venerdì 22 marzo 2019

Matteo di Pascale - Il piano inclinato

LoreGasp


In fisica, per piano inclinato si intende una particolare macchina semplice costituita da una superficie piana disposta in modo da formare un angolo maggiore di 0° e minore di 90° rispetto alla verticale, rappresentata dalla direzione in cui si esplica la forza di gravità (che può essere determinata ad esempio attraverso un filo a piombo).” Sono le prime parole della definizione di piano inclinato in Wikipedia, per una veloce consultazione.

La definizione fisica è la prima cosa cui ho pensato, dopo aver letto il titolo di questo libro di Matteo di Pascale, uscito ieri 21 marzo per I Jackpot di Las Vegas Edizioni, e con cui ho confrontato la storia, dopo averla letta. Ero curiosa di scoprire se una delle leggi fisiche più antiche di questo mondo (pare che gli Egizi la conoscessero già, grazie alla loro abilità di costruttori di grandi opere) si potesse, in qualche modo, applicare alla vita umana. E soprattutto, come.

La sinossi è già un invito a guardare in quella direzione:

Francesco, pubblicitario di successo da cinque anni in Olanda, non sa ancora di essere come una biglia d’acciaio in bilico. Di giorno lavora in un’agenzia in cui guadagna più soldi di quanto riesca a spendere, di sera passa da un locale all’altro a caccia di alcol e ragazze. Le sue vicende si mescolano a quelle dell’olandese Nicky, dell’americana Julia, del greco Christos, e di molti altri “expat” che come lui cercano di ammazzare la noia in una festa infinita tra i canali.
Ma quando cerca di ricordare il vero motivo per cui se ne è andato via da casa, accade l’inevitabile. Il piano inizia a inclinarsi, la biglia scivola, Francesco perde il controllo: si innamora di Nina, la ragazza spagnola di Christos, e questa passione illumina tutto il resto di una luce improvvisamente spietata. Il lavoro, gli affetti leggeri, le sbronze, niente ha più senso.
Dentro un’Amsterdam fatta di eccessi, dove la vita sembra un’esperienza di passaggio e perdersi è sempre concesso, Francesco ha forse l’ultima occasione per non precipitare.

A prima vista, e restando in superficie, ho provato fastidio per le vicende di Francesco. Molto di quel fastidio proviene proprio da lui. Quando ci affianchiamo alla sua vita, ci troviamo già con un bell’inizio di vertigini. Di giorno, Francesco si rinchiude in un ambiente semi-asettico, bianco quanto certe atmosfere allucinate di Matrix (vi ricordate l’incontro di Neo nella bianchissima stazione della metropolitana?).

lunedì 11 marzo 2019

ThrillerNord#4 - Grotesquerie, Emanuela Valentini

LoreGasp

Recensione scritta per Thrillernord, Associazione culturale.

Emanuela Valentini! Sono molto felice di averla "ritrovata". Dai tempi de La bambina senza cuore, avevo perso le sue tracce, pur se vedevo che era impegnatissima a scrivere e creare.
E ora, con questo bellissimo romanzo bizzarro, ritorna sul Blog, e io ne sono particolarmente felice.

Sinossi

Inizi ‘900, Francia. La pace tra gli stati europei è effimera e messa in discussione da rivalità, sete di conquista e moti di ribellione. A Rouen vige il culto della perfezione estetica. Se i ricchi curano i loro difetti fisici con delle protesi d’oro, trasformandoli in simboli di bellezza, i poveri ritenuti più strani finiscono nel circo di Madame Grotesque, un posto macabro in cui creature emarginate e deformi si guadagnano da vivere divenendo oggetto di scherno e di divertimento dei potenti. Nel frattempo, in una prigione sotterranea segreta, i dissidenti vengono indebitamente impiegati nella costruzione di macchine da guerra... Una scrittura avvolgente e piena, un romanzo corale dall’ambientazione potente, un’avventura steampunk distopica piena di personaggi tormentati e cose che non dovrebbero accadere. Un’adolescente muta non dovrebbe essere costretta a lavorare in un circo dei mostri; una ragazza intrepida e generosa non dovrebbe essere ridotta in schiavitù; un giovane coraggioso che si affida alla poesia non dovrebbe essere ostaggio di sudici poteri.


giovedì 7 marzo 2019

Arriva il 32° Salone Internazionale del Libro di Torino!

LoreGasp




Mercoledì 6 marzo 2019, ore 11,30, presso lo spazio Murazzi Student a Torino, direttamente affacciato sul Po, si è tenuta la prima conferenza d’avvio del Salone Internazionale del Libro di Torino, previsto per il periodo 9-13 maggio.

