Esattamente una settimana fa, il 29 novembre a Bologna, si è
tenuta la seconda rassegna dedicata al grande tema della paura. Organizzata da
un trio di tutto rispetto, Giusy Giulianini, Fabio Mundadori e Giovanni Modica,
ha tenuto banco per due giorni all’Università Alma Mater, al Dipartimento di
Italianistica.
Ha convocato scrittori, sceneggiatori e registi per
ascoltare la loro versione su cos’è la paura e su cosa li spinge a scrivere e
raccontare la paura e di paura. Se volete scoprire qualcosa di più sul concept
della rassegna e sulla sua genesi, vi consiglio di leggere da cima a fondo i
post del sito dedicato: https://paurasottolapelle.wordpress.com/home/
Oltre ai programmi degli interventi, numerosissimi, di
coloro che hanno partecipato, potete trovare una sezione molto ricca di foto e
di interviste video. Dario Villasanta, che si è occupato della parte di
comunicazione dell’evento, non si è risparmiato nel diffondere e far conoscere
la rassegna, e nel tenere informati gli appassionati sullo svolgimento della
stessa, e sul suo “post”. E a prepararli adeguatamente prima di partecipare… è
sufficiente dare un’occhiata al grande contenitore dell’evento FB di Paura sotto la pelle.
Basterebbe quello per prepararsi per un piccolo esame sull’argomento!
:-D
Io mi sono interessata in corsa dell’evento, grazie al suo
invito. E l’ho raccolto fino ad andare a Bologna il 29 novembre… spinta anche
dalla curiosità di veder realizzato un mio sogno di ragazza. Entrare all’Università
di Bologna, pur non avendo potuto studiare lì. Mi sembrava impossibile, e
invece ho trascorso lì un’intera giornata.
Giusy Giulianini e sullo sfondo, DarioVillasanta |
Com’è stato per me, tuffarmi in un mare di paura?
Stimolante, liberatorio, interessante. Ho incontrato dal vivo persone che di
solito vedo incasellate in una foto profilo su Facebook, o di cui leggo i libri
o i post. Li ho ascoltati rivelare qualcosa di sé, anche di particolarmente
personale, com’è stato il caso di Maurizio Lorenzi, poliziotto scrittore di
romanzi, che mi ha colpito per il modo gentile ed equilibrato in cui ha
descritto il suo particolare vissuto di paura. E per lui si tratta di una
visione da addetto ai lavori molto addentro, essendo parte delle Forze dell’Ordine.
Un ruolo anche delicato, in questo gioco di “Scopri la paura”: forse qualcuno
come lui non dovrebbe averla? O dovrebbe reprimerla? Magari fosse così facile la
risposta.
Maurizio Lorenzi trova nella scrittura il canale dove dirigere il
flusso di adrenalina che sale rapidissimo oltre i livelli di guardia, ed è un
modo originale quello che ha usato per raccontarlo. È stato uno degli argomenti
che mi hanno colpito maggiormente.
in primo piano Mariano Sabatini e Matteo Bortorotti |
Tutti si sono avvicendati sul palco, presentati e
accompagnati da Giusy Giulianini, sempre misurata e padrona di casa – maestro di
cerimonia attenta e mai a corto di domande interessanti. Grazie ai loro
interventi mi sono portata a casa un mosaico di tante tessere sfumate di paura,
alcune inaspettate, altre inconsuete e altre ancora di radici lontane. Matteo
Bortorotti ha introdotto un colore diverso nella paura, rivolgendosi all’eterno
dibattito su cos’è e dov’è il male, aprendolo dal suo atteggiamento di
filosofo. Un filosofo, però, pratico, attento e con un linguaggio scorrevole,
piacevole da ascoltare. L’interrogativo dov’è il male si tira dietro il suo
fratello minore: come trattarlo? E questo è stato il filo afferrato da Mariano
Sabatini, con la sua forte presenza di cronista e autore televisivo, per
animare un breve scambio di vedute su come trattare il male e soprattutto, su
come comunicare il male.
Chi di noi non rimane almeno perplesso davanti al modo in
cui una certa corrente di giornalismo televisivo e non, comunica il delitto, il
fatto di cronaca cosiddetta nera? E sul fatto che questo possa contribuire a
generare paura in chi ascolta o legge? Io mi sono sentita spesso pungolata
pesantemente dallo stile insinuante tinto di viscido di certi stili di
comunicazione scelti per raccontare delitti e moventi. Come se qualcuno
allungasse le mani su di me o nella mia borsa, senza che io avessi mai dato il
permesso di farlo. E sulla questione dei permessi ci sarebbe da scrivere una
serie di altri post… decisamente fuori tema!
Valerio Varesi, Enrico Pandiani e Giusy Giulianini |
Sul polar, il “genere incrocio” tra poliziesco e noir, si
sono confrontati con ironia Enrico Pandiani e Valerio Varesi, e non solo,
naturalmente… quando si fa una domanda ad uno scrittore, ci si deve aspettare
un intero mondo nella risposta, che, a sua volta, ti porterà in altri mondi,
pure lontani da quello che avevi menzionato nella tua domanda! Fa parte del
fascino di avere a che fare con gli scrittori…
L’intervento di chiusura, vero e proprio dulcis in fundo, è
stato di Loriano Macchiavelli. L’ho ascoltato ben attenta e in silenzio, poiché
il suo atteggiamento meritava parecchia attenzione. Un bel tono sostenuto da
divertimento, e serio nelle parole e negli interrogativi, ironico e anche un po’
graffiante nei confronti di altri colleghi (nominati attraverso i loro
personaggi, con molto tatto e diplomazia), e dietro l’apparente presentazione “improvvisata”
(lo scrittore mostrava con disinvoltura gli appunti del suo discorso) ci ha
lasciato con una riflessione sull’attuale ruolo del noir. Loriano Macchiavelli
(mi domando se sia suo discendente o sia il cognome particolarmente dotato di
certe caratteristiche) ha dato una sua risposta, parzialmente… e non perché non
ne fosse sicuro o non ne avesse una. Era più divertito all’idea di far scervellare
noi sul ruolo e sulla giustificazione attuale dell’esistenza di un genere come
il noir, che non è nato per divertire, ma per far sentire scomodi e per aprire
gli occhi su certi aspetti poco graditi e gradevoli.
Loriano Macchiavelli e Giusy Giulianini |
Mi è spiaciuto non poter restare per il giorno dopo,
dedicata alla sezione cinematografica #dapaura. Sono già felice di aver seguito
una giornata così piena… ora attendo la terza “stagione”!
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