Mikael Blomkvist si trova a scartabellare molto
materiale, messo a disposizione da Henrik Vanger: fascicoli di indagini che
dovrebbero essere più o meno segreti, foto, diari dell’epoca, le annotazioni
dello stesso ex magnate. La vicenda dell’indagine privata parte lenta e
costante, e già subito piena di ostacoli. Sembra che ogni pista nuova si
concluda davanti ad un muro. E ancora nessuna traccia dell’odio del titolo.
Stavo cominciando a domandarmi perché l’autore avesse intitolato il suo libro
in questo modo, oltre a qualche ragione di marketing per attrarre il pubblico.
Il giornalista non odia affatto le donne, tutt’altro. Le apprezza
particolarmente, e loro ricambiano anche con trasporto, prendendo anche
iniziative nei suoi confronti. Allora? Mentre Blomkvist accetta riluttante la
proposta, entra in scena in sordina un altro personaggio, molto singolare,
Lisbeth Salander. E’ una giovane venticinquenne, a prima vista una sbandata:
fisico asciutto da adolescente (l’esatto contrario di un certo stereotipo di
stangona formosa biondo lino estremamente generosa e disponibile, che si poteva
trovare in alcuni film italiani di serie B), capelli corti, piercing e
tatuaggi, abbigliamento dark punk, nessuna predisposizione al sorriso, fasciata
di rabbia verso il mondo. Non esattamente Miss Accoglienza 2012.
Figlia di una
madre con problemi psichici, sorella di un’altra giovane donna che si tiene
accuratamente a distanza, è stata affidata ai servizi sociali dalla più tenera
età, ma è tutt’altro che sprovveduta o ignorante. La rabbia che le è sbocciata
dentro a causa degli abbandoni, l’hanno formata e addestrata a prendersi cura
di se stessa già a partire dai dieci anni, quando normalmente le bambine sono
preoccupate dell’abbigliamento e della vita sociale delle loro bambole. (Almeno,
una volta era così. Pare che le pre-adolescenti di oggi nutrano pensieri di
tutt’altro genere) Frequenta la scuola con riluttanza, tanto per stare “brava”
e tenersi fuori dai guai, per non dar modo ai servizi sociali svedesi di
bloccarle troppo la vita e la libertà che si è conquistata con durezza. Lisbeth
ha un ottimo impiego presso una società che si occupa di investigazioni
private. E’ il segugio migliore, in grado di individuare il segreto più
nascosto e oscuro di chiunque, grazie alle sue capacità da hacker e di
ricercatore meticoloso, abilmente dissimulate sotto l’aspetto dark e sbandato. Per
quanto in grado di occuparsi di se stessa, per la struttura sociale svedese
Lisbeth è considerata problematica, e bisognosa di una guida, di un avvocato
che l’aiuti ad amministrare i suoi soldi e a tenerla lontana dai guai. Il primo
avvocato che le viene assegnato da ragazzina svolge un ottimo lavoro con lei
per almeno undici anni, poiché la tratta
con rispetto e fiducia, il primo dopo una lunga serie di persone occupate solo
a sopraffarla. Quando muore all’improvviso per un infarto, le viene assegnato
un altro, che si rivela subito di tutt’altro genere. Ecco qui comparire le
prime avvisaglie dell’odio. L’avvocato la ritiene una sbandata che potrebbe
procurargli problemi, un essere umano di serie B di cui nessuno potrebbe
preoccuparsi, completamente in suo potere. Si sente libero di farle qualunque
cosa, se gli aggrada. E così fa. Le dà appuntamento a casa sua, per darle l’assegno
per il suo mantenimento (e sono soldi che Lisbeth guadagna, ma che non ha
completa libertà di disporre. Immaginiamoci la rabbia e la frustrazione di una
persona simile davanti a questo provvedimento…), la coglie di sorpresa e l’aggredisce.
La tiene in suo potere per diverse ore, sfogando la sua brutalità. Dopo, è
quasi gentile…Lisbeth riesce ad arrivare a casa sua. Per un paio di giorni, si
cura da sola le ferite, anche fisiche, lasciate da quel mostro in cravatta. Ma
non è minimamente angosciata, spezzata. Dopo aver recuperato le forze fisiche,
la ragazza passa all’azione. Fa le sue ricerche, acquista del materiale adatto,
si prepara accuratamente per l’appuntamento della settimana dopo. Quando si
ripresenta dal suo aguzzino, l’avvocato non sospetta nulla. E’ una ritardata
emarginata, una creatura di serie B, di cosa dovrebbe mai preoccuparsi? Lisbeth
ha un’espressione vuota, è calma, dimessa. Le basta un minuto, per rovesciare i
ruoli. E quando lo fa, lo fa con ferocia, spietatezza ed efficacia. Ripaga il
suo aguzzino con le sue stesse armi, raddoppiando la brutalità, senza nessun
ripensamento o esitazione. Non è incline al perdono, così la descrive l’autore.
Quel concetto è decisamente sfuggito alla comprensione di Lisbeth Salander, ma
è difficile biasimarla per questo. Non svelerò le sue azioni, poiché non voglio
rovinare la sorpresa. Posso dire, però, che la sua risposta è un capolavoro di
coraggio, creatività, organizzazione e ferocia. “Hell hath no fury like awoman scorned”, l’inferno non è mai scatenato quanto una donna offesa. In
questo caso, offesa vuol dire disprezzata, sminuita, derisa, violentata. A
questo punto, con Lisbeth, si comincia a intravvedere qualcosa di più sulla
questione odio. Cominciano a infilarsi nella narrazione episodi, a prima vista
poco pertinenti, di violenza sulle donne. Sono casi capitati quarant’anni
prima, poco prima della scomparsa di Harriet, proseguiti con qualche pausa
negli anni successivi. Non sono certo provocati da Lisbeth, ma il suo
personaggio di donna aggredita, ma in grado di reagire e difendersi, sembra
quasi introdurli e attirare l’attenzione su quelle situazioni in cui altre
donne vittime come lei non hanno potuto far altro che soccombere. Sono episodi
che emergono, piano, quasi distrattamente, nel corso delle indagini di
Blomkvist sulla bizzarra famiglia Vanger.
Dubbio inquietante...
RispondiEliminasarà mica la trilogia millennium di cui mi ha parlato un altro amico papirofago?
...essa è. :-D
EliminaSembra che nessuno riesca più a scrivere romanzi lunghi senza ricorrere a trilogie.
Ho anche gli altri due...:-)
argh!
RispondiEliminaallora il prestito è multiplo???
me ne farò una ragione... speriamo che si limitino alle trilogie e non riscoprano il "genere saga"!
Sì, sarà multiplo. :-D
EliminaPer quanto riguarda Larsson, non ci saranno altre trilogie, e nemmeno foglietti di appunti, essendosene andato nel 2004.
Sono riuscita comunque anche a leggere libri singoli, e spessissimi come si usava una volta: tra breve sarà la volta di "I pilastri della terra" di Ken Follett.