Un'altra perla per la mia collana degli
scrittori campani, di cui sviscero a WeekendOut, la trasmissione di
Radio Piazza Live da Monte di Procida. Si tratta di una perla
ultramoderna, freschissima di creazione, essendo stato pubblicato il
libro a novembre 2014: Francesca Illiano, con Autopsia del terzo
millennio. Scrittrice giovane, che nel mondo si presenta come agente
di viaggi, offre ai nostri occhi famelici di lettori questa raccolta
di undici racconti molto brevi. Veloci, leggeri, e intensi come
uranio. Fisicamente, il libro è sottile, si legge molto presto. Non
lasciatevi ingannare. Quella è solo la porta d'ingresso...e non
parlo della copertina, già molto particolare. L'intero libro è una
porta d'ingresso, verso le corde più sensibili e trascurate del
cuore, quelle che non amiamo andare a toccare, perché vibrano forti,
e per questo scomode. Copertina e titolo, che sono le prime cose che
guardiamo e che ci attirano in un libro, attivano già una reazione
di disagio, per quanto estremamente positivo. L'autopsia si esegue
sui cadaveri, per accertarne le cause di una morte misteriosa, o su
cui è necessario indagare a fini di giustizia. Il terzo millennio è
questo secolo bizzarro, ricco, povero e sconfortante allo stesso
tempo, in cui ci troviamo ancora a vivere.
Qualcosa, però,
suggerisce che sia già morto...e che noi stiamo vivendo un periodo
morto, senza esserne consapevoli. Qualcuno sì, ed è per questo che
ordina un'autopsia...per scoprire le cause di questa morte. E l'atto
dello scoprire è quello che esegue la figura femminile ritratta di
spalle, che si artiglia la schiena impietosamente, esponendoci quello
che sta sotto una pelle livida, decorata e tenuta insieme a stento da
un legaccio: una struttura che ricorda una spina dorsale, ma fatta di
metallo, gelida, disumana, che ispira fascino e repulsione allo
stesso tempo. Entrando nei racconti del libro, andiamo a fare la
conoscenza di tanti personaggi, ciascuno al centro di una storia.
Siamo noi, i nostri vicini di casa, i nostri amici, i nostri
conoscenti. E' il professore nato per esserlo e per educare
generazioni giovani nel vero senso della parola, che si ritrova a
svendere le fibre più tenere della sua esistenza per riempire la
pancia, vittima dell'incapacità avida degli amministratori di
politica e burocrazia. E' la ragazzina giovanissima di anni, adulta e
indurita di animo, che negozia il proprio corpo per l'abito bello e
costoso. E' l'adolescente gay, inaccettabile per la sua sessualità
ma meravigliosamente accolto nel suo ruolo di caprio espiatorio
dell'ignoranza cattiva altrui, che gli risulterà insopportabile e
fatale. E' il barbone amaramente ironico su se stesso, sulla propria
vita randagia e sulla maschera buonista della malvagità dei
cosiddetti “cittadini perbene”. Suonano familiari? Conosciamo
qualcuno così? Siamo noi, o siamo stati noi, in qualche momento
della nostra vita? Abbiamo ascoltato alcune di queste storie al
telegiornale, rammaricandoci su queste vicende sconnesse, per poi
dimenticarcene al primo cambio di canale? Francesca Illiano ha il
grandissimo merito di ricordarcele, in modo “umano”, con le sue
parole calde e ricche. Nessun facile compiacimento o ammaestramento
buonista nel suo stile: non sta salendo in cattedra, non sta facendo
un reportage giornalistico di denuncia. Sta raccontando vite
sconnesse, o apparentemente normali che vengono sovvertite
dall'incuria e dall'ignoranza altrui, in modo morbido, vivo,
partecipe e rispettoso. Quando ho chiuso il libro e ho cercato
un'immagine per rappresentarlo velocemente, ho pensato ad un gatto.
Un bellissimo gatto morbido, dalle movenze affettuose, che si
avvicina, si struscia, si fa coccolare, s'impone all'attenzione. E
quando se ne va, si gira improvvisamente e lascia un graffio sulla
mano che cercava con imperiosità affettuosa. I racconti di Francesca
Illiano si fanno ricordare esattamente allo stesso modo: morbidi,
caldi, vivi, attenti, svelti, e graffianti nelle chiuse. Se volete
emozioni morbide, dimenticatevi questo libro. Se volete essere
rassicurati sulla fortuna che avete avuto a non passare una di queste
vicende, non considerate nemmeno il titolo. Se desiderate sentire
vibrare le vostre corde nascoste, anche se vi mettono a disagio, e se
amate il suono morbido della nostra lingua in testa, prendete
Autopsia del terzo millennio e chiudetevi da qualche parte con lui.
“Levigo con cura il legno al quale ti
crocifiggerò
E su quella croce ci sono finita io
E mi inchiodo le mani ché smettano di
cercare le tue.” (Francesca Illiano, Autopsia del terzo millennio,
ArteMillennium, pag. 94)
LoreGasp
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