I pilastri della terra
Ken Follett
E già.
A volte ritornano.
Non che Follett turbi i miei sonni come l'armadio cigolante
che si apriva da solo o l'orsetto di peluche di S. King (giuro: evito da oltre
30 anni "It" e "Shining")... anche se, per quanto diversi,
i due scrittori hanno in comune la capacità di risucchiarmi nei loro libri. Amo
il loro linguaggio, il loro modo di trasmettere emozioni.
E già da tempo avevo voglia di tornare a Kingsbridge,
ritrovare Philip, Ellen, Tom, Aliena e tanti altri amici o nemici.
Amo le donne di Ken Follett: forti, intelligenti,
coraggiose, consapevoli di se stesse in un mondo che vuole relegarle in cucina
e a "far la calza".
Ne abbiamo anche parlato molto*, ma la rilettura di un libro
così ponderoso suscita sempre reazioni.
E pure un po' di acidità di stomaco.
Premetto: voglio un bene immenso al priore Philip.
A parte il fatto che ogni volta che penso a lui, mi viene da
ridere perché, tra tanti particolari, ho sempre in mente la battuta di Ellen
(qualcosa come: Philip non potrebbe fornicare neanche rinchiuso in una botte
con tre puttane - sic!).
Ehm! Sì, ho smesso di ridere - quasi.
Philip è un bel personaggio. Al di là dei suoi umanissimi
difetti personali, agisce in buona fede per il bene delle persone di cui è
responsabile e non si sottrae alle difficoltà.
È davvero convinto di “fare la volontà di Dio”.
Ma l'acidità resta.
Più invecchio e meno tollero “l’ente chiesa”, così com’è
strutturata. Riesco ad apprezzare il modello monastico benedettino (Ora et
labora), ma non amo tutto l’ambaradan cattolico. La struttura così simile a
quella politica, per intenderci.
E non venite a citarmi il vangelo di Matteo che sarebbe il
fondamento del “ministero petrino” o altri passi per i vescovi. Primo, la
questione dell’interpretazione: come sempre, non esiste un solo modo per vivere
concretamente quei passi; secondo: guardiamo soltanto la storia recente, vi
siete mai domandati perché un teologo coi “contro-cosi” come Ratzinger si sia
ritirato?
*