, giovane laureato in Lettere che per sbarcare il lunario prepara panini e scongela brioches precotte, non sa nulla di quel cadavere con la faccia spappolata, così come sembra non saperne niente neppure Gervaso detto Gerry, il figlio del padrone del bar, un ragazzotto non proprio sveglio, più interessato a conquistare la bella Sabrina che a fare fatica dietro al bancone... A dirigere le indagini con la sua squadra c'è il commissario Gianmarco Martinetto, un poliziotto dal carattere ruvido e apparentemente scostante come la sua città, che deve rimboccarsi le maniche per risolvere questo intricato caso in cui le piste investigative si confondono e si sovrappongono. Dietro l'omicidio c'è forse la mano di una misteriosa mafia veneta che ha il controllo della periferia torinese? Oppure è uno spietato regolamento di conti per una faccenda di droga, o prostituzione? E chi è veramente Gilda, femme fatale che fa perdere la testa a Massimo, bravo ragazzo più a suo agio con le versioni di latino che con i sentimenti? In una girandola di irresistibili colpi di scena e con la sua scrittura densa di humour nero, la straordinaria Margherita Oggero ci regala un giallo dal ritmo serrato in cui come sempre Torino, e non solo i suoi abitanti, ha un ruolo da assoluta protagonista: la Torino delle periferie, della clandestinità, del degrado, della convivenza difficile, dimenticata dalla politica ma teatro di grandissima e mai sopita vitalità.
Intrigante, vero?
E lo diventa ancora di più, quando si ascolta l’autrice raccontare la tessitura profonda che ha portato
Che cosa troviamo in questo libro vivace e con quel titolo meravigliosamente attraente?
Partiamo dal cicles: nome tutto piemontese attribuito al “grammatically correct” gomma da masticare, all’anglosassone chewing-gum, e al dialettale cingomma, molto usato al Sud. E l’autrice ha sottolineato qualcosa che era caduto dalla memoria collettiva: Chiclets era il nome di una marca di gomme da masticare, che poi ha finito per estendersi al suo prodotto. Com’è capitato all’Ipod: da marca a prodotto, il passo è brevissimo.
Perché il cicles dovrebbe identificare la vita? Nel libro viene nominata due volte questa frase, breve ed enigmatica come un aforisma. Sono legate entrambe ad un episodio della vita del protagonista principale, Massimo Brusasco, il giovane e brillante laureato in Lettere antiche, prestato brevemente al mondo precario dei barman. Sono un piccolo mistero che non svelo qui: dev’essere gustato, esattamente come il cicles. Personalmente, dopo aver letto il libro, ho visto in questa frase una metafora di quello che ci capita di sperimentare in vita. Quando mettiamo in bocca il cicles, questo è compatto, fragrante, dolce, pieno di promesse. Dopo i primi morsi e i primi passaggi sotto i denti, il gusto si rilascia, invade il palato, ci fa sorridere, solletica la nostra golosità, soprattutto se è alla frutta. Andando avanti, però, il cicles si trasforma in una pallina gommosa, senza traccia del gusto tanto gradito, un po’ faticosa da masticare. Perdiamo l’interesse per continuare il gioco dei denti, ce ne sbarazziamo in fretta, con una sottile tinta di disagio.
Quante volte ci è capitato di provare le stesse sensazioni mentre ci accingevamo a iniziare nuovi progetti, collaborazioni, o a conoscere nuove persone e situazioni? All’inizio l’atmosfera è dolce, piena di promesse, inviti, aperture. Qualche volta continua così e si evolve, diventa qualcosa di solido e appagante. Altre volte, invece, si trasforma nella pallottolina gommosa senza gusto che ci stanca le mascelle e non solletica più il palato, come avviene quando teniamo il cicles per troppo tempo.
Quando diamo un’occhiata alle vicende dei personaggi nel libro, vediamo qualche similitudine. Massimo si è laureato in Lettere antiche: la sua è una passione, una dedizione sincera a quel mondo lontano. È bravo e preparato in campo, ma la sua competenza si scontra con un mondo attuale molto più interessato alle lettere delle tastiere degli smartphone, e al profitto veloce e cospicuo. Perciò, deve adattare le sue ispirazioni ad una vita precaria e che spesso tocca i confini della legalità. Nella sua vita sentimentale, con Ornella è arrivato al punto in cui il sapore e la morbidezza se ne sono andate, per poi ritrovarle con Gilda, bellissima ragazza misteriosa che lo contatta per farsi aiutare con la sua tesi, e che aggiunge le spezie della novità intrigante. Niente dura per sempre, però… e anche questo gusto passa, anzi, si fa di colpo un po’ amaro.
Anche il commissario Gianmarco Martinetto, uno dei pochi inquirenti ad avere ancora tratti normali, senza propensioni a contatti con l’aldilà o la dipendenza da alcolici/cibo spazzatura/droga, sperimenta il lato masticabile della vita. Concentrato nell’indagine sul misterioso cadavere sfigurato, estraneo al giro solito dell’Acapulco’s e dei suoi proprietari, s’imbatte in diverse piste succose e poi inconcludenti. E anche dal lato sentimentale, cercare di riallacciare i tessuti sfibrati di una relazione ormai chiusa, tentativo equivalente al voler masticare una gomma ormai indurita, non porta a nulla di nuovo o di creativo.
Gerry (Gervaso) Trevisan, il giovane proprietario del bar, immaginava di poter vivere con più facilità l’essere commerciante, scegliendo una via alternativa, all’apparenza allettante. Le sue speranze vengono disilluse, e la sua vita tormentata e sconvolta. Qui, il gusto dolce del cicles è evaporato praticamente subito, portandosi via persino il ricordo.
Se le vicende dei personaggi lasciano un po’ l’amaro in bocca, così come alcuni ritratti di una certa parte di Torino, quella che ha perso speranze e vive delusa e che qua e là emergono nella narrazione, esiste anche un lato sorridente e ironico. Essere consapevoli di certe durezze di vivere non significa lasciarsene travolgere o farsi piombare in depressione. Massimo stesso, gran maestro della precarietà, non disdegna la battuta pronta e anche un po’ sfrontata, davanti al commissario e ad un personaggio autorevole con cui avrà a che fare per lavoro. Gerry ci fa sorridere con le sue ingenuità da bambinone cresciuto, così come il Bettino, suo padre, che lo copre di improperi per non essere il brillante e sveglio rampollo che avrebbe voluto. La vicenda delittuosa è perfettamente congegnata, complicata e mai banale.
Un libro completo, uno specchio, un mistero pieno di misteri, una galleria di volti in una città che è cambiata talmente tanto in poco tempo da essere forse un po’ sperduta e non ricordarsi di fare attenzione a dove mette i piedi, per evitare di trovarsi… le suole incollate da un cicles abbandonato!
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