Gli anni scorsi riuscivo sempre ad arrivare in ritardo, o a sbagliare il giorno della conferenza d’inizio. Perciò, arrivavo sempre un po’ trafelata a sapere e capire come si sarebbe sviluppato il Salone più atteso della città, guardando i siti o i social.

Quest’anno è stato diverso, anche perché il Salone sta funzionando in modo leggermente diverso, almeno dal punto di vista della comunicazione. Dopo la conferenza, ho l’impressione che il direttore del Salone, Nicola Lagioia, non si sia risparmiato quando si è trattato di fare un passo avanti, esporsi in prima persona e dire: sì, il Salone si farà, e sarà un po’ diverso da come abbiamo sempre fatto.
Non sono certo la persona più adatta per rivangare la storia tormentata di un Salone espositivo che dovrebbe sempre filare liscio come l’olio ed essere sostenuto da città, regione e nazione intera, e non serve a nessuno andare a focalizzarsi sulle magagne del passato e le mancanze del presente.
È facile criticare, è facile giudicare ed è facile sperare che le cose buone come questa falliscano e spariscano dalla faccia della terra, a beneficio di invidie e di creature piccole quanto capocchie di spillo, che si rallegrano delle sventure altrui.

A me piace guardare le cose in un altro modo.

Cos’ho visto ieri?

Innanzitutto, uno spazio di conferenza interessante: il Murazzi Student Zone è un locale dall’architettura abbastanza insolita (muri di mattoni, volte a vista che fanno pensare più ad un magazzino, che non ad un luogo dove ci si riunisce per parlare, creare e anche prendere un caffè), riservato agli studenti e ai ritmi e alle esigenze della loro vita di studio, esattamente a due passi dall’argine del fiume Po. Se io avessi avuto a disposizione uno spazio simile, nei miei giorni universitari, non mi sarei più scollata da lì.

All’inizio, una sfilata dei principali attori che si sono riuniti per tirare su le sorti di un Salone che tre quarti della città dava per spacciato durante la stessa edizione del 2018: Silvio Viale, presidente dell’Associazione Torino, città del libro, Giulio Biino, presidente della Fondazione Circolo dei Lettori, Maurizia Rebola, direttrice della Fondazione Circolo dei Lettori, e Nicola Lagioia, direttore editoriale del Salone del Libro.

Dopo i dovuti ringraziamenti e tributi alla politica, la rivelazione anche delle difficoltà incontrate nell’appianare la situazione Salone da parte dei rappresentanti del Circolo dei Lettori, si è arrivati al cuore vero e proprio. Come sarà strutturato il Salone? Chi comparirà? Quali autori? E il paese ospite?

Il Salone cambia struttura: il padiglione n°5 non è più disponibile, entrerà in scena lo spazio espositivo dell’Oval. Di conseguenza, le entrate saranno due, con la calda, caldissima speranza che il flusso dei visitatori sarà più disciplinato e meno soggetto a quelle orribili code faticose, soprattutto dei primi giorni. La speranza è mia, naturalmente. Io mi auguro che se ne stiano occupando perché, da creatura nevrastenica e impaziente come sono, anche solo 5 minuti di coda, all’italiana, per di più, sono una tortura inenarrabile. Non è tanto il dover aspettare il proprio turno di entrata, che potrebbe essere ragionevole, quanto il dover difendere continuamente la propria postazione dai furbi, continuamente presenti e in agguato, che ritengono il loro tempo sempre molto più prezioso degli altri, e che devono passare per primi, in grazia della loro spregevole furbizia.

Capita dal panettiere, e purtroppo anche in manifestazioni di questo tipo, dove si presuppone ci sia un concentrato maggiore di rispetto altrui. Illusione.

Paese ospite? No, non c’è. Perché limitarci ad un paese, quando si può avere una lingua intera?

Una delle novità del Salone è proprio questo: lo spagnolo sarà la lingua ospite del 32° Salone Internazionale del Libro. Perché una lingua? Perché parlare altre lingue è il modo migliore per abbassare barriere di cultura e tradizione tra umani, e avvicinarsi a conoscere, e apprezzare.
Un altro ospite d’onore c’è, però, ed è Sharjah, la capitale mondiale del libro 2019: pare non sia stato facilissimo accordarsi questa presenza, che potrebbe anche rivelarsi sorprendente.

