E' un horror con un titolo che si
presta a diverse interpretazioni, questo. Sono poche storie, perché
è una raccolta di dieci racconti, ed è un'esortazione allo stesso
tempo: poche storie, qui ci si spaventa!
E l'autore s'impegna a farci passare
qualche ora di suspense...e anche di disagio, talvolta. Si tratta di
un giovane scrittore lodigiano, Stefano Uggè, che si occupa al
meglio da subito della propria fame di letture, nutrendole subito con
i racconti di Edgar Allan Poe e i romanzi di Stephen King. I
risultati di quell'alimentazione corretta giovanile si mostrano nei
racconti in cui ci esorta, senza troppe parole, a spaventarci. Le
situazioni di partenza sono sempre “normali”: una gita in un
borgo caratteristico, la ricerca di una casa nido per sposi giovani,
una ricerca in biblioteca, il soggiorno in un albergo. Apparentemente
normali, almeno. C'è sempre un dettaglio, un piccolo particolare
anonimo, un'espressione, una parola di tinta diversa, che fanno già
presagire che fiorirà qualcosa di poco piacevole nello sviluppo
della vicenda. Non si nota subito; l'autore lancia il guizzo facendo finta di nulla. E nella migliore delle tradizioni, siamo noi lettori a
cogliere la nota stridente, mentre i personaggi camminano beatamente
ciechi verso la propria rovina...eppure, diamine, lo sapete che non
conviene fidarvi delle guide sconosciute, per quanto affascinanti,
che vi conducono nei sotterranei di un bellissimo castello misterioso
e vi guardano in QUEL modo! Insomma, ma non vi insospettisce nemmeno
un po' il prezzo troppo basso di quella casa? Non avete notato
proprio nulla nel modo in cui la proprietaria vi parla, vi guarda? E
smettete di fantasticare sulle donne provocanti che vi passano
davanti negli alberghi, soprattutto se siete soli...non è detto che
siano libere, e che, soprattutto, non rientrino già nelle mire di
qualcun altro, qualcuno poco disposto a farsi da parte. Prendersi
cura di un bambino è una cosa seria, e impegnativa...ma ormai è
troppo tardi per impararlo. C'è solo l'inevitabile e terribile resa
dei conti. Nessun pentimento, nessuno sconto di pena. Questi sono
alcuni dei “brutti” quarti d'ora che piombano nella vita degli
ignari personaggi vittime, e che vivacizzano le pagine del libro. Non
mi dilungo oltre ad anticiparvi le vicende, per non creare spoiler, e
per non togliere quella giusta sottile atmosfera di disagio residente
in queste pagine, che deve stuzzicare la vostra fantasia e farvi
stare anche un po' sulle spine. E' questa la sensazione che ho
provato io, leggendo il libro: una sottile sensazione di ansia
serpeggiante, perché il male era troppo insinuante, troppo forte e
quasi inarrestabile nel suo sviluppo. I racconti sono brevi, narrati
in un linguaggio molto contemporaneo, molto moderno, in alcuni punti
colloquiale, che danno vita ad un bel contrasto con i contenuti, che
narrano di un male antico, una malvagità che da sempre attenta alla
vita umana, senza mai stancarsi di farlo. Un ultimo consiglio: non
leggete questo libro di sera troppo tarda...
LoreGasp
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