Se vedessi un’immagine del genere stampata sulla copertina
di qualche libro, nello stesso formato e grafica degli avvisi anti-fumo sui
pacchetti di sigarette, non potrei smettere di ridere per un po’ di tempo. A dire il vero è accaduto proprio così, ma
essendo da sola e seduta alla mia scrivania, nessun altro essere umano si è
preoccupato della mia salute mentale e ha contattato la sezione Neuro dell’ospedale
più vicino. Dopo aver smesso di ridere, mi si è innescata una riflessione
libera, che ha preso strade diverse. L’esposizione alla conoscenza danneggia i
pregiudizi e le superstizioni, più o meno gravemente, a seconda di quanto siano
radicati, e di quanto siamo disposti a farceli abbattere. La conoscenza, di per
sé, ha sempre affascinato e fatto nascere paure e sospetti, perché conoscere
attribuisce potere a chi s’informa, studia, sa. Tantissime persone, nel corso
dei tempi, si sono arrogate il monopolio geloso della conoscenza, come se
questa fosse una mela d’oro in premio per i più meritevoli, per coloro capaci
di amarla, rispettarla e gestirla. Qualcuno se l’è arrogata per impedire che la
conoscenza attribuisse anche il potere di usare la propria testa e il proprio
ragionamento per scegliere per sé, senza uniformarsi. Seguendo questo iter, mi è
venuto da pensare al Savonarola, e al “falò delle vanità” che i suoi seguaci
fecero allestire nel 1497 a Firenze. Tra gli oggetti, opere d’arte (comprese
alcune di Botticelli, che il pittore medesimo lanciò tra le fiamme), finirono
anche diversi libri, considerati immorali e pervertitori dei costumi. E qui è
difficile non pensare all’altro famosissimo rogo dei libri, avvenuto nel secolo
scorso nella Germania nazista, il cui scopo era prevalentemente suscitare l’odio
antisemita. Se i libri contengono verità
e conoscenza, chi li distrugge odia la conoscenza, o comunque si ritiene in
pericolo a causa di questa. Molto probabilmente, il suo spirito è debole e le
sue capacità di ragionamento e di discussione poco allenate, da non saper
difendersi dall’influsso delle parole scritte di qualcun altro. Oppure, andando
ancora più in profondità, quelle parole di conoscenza vanno a urtare corde
molto sensibili, e a risvegliare dubbi repressi, che chiedono spazio e ascolto.
Per ironia della sorte, oggi è il “compleanno “ di Savonarola, e apprendendo
velocemente su Wikipedia che la pratica del rogo dei libri è qualcosa di
ricorrente nella storia umana, che si verifica in ogni tempo e luogo, mi è
caduto l’occhio su questa frase di Heinrich Heine: “Dort, wo man Bücher
verbrennt, verbrennt man am Ende auch Menschen…” (laddove si bruciano i libri,
si termina bruciando anche esseri umani), che suona come una profezia sinistra
che si è avverata. Savonarola terminò i suoi giorni sul rogo, e i nazisti non
scamparono tutti al fuoco della guerra che loro stessi avevano iniziato. Chi
libro brucia, brucia come libro? J
Appena colleghiamo la stampante (no, non è un plurale maiestatis, è proprio un "noi") stampo questa immagine e la incollo davanti al pc!
RispondiEliminaBene! Quale miglior collaudo, per una stampante, che stampare un avviso simile? Dovrei farlo anch'io...
Eliminaa scoppio ritardato...
RispondiEliminaconfermami che nel film di Disney "Bella e la Bestia" (che vedemmo due volte in un solo pomeriggio:-D!) c'è uno scambio di opinioni tra Gaston e Belle, qualcosa come "è pericoloso far leggere una donna, potrebbe anche mettersi a pensare" ed il tipo si prende del cavernicolo - a ragione!
Mi sembra di ricordare uno scambio simile, sì. In ogni caso, se anche non lo ricordassi, concordo sul "cavernicolo" appioppato al mittente. Del resto, era pure una "bestia"! Cosa potevamo aspettarci??
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