domenica 1 aprile 2012
Tre Atti e due tempi - La bizzarria
Ecco un autore che per me è stata un’autentica sorpresa, e molto, molto piacevole. Giorgio Faletti era noto per i suoi personaggi comici che a lungo hanno animato Drive In. Dopo un lunghissimo periodo passato a prendersi cura di sé, si è proposto come scrittore con Io uccido. Ed è stato subito un successo planetario, con un susseguirsi di edizioni, commenti, recensioni entusiastiche, ecc. E una lunga serie di libri (che ho quasi tutti), uno più bello e ampio dell’altro. Credo di poter dire che Io uccido è quello che mi ha colpito di meno, se lo paragono ai suoi successivi. Adoro lo stile di Faletti. Asciutto, fino a diventare arido qualche volta. Non lascia mai indifferenti. I suoi titoli sono sempre molto particolari, mai banali. Ha un uso delle frasi e delle parole, combinandole insieme a formare metafore o espressioni di stati d’animo, che non si ritrova spesso. Qualche volta mi sono ritrovata a rileggere due volte la stessa frase, soprattutto quando parla di una sensazione, analizzando parola dopo parola, e ascoltando cosa evoca. Quasi sempre incontra una sensazione o un sentimento che ho provato anch’io nel corso dell’esistenza. Niente di vero tranne gli occhi, Fuori da un evidente destino, Appunti di un venditore di donne…non sono titoli semplici. Ci puoi anche scherzare sopra. Niente di vero tranne gli occhi? Si parla di un oculista? Fuori da un evidente destino: cosa? Chi? Da quando il destino è evidente e come fai a starne fuori? Appunti di un venditore di donne: per commettere crimini è necessario prendere appunti? O lasciarli? Ammetto, sono domande senza senso che mi sono fiorite dentro ogni volta che prendevo in mano il libro in questione e leggevo il titolo. Non era pensabile che lo rimettessi a posto, dimenticandomene. Dovevo scoprire ogni volta cosa si nascondeva dietro quell’indicazione così bizzarra. La prima associazione che mi viene in mente riguarda il primo incontro tra Alice e il coniglio bianco nel Paese delle Meraviglie. L’animaletto che corre e sbuffa dicendo che è tardi, terribilmente tardi. Come si fa a disinteressarsi? Bisogna scoprire perché è tardi e per cosa. Allo stesso modo, io mi comporto con i libri di Faletti. Devo capire dove portano. Anche Tre atti e due tempi non si sottrae a questa regola. All’inizio ho pensato ad un’opera teatrale. Sì, ma tre atti e due tempi. C’è qualcosa che non mi torna. Ho scoperto subito che l’argomento era ben lontano dai teatri,ma si situava sui campi di calcio in Italia di una cittadina all’interno della serie cadetta, la serie B. I tre atti e i due tempi, però, scandiscono una “tragedia” di cui sentiamo parlare praticamente da sempre, ovvero il calcio scommesse. Questa volta l’occhio narrante è dentro, molto dentro la vicenda, anche troppo per i suoi gusti.
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Capire dove portano i libri: Una bella domanda.
RispondiEliminaVero, Sara? Ogni volta che leggo un libro, mi viene da dare una risposta diversa, anche dopo averli letti, e persino dopo diverso tempo, quando ripenso alle pagine che mi hanno colpito, o ai finali. Non so mai decidere, però, la destinazione più giusta.
RispondiEliminaSolito bastian contrario
RispondiElimina...o forse, a volte, lasciarsi portare: può diventare un bel volo oltre le barriere (architettoniche e non) che ci circondano. Ehm, sì: occhio ai panorami e… agli atterraggi!
Buona settimana!
Grazie! Anche lasciarsi portare fa parte del viaggio...
RispondiEliminaSeguo sempre il BLOG anche se non sempre riesco a lasciare commenti è un periodo che sono sotto pressione col lavoro. Buona Pasqua.
RispondiEliminaGrazie molte della Sua fedeltà...e quando sarà più tranquillo, attendiamo i Suoi commenti.
EliminaAuguri di Buona Pasqua anche a Lei!
Mi hai beccato: ho la stessa abitudine di comprare&mettere da parte! Ho controllato il mio scaffale “libri da leggere”.“Fuori da un evidente destino” è lì che mi aspetta. Molti amici mi avevano segnalato Faletti. Motivi: 1 “sa scrivere in italiano”; sembrerà una motivazione bislacca, ma spesso mi ritrovo con libri italiani scritti veramente male.
RispondiElimina2 ha trame particolari.
3 è molto particolare l’insieme (ci credo, con titoli del genere!).
Così al salone del libro mi è rimasto attaccato alle mani “Fuori da un evidente destino”. Ricordo di aver pensato: “Se fosse una poesia, questo sarebbe un ossimoro?” (poi a casa ho dovuto cercare sul dizionario cosa sia un ossimoro: non me lo ricordo già più!). E poi, il destino! Mai creduto nel destino: siamo liberi di scegliere e sono le nostre scelte a dare una direzione alla nostra vita. Certo, il discorso è più complicato: viviamo su un pianeta assieme ad altri individui (qualche miliardo?) quindi le scelte si intersecano e sono inevitabilmente influenzate. Ho un’associazione di idee balorda: influenzato = febbre&C = malate? EHM! Torniamo a Faletti; l’altro motivo per cui ho scelto proprio quello credo sia la famosa libreria alla mia destra, 600 e passa fumetti di Tex. Come, cosa c’entra? Mi pare che il protagonista sia un Nativo Americano alla scoperta delle sue radici… LO, che stress, adesso non so più quale libro scegliere!
Quando leggerai il libro, vedrai quanto il destino c'entri poco, almeno nel senso in cui lo intendiamo noi.
RispondiEliminaIn fondo, che bisogno c'è di scegliere? Lascia che la mano vada dove vuole, prenda il libro che le piace e te lo metta davanti agli occhi. Inizi da quello, e poi tanto toccherà anche agli altri...niente di personale, ma è il destino comune che attende tutti i libri in attesa sul tuo scaffale, inutile sottrarsi...:-)