Chi sono gli autori? Talmente tanti, che... non li ricordo! Di sicuro mi è rimasto impresso Matt Salinger, il figlio di John Salinger, che interviene a proposito del famoso padre. Quest’anno ci saranno festeggiamenti vari al Salone, che coinvolgono moltissime case editrici, come la Sellerio, che compie 50 anni, Minimum Fax, che ne compie 20 e molte altre ancora che non cito solo per questioni di memoria… ma sono rimasta davvero sorpresa di quante compiono gli anni praticamente tutte insieme. Il 9 è un numero propizio per i concepimenti, davvero. :-D

Sto tralasciando tanti pezzi. La conferenza è durata un paio d’ore, ed è stata molto ricca, per la parte che tocca le presenze di autori e case editrici e tutto il programma del Salone Off, quello che coinvolge librerie e strutture che ospitano serate e feste a tema provenienti dal libro. Vi ricordate che spagnoleggiamo a maggio a Torino, al Lingotto? Lo faremo anche fuori, poiché la lingua è strettamente associata a paesi che amano danze come tango, merengue, bachata. Insomma, si legge e si balla a Torino! E non solo.

Alla conferenza io ho colto la volontà di fare, di creare e di offrire un’esperienza che si allarghi nelle vite di chi frequenterà il Salone toccando più corde possibili. Ci saranno insoddisfazioni, insofferenze e cose riuscite male, critiche e giudizi più o meno reali o supponenti. Fa tutto parte del gioco.
Il gioco, sì. Non ho detto una cosa estremamente importante, che riguarda il tema del 32° Salone Internazionale del Libro: il gioco. E in particolare, il gioco del mondo.

Come sarebbe se tutte le culture, i paesi, le lingue e le tradizioni del mondo fossero parte di un grande gioco divertente? È la domanda che nasce esaminando le opere di Julio Cortazar, che è l’incarnazione di una grande mescolanza di culture e di lingue, essendo nato in Belgio da genitori argentini, e scrittore e viaggiatore in tutta Europa.

Che ne dite? Scendete a giocare, a maggio?

martedì 12 febbraio 2019

ThrillerNord#3 - A bocca chiusa, Stefano Bonazzi

LoreGasp

Recensione scritta per Thrillernord, Associazione culturale.

I libri scelgono, e vengono scelti. Questo mi aspettava al varco. Non tanto per farmi ritornare in alcune situazioni abbastanza angoscianti vissute da giovane, ma per farmi comprendere che ormai sono alle spalle. Possono ritornare a graffiare, ma solo se mi fermo a credere che sia così.
Non graffia.
Non fa male.
E' illusione.
Svanisce e può non tornare mai più.

Sinossi

L'afa d'agosto è insopportabile, soprattutto quando hai dieci anni e sei costretto a startene chiuso in casa con il nonno, una belva in gabbia la cui violenza trova sfogo su di te. E se non puoi frequentare gli altri bambini, anche tu diventi un animale solitario, destinato a crescere somigliando ogni giorno di più al tuo aguzzino. Così finisci per accogliere il seme del male. Lo covi per anni, lo senti germogliare, finché non spunta il desiderio di vendetta. Ma se la persona che ti ha allevato, trattandoti come una bestia, ora è morta, devi scegliere qualcun altro su cui sfogare la tua rabbia..."A bocca chiusa", romanzo d'esordio di Stefano Bonazzi, racconta la genesi di un assassino. Un viaggio allucinato tra i deliri del protagonista che, partendo da un'infanzia di violenze e privazioni, attraversa una cruda diseducazione sentimentale e sfocia in un finale tragico e spiazzante.

martedì 5 febbraio 2019

Margherita Oggero – La vita è un cicles

LoreGasp

Le battute d’inizio del 2019 si aprono di nuovo con Margherita Oggero, che sabato 26 gennaio, a Buttigliera Alta, ha presentato il suo ultimo libro, La vita è un cicles, in compagnia del Comune di Buttigliera, Bolla e Fantasia e il Blog Del Furore Di Aver Libri.

