Durante questa estate il web è stato attraversato da ondate
di discussioni varie a proposito di letture; quelle da fare, da evitare, quelle
che danno lustro o, al contrario, causano imbarazzo. Book Riot, un blog
letterario anglosassone che mi piace particolarmente, ha proposto un titolo
interessante: Top10 Books You’re Embarrassed to Admit You’ve Read. Il risultato si può
vedere nel diagramma qui accanto.
Come si può vedere, i titoli di cui ci si vergogna
maggiormente riguardano i libri Twilight e la trilogia delle sfumature, e
quelli che coinvolgono romance e vampiri. Curiosamente, gli stessi libri
compaiono anche in un’altra lista accessoria, sempre compilata da Book Riot,
riguardante i libri che si finge di aver letto, per non restare esclusi dalle conversazioni.
Book Riot, per sua stessa ammissione, possiede uno staff “ficcanaso”, che ha
desiderio di sviscerare il mondo dei libri e dei lettori in tutte le loro
sfumature, per cui propone compila statistiche, elenchi, rivolgendosi
direttamente agli utenti. Questa serie di articoli, unita alla schiera di sfide
all’OK Corral che ogni tanto si scatenano nel web a proposito di cosa è degno
di essere letto e cosa no, fa emergere la domanda: e io? Di cosa mi vergogno di
aver letto, io? Nulla. Io ho sempre letto tutto quello che mi pareva, quando e perché
mi pareva, senza far caso ai commenti altrui: non posso farmi un’opinione, costruirmi
un gusto letterario, capire cosa mi piace, se non apro e leggo. E soprattutto
se non sperimento le mie reazioni allo scritto dell’autore. Potrei provare
vergogna se avessi scelto di fare del male a qualcuno, o se avessi rubato il
suddetto libro, ma non è mio costume fare nessuna delle due cose. Io ho letto
sia Twilight, sia le Sfumature. Non mi sono piaciuti. Gli spunti erano
interessanti, ma per i miei gusti non sono stati sviluppati in modo adeguato,
perché si sono fermati all’ottica commerciale e solo alla superficie di alcune
tematiche molto ampie e molto contraddittorie di per sé. La superficialità dei
personaggi e di alcune situazioni narrative, in entrambe le scrittrici, mi ha
procurato anche lunghi momenti di sconforto. Ho letto anche Fabio Volo, che
provoca reazioni disgustate in tanti. Forse, l’unico che ancora non riesco a indurmi
a leggere è Federico Moccia, perché ho il fortissimo sospetto che i suoi
argomenti mi lascerebbero totalmente indifferente. Ci proverò con Saviano, una
volta svanita l’idolatria collettiva, così come altri autori difficili, fuori
dagli schemi, “facili” da odiare o da mettere alla berlina. Dopo l’incontro-scontro
con loro, potrò capire quali corde sono andati a toccare e vedere che reazione
hanno suscitato. E se se sarà di disgusto, potrò dirlo per esperienza, e non
perché è costume dire così. Tornando all’articolo di Book Riot, se leggo la
lista completa dei libri imbarazzanti e/o oggetto di odio da parte di un
campione di circa 825 lettori, vedo anche autori che io amo molto come Jane
Austen. Oppure libri culto come Il giovane Holden, o Il buio oltre la siepe, o
L’amante di Lady Chatterley. Rimango stupita, ma non posso assolutizzare scandalizzata, dato che anch’io ho le mie
bestie nere, come Virginia Woolf o James Joyce. I brani di Ulysses che ho letto
all’Università per me sono stati prove ad ostacoli, e persino The Dubliners mi
irritava. E non parliamo di Gita al faro, che mi ha stordito d’incomprensione
dalla prima all’ultima pagina. Per quanto siano scrittori rivoluzionari,
visionari su carta, non risuonano con me perché non riesco ad ascoltarli,
almeno non in questo momento. La vergogna spesso è legata al non sentirsi all’altezza
di uno standard, deciso da altri, chissà su quali basi: se non si riconoscono
quelle basi, crollano anche tutti i sentimenti ad esse legati.
