Mercoledì 6 marzo 2019, ore 11,30, presso lo spazio Murazzi Student a Torino, direttamente affacciato sul Po, si è tenuta la prima conferenza d’avvio del Salone Internazionale del Libro di Torino, previsto per il periodo 9-13 maggio.
Gli anni scorsi riuscivo sempre ad arrivare in ritardo, o a sbagliare
il giorno della conferenza d’inizio. Perciò, arrivavo sempre un po’ trafelata a
sapere e capire come si sarebbe sviluppato il Salone più atteso della città,
guardando i siti o i social.
Quest’anno è stato diverso, anche perché il Salone sta
funzionando in modo leggermente diverso, almeno dal punto di vista della
comunicazione. Dopo la conferenza, ho l’impressione che il direttore del
Salone, Nicola Lagioia, non si sia risparmiato quando si è trattato di fare un
passo avanti, esporsi in prima persona e dire: sì, il Salone si farà, e sarà un
po’ diverso da come abbiamo sempre fatto.
Non sono certo la persona più adatta per rivangare la storia
tormentata di un Salone espositivo che dovrebbe sempre filare liscio come l’olio
ed essere sostenuto da città, regione e nazione intera, e non serve a nessuno
andare a focalizzarsi sulle magagne del passato e le mancanze del presente.
È facile criticare, è facile giudicare ed è facile sperare
che le cose buone come questa falliscano e spariscano dalla faccia della terra,
a beneficio di invidie e di creature piccole quanto capocchie di spillo, che si
rallegrano delle sventure altrui.
A me piace guardare le cose in un altro modo.
Cos’ho visto ieri?
Innanzitutto, uno spazio di conferenza interessante: il
Murazzi Student Zone è un locale dall’architettura abbastanza insolita (muri di
mattoni, volte a vista che fanno pensare più ad un magazzino, che non ad un
luogo dove ci si riunisce per parlare, creare e anche prendere un caffè),
riservato agli studenti e ai ritmi e alle esigenze della loro vita di studio,
esattamente a due passi dall’argine del fiume Po. Se io avessi avuto a
disposizione uno spazio simile, nei miei giorni universitari, non mi sarei più
scollata da lì.
All’inizio, una sfilata dei principali attori che si sono
riuniti per tirare su le sorti di un Salone che tre quarti della città dava per
spacciato durante la stessa edizione del 2018: Silvio Viale, presidente dell’Associazione
Torino, città del libro, Giulio Biino, presidente della Fondazione Circolo dei
Lettori, Maurizia Rebola, direttrice della Fondazione Circolo dei Lettori, e
Nicola Lagioia, direttore editoriale del Salone del Libro.
Dopo i dovuti ringraziamenti e tributi alla politica, la
rivelazione anche delle difficoltà incontrate nell’appianare la situazione
Salone da parte dei rappresentanti del Circolo dei Lettori, si è arrivati al
cuore vero e proprio. Come sarà strutturato il Salone? Chi comparirà? Quali
autori? E il paese ospite?
Il Salone cambia struttura: il padiglione n°5 non è più
disponibile, entrerà in scena lo spazio espositivo dell’Oval. Di conseguenza,
le entrate saranno due, con la calda, caldissima speranza che il flusso dei
visitatori sarà più disciplinato e meno soggetto a quelle orribili code faticose,
soprattutto dei primi giorni. La speranza è mia, naturalmente. Io mi auguro che
se ne stiano occupando perché, da creatura nevrastenica e impaziente come sono,
anche solo 5 minuti di coda, all’italiana, per di più, sono una tortura inenarrabile.
Non è tanto il dover aspettare il proprio turno di entrata, che potrebbe essere
ragionevole, quanto il dover difendere continuamente la propria postazione dai
furbi, continuamente presenti e in agguato, che ritengono il loro tempo sempre
molto più prezioso degli altri, e che devono passare per primi, in grazia della
loro spregevole furbizia.
Capita dal panettiere, e purtroppo anche in manifestazioni
di questo tipo, dove si presuppone ci sia un concentrato maggiore di rispetto
altrui. Illusione.
Paese ospite? No, non c’è. Perché limitarci ad un paese,
quando si può avere una lingua intera?
Una delle novità del Salone è proprio questo: lo spagnolo
sarà la lingua ospite del 32° Salone Internazionale del Libro. Perché una
lingua? Perché parlare altre lingue è il modo migliore per abbassare barriere
di cultura e tradizione tra umani, e avvicinarsi a conoscere, e apprezzare.
Un altro ospite d’onore c’è, però, ed è Sharjah, la capitale
mondiale del libro 2019: pare non sia stato facilissimo accordarsi questa presenza,
che potrebbe anche rivelarsi sorprendente.
Chi sono gli autori? Talmente tanti, che... non li ricordo! Di
sicuro mi è rimasto impresso Matt Salinger, il figlio di John Salinger, che interviene
a proposito del famoso padre. Quest’anno ci saranno festeggiamenti vari al
Salone, che coinvolgono moltissime case editrici, come la Sellerio, che compie
50 anni, Minimum Fax, che ne compie 20 e molte altre ancora che non cito solo
per questioni di memoria… ma sono rimasta davvero sorpresa di quante compiono
gli anni praticamente tutte insieme. Il 9 è un numero propizio per i
concepimenti, davvero. :-D
Sto tralasciando tanti pezzi. La conferenza è durata un paio
d’ore, ed è stata molto ricca, per la parte che tocca le presenze di autori e
case editrici e tutto il programma del Salone Off, quello che coinvolge
librerie e strutture che ospitano serate e feste a tema provenienti dal libro.
Vi ricordate che spagnoleggiamo a maggio a Torino, al Lingotto? Lo faremo anche
fuori, poiché la lingua è strettamente associata a paesi che amano danze come tango,
merengue, bachata. Insomma, si legge e si balla a Torino! E non solo.
Alla conferenza io ho colto la volontà di fare, di creare e
di offrire un’esperienza che si allarghi nelle vite di chi frequenterà il
Salone toccando più corde possibili. Ci saranno insoddisfazioni, insofferenze e
cose riuscite male, critiche e giudizi più o meno reali o supponenti. Fa tutto
parte del gioco.
Il gioco, sì. Non ho detto una cosa estremamente importante,
che riguarda il tema del 32° Salone Internazionale del Libro: il gioco. E in
particolare, il gioco del mondo.
Come sarebbe se tutte le culture, i paesi, le lingue e le
tradizioni del mondo fossero parte di un grande gioco divertente? È la domanda
che nasce esaminando le opere di Julio Cortazar, che è l’incarnazione di una
grande mescolanza di culture e di lingue, essendo nato in Belgio da genitori
argentini, e scrittore e viaggiatore in tutta Europa.
Che ne dite? Scendete a giocare, a maggio?
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