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venerdì 17 ottobre 2014

Adulterio - Guest Post#14

Prima di mettermi a tavolino per scrivere questa mia recensione, sono andata a “sbirciare” sul web le sensazioni che aleggiavano intorno a questo libro.
Ho trovato un po’ di tutto, a partire da un paragone con il famosissimo titolo "cinquanta sfumature di grigio" fino al più bel libro mai letto. Immagino ci sia anche qualcosa nel mezzo.
Premesso che anche io quando ho avuto in mano il libro del grande maestro, avevo aspettative molto alte e sono rimasta delusa.
Purtroppo non troviamo il Coelho dei primi libri da lui scritti. Un libro che non rileggerei e che non mi sento di suggerire ad altri, ma è in ogni caso un libro ben scritto.
Ambientato in Svizzera, Linda, la nostra protagonista, vive una vita agiata, famiglia felice, donna sposata, mamma, giornalista in carriera, non le manca proprio nulla, eppure un giorno qualcosa si spezza in questo meraviglioso quadro che compone la sua esistenza. Linda si trova a cercare fuori dal matrimonio, quel qualcosa che pensa le manchi e che in quel frangente non la rende serena e appagata.
Nella mia testa si sono formate più interpretazioni: Coelho vuole raccontare il malessere che attanaglia la società in cui viviamo? Non ci accontentiamo di nulla, non siamo felici di quello che abbiamo perché vorremmo sempre di più, oppure vuole raccontarci cosa è l’amore? L’amore da lui descritto in altri saggi aveva però sfumature assai diverse.
Ripenso alle pagine lette e la conclusione che ne traggo è: l’autore ha fatto una foto dell’epoca in cui viviamo e ha cercato di tradurre questa immagine in uno scritto; se così è, veramente ci è riuscito alla perfezione, senza la minima sbavatura. Obbiettivo centrato, se mi guardo intorno vedo esattamente quello che lui ha raccontato con un’unica variante: non sempre le protagoniste vivono in un mondo agiato, dove ogni capriccio diventa realtà.

Concordo con chi nei vari blog e recensioni ha scritto che titolo e copertina non sono azzeccati.

giovedì 12 giugno 2014

Aleph – Enigma

Non è il significato della parola Aleph, enigma. Secondo l’imprescindibile Wikipedia, Aleph sarebbe la prima lettera dell’alfabeto ebraico, e di quello fenicio. Secondo OmraamMikhael Aivanhov,  “La lettera ebraica  "Aleph" è uno dei migliori simboli dell'atteggiamento interiore che l'uomo deve assumere per regolare correttamente la questione del prendere e del dare.
"Aleph" rappresenta l'uomo che è riuscito a realizzare il collegamento fra Cielo e terra, al fine di ricevere dal Cielo per dare alla terra. Infatti, perché prendere agli uomini, quei poveretti che non possiedono quasi nulla? E' dal Cielo, infinitamente ricco, che dovete attingere per dare agli esseri umani. La lettera "Aleph" ci insegna che il nostro compito è diventare un tramite fra Cielo e terra. Considerate la lettera "Aleph" come il massimo ideale da raggiungere. Essa dev'essere un richiamo continuo in ogni vostra azione: ricevere benedizioni dal Cielo per riversarle sulla terra
.” (Pensieri quotidiani, Omraam Mikhael Aivanhov) E sono alcune delle definizioni che si potrebbero dare di questo termine: queste sono quelle che mi hanno colpito maggiormente. Con queste nozioni in mente, e spinta da un caloroso e ripetuto invito a leggerlo, ho acquistato e finito al volo il libro di Paulo Coelho. Premetto che per me, Paulo Coelho non è mai stato un autore facile da approcciare; inspiegabilmente, tendo a girargli al largo. Di lui lessi diversi anni fa L’Alchimista, Veronika decide di morire e Undici minuti. Tutti e tre furono ampiamente graditi, lasciando però un fondo di mistero e di perplessità che ancora non riesco a risolvere, a distanza di anni. E’ lo stesso fondo di mistero che ho ritrovato in Aleph, un muro di nebbia che mi impedisce di afferrare completamente il messaggio al di sotto. E’ anche vero che Coelho non affronta mai temi leggeri leggeri...è un uomo fortemente spirituale e altrettanto fortemente radicato nel mondo, seguace di una Tradizione in cui è guidato un misteriosissimo J., dotato di un’apertura umana verso l’alto e i suoi simili non comune. E’ uno degli autori più noti in campo mondiale, uno dei più letti e tradotti. Ci aspettiamo qualcosa tipo Twilight, da qualcuno di questa caratura? Per quanto non lo sembri a prima vista, non è un giudizio a scapito di nessuno: semplicemente, Coelho è spinto alla scrittura da pulsioni diverse da quelle di Stephenie Meyer, con un pubblico e risultati diversi. In questo romanzo del 2006, l’autore rivela un pezzo di sé piuttosto scomodo. E’ in preda ad una crisi di fede, si sente avvelenato e colpito da un immobilismo che lo tiene lontano dall’Energia universale. L’unica soluzione che gli balena davanti agli occhi è quella di viaggiare: di punto in bianco, facendo sospettare al suo agente letterario di essere preda di un attacco di follia acuta e totale, Coelho organizza un percorso lungo la Transiberiana, per incontrare i propri fans ed entrare in contatto con le persone, con le loro vite. Come primo effetto della sua decisione, viene subito avvicinato da una giovane violinista turca di eccezionale talento, Hilal, che insiste nell’accompagnarlo nel suo viaggio e nel voler condividere tutto il suo spazio.
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