Ecco la sinossi:

In una gelida mattina d'inverno, nel retro dell'Acapulco's, uno dei peggiori bar di Torino, viene ritrovato un morto ammazzato. Chi è? Ma soprattutto, chi l'ha fatto fuori, e perché? Massimo, giovane laureato in Lettere che per sbarcare il lunario prepara panini e scongela brioches precotte, non sa nulla di quel cadavere con la faccia spappolata, così come sembra non saperne niente neppure Gervaso detto Gerry, il figlio del padrone del bar, un ragazzotto non proprio sveglio, più interessato a conquistare la bella Sabrina che a fare fatica dietro al bancone... A dirigere le indagini con la sua squadra c'è il commissario Gianmarco Martinetto, un poliziotto dal carattere ruvido e apparentemente scostante come la sua città, che deve rimboccarsi le maniche per risolvere questo intricato caso in cui le piste investigative si confondono e si sovrappongono. Dietro l'omicidio c'è forse la mano di una misteriosa mafia veneta che ha il controllo della periferia torinese? Oppure è uno spietato regolamento di conti per una faccenda di droga, o prostituzione? E chi è veramente Gilda, femme fatale che fa perdere la testa a Massimo, bravo ragazzo più a suo agio con le versioni di latino che con i sentimenti? In una girandola di irresistibili colpi di scena e con la sua scrittura densa di humour nero, la straordinaria Margherita Oggero ci regala un giallo dal ritmo serrato in cui come sempre Torino, e non solo i suoi abitanti, ha un ruolo da assoluta protagonista: la Torino delle periferie, della clandestinità, del degrado, della convivenza difficile, dimenticata dalla politica ma teatro di grandissima e mai sopita vitalità.

Intrigante, vero?


lunedì 4 febbraio 2019

ThrillerNord#2 - Bartleby mi ha salvato la vita, Massimo Tallone

LoreGasp

Recensione scritta per Thrillernord, Associazione culturale.

Continuano le sorprese riservate dalla collaborazione con Thrillernord: mi sono addentrata nel testo principale della Libroterapia, scritto fresco fresco da Massimo Tallone, come desideravo da un po'. Nello stesso tempo, ho visto elencati e descritti con disinvoltura e precisione tutti i motivi per cui leggo.
Cosa si può chiedere d'altro, ad un libro?

Sinossi

In quest'opera Massimo Tallone propone di leggere i classici della letteratura come istruzioni per l'uso utili alla propria vita, come rimedi per fronteggiare i disagi e i malesseri di nuova e antica data, come sollievo nel ritrovare in testi lontani esperienze comuni e soprattutto le soluzioni a molti problemi di oggi. La lettura fornisce strumenti indispensabili alla vita quotidiana: perché, infatti, farsi cogliere alla sprovvista da una emozione d'amore o da un furto in casa, quando si può arrivare già perfettamente preparati, grazie alle prescrizioni contenute in "Madame Bovary" e "Nudi e crudi"? Ma "Bartleby mi ha salvato la vita" non è solo un saggio. L'autore fornisce esempi pratici, mostrando come nella sua vita abbia risolto problemi, superato dolori e affrontato imprevisti chiedendo soccorso, di volta in volta, a un personaggio letterario, a un classico.


martedì 22 gennaio 2019

Davide Pappalardo – La versione di Mitridate

LoreGasp


… è interessante che su tre articoli, due siano dedicati a libri che ruotano intorno ai veleni. E all’inizio dell’anno. :-D Potrebbe aprire mondi interi di battute e scherzi, come l’ipotesi che non abbia smaltito a dovere il cenone…

Io sono attratta dall’argomento “veleno”. Mi affascina da sempre, e quando scoprii l’esistenza di Lucrezia Borgia e della sua (presunta) maestria con i veleni, la aggiunsi al mio piccolo Pantheon privato. Perciò, un libro che ha nel titolo questo termine, o qualcosa che lo richiama, si guadagna la mia attenzione. Cosa sono i veleni? Sostanze tossiche, che procurano malattie, danni agli organismi viventi e pure morte, nei casi di maggior potenza.  Per una lettura completa, consiglio il sito Treccani.

Non sono tutti così brutti e cattivi, però. Alcuni di loro sono sostanze curative: nelle dosi eccessive, diventano letali. Un esempio classico è la digitale purpurea: in dosi sufficientemente basse sono curative degli scompensi cardiaci, ma in quelle sbagliate, o eccessive, li aumentano fino alla morte. Oppure il pesce palla, prelibatezza costosa se cucinato nel modo adeguato, arma letale nel caso contrario, magari perché il cuoco si dimentica di asportare le sacche del veleno… ah, la smemoratezza.

Ne La versione di Mitridate abbiamo a che fare con un cuoco sbadato? Oppure con uno talmente ambizioso da ricorrere a metodi alternativi per sbaragliare la concorrenza, come mostrò Luca Iaccarino?
No, abbiamo a che fare direttamente con il veleno, richiamato dall’illusione a Mitridate, il leggendario re del Ponto che divenne immune al veleno,  grazie ad una paziente e costante assunzione di sostanze tossiche nel corso della vita per sopravvivere ad eventuali attentati.   

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