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giovedì 23 marzo 2017

Dialoghi con l'Amanita#34 - Cartoline da L’Amanita quaresimale – I Giudici

L'Amanita e LoreGasp

I Giudici, ovvero un resoconto più credibile dell’insediamento nella terra promessa.

Qua la soap si fa intrigante (tradimenti, inganni, stupri – già quando va bene le donne sono considerate merce di scambio – diatribe anche fra le varie tribù) ma andiamo con ordine.

L’idea principale è che Israele è il popolo di Dio, perciò è il Creatore stesso a guidarlo. Se Israele vuole crescere e prosperare non deve far altro che seguire la legge di Mosè (i dieci comandamenti e tutte le pedanti interpretazioni scaturite dalla Torah). Le sue pecorelle, però, sono un po’ dure di comprendonio: si mescolano alle altre popolazioni, le imitano, le nuove generazioni scelgono compagne/i “locali”, seguono altri culti. Comincia il ritornello: “gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore” (ergo al Capo “prendono i cinque minuti”), che compare in tutta la storia narrata dal Primo Testamento.

A volte Dio ispira qualche pastore per riportare il suo gregge sulla retta via. Così leggiamo le imprese di questi “giudici”, imprese che spesso finiscono con qualche bella strage approvata dal redattore: qua c’è il famoso Sansone (e tutti i filistei, che fanno ancora una fine “pulita”: altri nemici sono allegramente bruciati o trucidati senza tanti complimenti, con somma soddisfazione del cronista). E diciamo anche che Sansone non deve essere chissà quale perla d’uomo: tutti i guai nascono dalla sua infatuazione per le furbette straniere, che lo infinocchiano allegramente.

Il giudice Gedeone risulta più simpatico: prima di muovere guerra contro Madian, come gli suggerisce un misterioso angelo del Signore, chiede qualche prova: Dio tace da tempo, meglio essere proprio sicuri prima di cercare altri guai. Convinto, guida un piccolo esercito alla vittoria e regala quarant’anni di pace al paese; ma alla sua morte tutto ricomincia.

Interessante la figura della profetessa Debora, alle prese con un vicino cananeo un tantino invadente (soltanto novecento carri di ferro, armati di tutto punto). Grazie alle sue ispirazioni e ai consigli saggi che elargisce, ci sarà ancora un periodo di pace.

La lista è lunga, a volte anche noiosa perché segue un unico schema: presentazione del giudice, la sua famiglia, la durata della sua carica con eventuali imprese e l’ubicazione della tomba.
Spesso mi coglie un pensierino birbante. Oggi si parla tanto di tolleranza ed inculturazione. Bei concetti, sì. Ma tollerare significa perdere la propria identità?
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