Naturalmente, della questione si è occupata la
polizia, senza raggiungere nessun risultato. Semplicemente, non era possibile
scoprire niente di niente. Il fiore apparteneva ad una specie abbastanza comune
in Australia, e in Nuova Zelanda, e raramente coltivata in Svezia, il paese
dove si svolge la vicenda. Le buste che contenevano i quadretti avevano timbri
postali provenienti da tutto il mondo, oltre Stoccolma, ma sempre senza nessuna
impronta. Prima che questo decennale mistero lo mandi davvero fuori di testa, l’anziano
destinatario del bizzarro regalo, decide di rivolgersi a qualcun altro per
farsi aiutare. E’ una persona ricca, potente, autorevole, ex guida di un grande
gruppo industriale svedese, il Gruppo Vanger, con interessi in tutto il mondo:
Henrik Vanger. Come aiutante, sceglie un ambizioso e veloce giornalista, Mikael
Blomkvist, capo redattore di un giornale controcorrente perché indipendente,
Millennium. L’anziano ex industriale convoca Blomkvist dicendogli di volergli
affidare un compito molto delicato, un rebus che si nasconde all’interno della
sua famiglia, che nessuno è mai riuscito
a risolvere: la scomparsa, e la probabile uccisione, della sua adorata nipote
Harriet, avvenuta circa quarant’anni prima. Non ha mezzi termini, Vanger: è
profondamente convinto che qualcuno, un familiare, abbia commesso un omicidio e
sia rimasto impunito per tutti quegli anni. Non va tutto liscio e facile,
comunque. Blomkvist non si lascia convincere docilmente.
Ha una vita complicata, e una questione lavorativa spinosa: nel momento in cui Vanger entra nella sua vita, è alle prese con un’accusa di diffamazione intentatagli da un altro potente membro della casta degli affari svedesi, il magnate Hans-Erik Wennerström. Un anno prima, Blomkvist si era lasciato trascinare dall’idea di aver smascherato il lato sporco degli affari di Wennerström, dopo aver ricevuto informazioni riservate da un ex compagno di studi che riteneva affidabile. Dopo aver pubblicato una serie di articoli di accusa, però, i costosi e feroci avvocati del magnate avevano facilmente dimostrato che questi contenevano solo calunnie, indizi, e nessuna prova. Un autogol clamoroso, da dilettante, per uno dei giornalisti più quotati e in gamba del paese, punta di diamante di un giornale che si presenta come pulito, fuori dal coro, fustigatore di pratiche scorrette nell’industria e nel sociale. Per questo motivo, affermando di essere già fortemente occupato a raddrizzare la propria vita lavorativa andata decisamente a gambe all’aria, Blomkvist dapprima rifiuta infastidito, per quanto Vanger gli abbia già descritto nei particolari il compenso molto cospicuo che lo attende a lavoro svolto, e tutte le facilitazioni, gli accessi riservati, il materiale raccolto (che comprende anche oggetti e ricordi confidenziali), le chiavi di uno chalet dove stabilirsi e lavorare, e nessun limite di spesa. L’ultima frase che chiude l’allettante discorso di presentazione del lavoro, è quella che scardina per metà le difese di Blomkvist: “Posso consegnarti Hans-Erik Wennerström. Posso dimostrare che è un truffatore. Ha cominciato la sua carriera da me trentacinque anni fa, e posso offrirti la sua testa su un piatto d’argento. Risolvi il mistero e potrai trasformare la tua sconfitta in tribunale nel reportage dell’anno.” (Stieg Larsson, Uomini che odiano le donne, Marsilio 2012, pag. 149)
Ha una vita complicata, e una questione lavorativa spinosa: nel momento in cui Vanger entra nella sua vita, è alle prese con un’accusa di diffamazione intentatagli da un altro potente membro della casta degli affari svedesi, il magnate Hans-Erik Wennerström. Un anno prima, Blomkvist si era lasciato trascinare dall’idea di aver smascherato il lato sporco degli affari di Wennerström, dopo aver ricevuto informazioni riservate da un ex compagno di studi che riteneva affidabile. Dopo aver pubblicato una serie di articoli di accusa, però, i costosi e feroci avvocati del magnate avevano facilmente dimostrato che questi contenevano solo calunnie, indizi, e nessuna prova. Un autogol clamoroso, da dilettante, per uno dei giornalisti più quotati e in gamba del paese, punta di diamante di un giornale che si presenta come pulito, fuori dal coro, fustigatore di pratiche scorrette nell’industria e nel sociale. Per questo motivo, affermando di essere già fortemente occupato a raddrizzare la propria vita lavorativa andata decisamente a gambe all’aria, Blomkvist dapprima rifiuta infastidito, per quanto Vanger gli abbia già descritto nei particolari il compenso molto cospicuo che lo attende a lavoro svolto, e tutte le facilitazioni, gli accessi riservati, il materiale raccolto (che comprende anche oggetti e ricordi confidenziali), le chiavi di uno chalet dove stabilirsi e lavorare, e nessun limite di spesa. L’ultima frase che chiude l’allettante discorso di presentazione del lavoro, è quella che scardina per metà le difese di Blomkvist: “Posso consegnarti Hans-Erik Wennerström. Posso dimostrare che è un truffatore. Ha cominciato la sua carriera da me trentacinque anni fa, e posso offrirti la sua testa su un piatto d’argento. Risolvi il mistero e potrai trasformare la tua sconfitta in tribunale nel reportage dell’anno.” (Stieg Larsson, Uomini che odiano le donne, Marsilio 2012, pag. 149)
La mela d’oro, il vero premio per il lavoro, oltre al
pacco di corone promesso, brilla sul suo piedistallo, ed entra nel cuore e
nella mente di Blomkvist, che non ci metterà molto a far crollare i suoi dubbi
e le sue reticenze. Non è da trascurare anche il suo radar interiore da
giornalista, che ha captato un segnale debole di attrazione sotto tutta la
coltre di dubbi e reticenze ragionevoli. Inizia così il suo viaggio: per un
anno si stabilisce in uno chalet sull’isola di Hedestad, vicino a Henrik e ad
alcuni altri membri della sua bizzarra famiglia. Ufficialmente,
è incaricato di scrivere una biografia dei Vanger; ufficiosamente, si occuperà
di risolvere il mistero della scomparsa di Harriet Vanger.
Un libro indecente. Un giallo ridicolo. Un successo degno della fenomenologia degli attuali Zaloni.
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