Di nuovo le cattedrali. Questo blog ha una sua coerenza involontaria,
in un certo senso: i libri che ho scelto finora di inserire qui sono collegati
tra loro in qualche modo. Questo libro è incentrato su una cattedrale in
particolare, e verso la fine ne mostrerà una già costruita e diventata famosa
suo malgrado per un assassinio sacrilego. Sì, proprio lei, la Cattedrale di
Canterbury. Quando ho iniziato a leggere I pilastri della terra non avevo idea
che avrei sentito parlare di lei di nuovo. Nel riassunto di copertina, si parla
della costruzione di una cattedrale gotica nell’Inghilterra medievale, ma non sono
indicate date precise, per cui si poteva trattare di qualunque edificio, di
qualunque anno, di qualunque parte dell’Inghilterra. Il Medioevo ha avuto una
certa durata, per cui c’era l’imbarazzo della scelta. Quando ho iniziato a leggere, ho scoperto che
si trattava di uno dei periodi storici che mi piacevano maggiormente, il XII
secolo, nella zona compresa tra Salisbury, Winchester, Kingsbridge, nel Sud
della Gran Bretagna e più precisamente dall’anno 1135 al 1174. Alcune delle
località descritte non esistono più, poiché si tratta di piccolissimi feudi attaccati
ad un castello di riferimento e ad uno o più piccoli villaggi. Nel momento in
cui il castello veniva distrutto, anche il villaggio annesso poteva seguire la
stessa sorte. Posso dire che ho adorato letteralmente questo libro, per
moltissime ragioni. E’ quasi scontato l’argomento: leggevo tutto quello che
potevo sul periodo storico del Medioevo, soprattutto britannico. Le cattedrali,
con la loro imponenza, mi hanno sempre affascinato e intimorito.
Mi è capitato di visitarne alcune, e ogni volta mi domandavo come potevano uomini piccoli e di forza limitata costruire quei giganti di pietra e vetro, in perfetto equilibrio, così slanciati verso l’alto a raggiungere il cielo e i suoi abitanti. L’ambientazione, l’Inghilterra: insieme al Giappone, sono i due paesi del mondo che adoro letteralmente, di cui voglio sapere tutto. Diversi anni prima di leggere questo libro, sono stata a visitare alcuni dei posti descritti, in un paio di bellissime vacanze studio, ed è stato intenso e divertente andare a ripescare nella memoria i ricordi dei posti visitati, delle cattedrali (Canterbury e Salisbury), delle stradine medievali acciottolate, della luce violenta di certe mattine all’aperto nella campagna inglese. Il periodo storico: è Medioevo sì, ma è uno dei periodi che meno ricordo dai miei studi scolastici, e gli avvenimenti del libro partono qualche anno dopo la morte misteriosa del figlio di re Enrico I, durante il naufragio della White Ship, avvenuta il 25 novembre 1120 (ci stiamo quasi avvicinando, come anniversario). La scomparsa del legittimo erede, e la conseguente morte del sovrano, porta in Inghilterra un periodo di contrasti e di lotte per il potere, noto come Anarchia.
Mi è capitato di visitarne alcune, e ogni volta mi domandavo come potevano uomini piccoli e di forza limitata costruire quei giganti di pietra e vetro, in perfetto equilibrio, così slanciati verso l’alto a raggiungere il cielo e i suoi abitanti. L’ambientazione, l’Inghilterra: insieme al Giappone, sono i due paesi del mondo che adoro letteralmente, di cui voglio sapere tutto. Diversi anni prima di leggere questo libro, sono stata a visitare alcuni dei posti descritti, in un paio di bellissime vacanze studio, ed è stato intenso e divertente andare a ripescare nella memoria i ricordi dei posti visitati, delle cattedrali (Canterbury e Salisbury), delle stradine medievali acciottolate, della luce violenta di certe mattine all’aperto nella campagna inglese. Il periodo storico: è Medioevo sì, ma è uno dei periodi che meno ricordo dai miei studi scolastici, e gli avvenimenti del libro partono qualche anno dopo la morte misteriosa del figlio di re Enrico I, durante il naufragio della White Ship, avvenuta il 25 novembre 1120 (ci stiamo quasi avvicinando, come anniversario). La scomparsa del legittimo erede, e la conseguente morte del sovrano, porta in Inghilterra un periodo di contrasti e di lotte per il potere, noto come Anarchia.
Il libro mi è passato tra le mani.
RispondiEliminaHo ancora la sensazione che fosse “il libro giusto nel momento sbagliato”. Mi spiego: ha tutti i miei “ingredienti preferiti” – qualcuno in comune con te (ricordo male o eravamo insieme in quel di Canterbury dove il povero Thomas à Becket “ci ha rimesso le penne”?).
Il periodo storico, la trama fatta di intrighi a tutti i livelli (ho ancora sullo stomaco quell’”uomo di chiesa” intrallazzatore ed untuoso), il parere di alcuni amici “papirofagi” (Follett sa scrivere)…ma ho interrotto la lettura dopo i primi capitoli. Ero in piena rieducazione e Neurino-mio non ha retto lo sforzo.
Chissà, magari ci riprovo!
Infatti, ha tutti i tuoi ingredienti preferiti e sì, non sbagli, eravamo insieme a Canterbury dove Thomas à Becket fu "invitato" a passare a miglior vita.
EliminaFai bene a riprovarci, e quando lo farai, questo libro ti entusiasmerà come ha fatto con me. Ti piacerà troppo, ma deve essere preso con calma, perché è pieno e intenso, e i personaggi entrano tutti "dentro".