Eragon si trova davanti ad un bel compito difficile. Trovare il proprio vero nome. Nel corso degli altri libri si è parlato del vero nome di altri personaggi, e di come lo stesso giovane Eragon sia riuscito a indovinare il vero nome di un altro uomo. Questa scoperta gli ha permesso di creare un incantesimo per impedire che l’uomo si avvicinasse ad un determinato personaggio (la sua stessa figlia, che aveva in precedenza danneggiato, pur senza averne l’intenzione), e a costringerlo ad un giuramento inappellabile e indissolubile. Avendo pronunciato il vero nome dell’uomo nell’antica lingua (la lingua della magia), e avendolo inserito in un incantesimo, la potenza della coercizione magica diventava praticamente inarrestabile e infrangibile. Fu relativamente facile per Eragon arrivare a indovinare il vero nome dell’uomo. Ma non lo è altrettanto arrivare a capire il PROPRIO vero nome. Eragon riflette, riflette, parla e si confida con Saphira la dragonessa, arrivando a scavare nelle pieghe più riposte di se stesso, dove non aveva il coraggio di guardare. Senza esito.
Si arrabbia, grida, è deluso, è impaziente, si scoraggia, prende a pugni il pavimento. Non vuole e non puo’ permettersi di non arrivare a capire il proprio vero nome: è uno strumento importante anche nella lotta contro Galbatorix. “E’ facile restare calmi quando non c’è niente di cui preoccuparsi, Eragon. Ma riuscirci nelle situazioni più ardue…E’ questo il vero esame a cui devi sottoporre il tuo autocontrollo. Non puoi permettere alla rabbia e alla delusione di annebbiarti la mente, non adesso. Devi sgombrare la tua coscienza più che mai.” E’ la voce disincarnata dell’antico e potentissimo drago Glaedr che consiglia Eragon. Esattamente così…è facile restare calmi quando tutto è calmo. La vera sfida è rimanere calmi quando tutto intorno sta cadendo a pezzi e sta per travolgerti. (Quanto mi sono sentita Eragon in quel momento)
Chi sono? Eragon non sa rispondere. Continua a non saper rispondere. Si ritira in solitudine, togliendosi armatura e armi, di notte, da solo, in una città in rovina, possibile preda di animali feroci, entità oscure, assassini. Continua a riflettere, lotta brevemente con una lumaca gigante in cerca di cibo, si fa domande, studia l’ambiente intorno, si tormenta. Finché…una serie di riflessioni apparentemente senza uscita, lo conducono a scoprire il proprio vero nome. Inizia con “Non voglio tornare indietro”. “Non sono più quello che ero”. Il ragazzo Eragon che viveva nella valle, che aveva scoperto l’uovo di Saphira la dragonessa, non esisteva più. E questa semplice scoperta, quasi banale, lo porta a pronunciare a se stesso il proprio nome.
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