mercoledì 1 febbraio 2012
L'eleganza del riccio - Il grottesco
Cambiamo argomento, decisamente. Dai draghi, ad una “draga”. E con draga non intendo la macchina per dragare la terra…una “draga” è una persona, in questo caso una donna, particolarmente in gamba in qualcosa. Si usa di solito l’espressione “sei un drago” perché naturalmente la lingua è più espressiva al maschile che non al maschile. L’espressione “sei una dragonessa” assomiglia ad un insulto, più che ad un’attestazione di ammirazione. In questo caso, la “draga” è la protagonista de L’eleganza del riccio, la portinaia Renée, che vive e lavora in uno dei bellissimi palazzi della borghesia parigina. All’esterno, onora il cliché, anche fisico, della portinaia: di mezz’età, di aspetto scialbo, di gusti altrettanto scialbi, di scarsa se non nulla cultura. Una persona che vale poco, insomma, in grado di fare un lavoro tutto sommato di poco valore: “guardare un palazzo”…errore. E’ vero che le apparenze ingannano, e in questo caso in pieno. La signora può non aver studiato e seguito un percorso accademico “normale”, ma ha sviluppato un senso e un gusto per la cultura e l’informazione e l’arte estremamente forti. Al riparo della sua povera guardiola nello splendido palazzo, legge L’ideologia tedesca, ascolta Mahler, legge testi di arte, guarda dvd con film d’autore. E questo sembra già stridente con il precedente ritratto. Ma quello che veramente esce dagli schemi è la cura quasi angosciosa, da criminale attento a non farsi scoprire dalla legge, con cui la signora Renée si trincera dietro l’immagine (l’avatar, in qualche modo) della portinaia semi-analfabeta, povera di denaro e di spirito. Anzi, fa di tutto per mantenere vivo e in salute questo avatar nato e solidificato dai pregiudizi sociali, per proteggere se stessa e la sua vita segreta.
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a ben guardarci e molto interessante con un atteggiamento cosi aparentemente dimesso, sia in realta cosi rivoluzionario nel rifutare letichetta apposta sulla persona.
RispondiEliminaInfatti va completamente controcorrente...mi sarei aspettata un atteggiamento completamente diverso, un tentativo di miglioramento per far colpo sui "grandi" che abitano nel palazzo (e che tanto grandi non sono, visto come si comportano), e invece è tutto il contrario. L'auto-miglioramento qui è vissuto interamente come un piacere per sé, quasi proibito e da nascondere gelosamente a chiunque, ad ogni costo.
EliminaSono “entrata” nel condominio di Rue de Grenelle, ho conosciuto questa stupenda portinaia che mi distrugge la fenomenologia con una manciata di parole (e già solo per questo ha tutta la mia simpatia: parafrasando il Liga “ad elucubrare sono bravissima da me”!), ma l’unico dettaglio che mi ha veramente colpito… lo sciacquone del WC con musica incorporata dell’inquilino giapponese. Il resto è troppo “elucubros-esistenzialista” per me!
RispondiEliminaEffettivamente, lo sciacquone con la musica incorporata è un colpo da maestro, e di un maestro che potrebbe essere solo giapponese, direi! :-)
EliminaAdesso finalmente ho capito uno dei motivi per cui - alla fine - ho bocciato il libro! Il principale? Oibò, lo ammetto: puzza sotto il naso, non amo i libri nati in francese, ma è una mia “personalissima eresia” - non è contagiosa ed è innocua (insomma, niente rogo o "dagli all'untore!"). La maschera. Renée indossa una maschera. Si nasconde dietro il personaggio stereotipato della portinaia brutta-stupida-ignorante. Avrà un suo mondo interiore bellissimo e luminoso, ma lo nasconde con cura. Solo pochi possono accedere. In un mondo che strombazza meriti come gli intellettualoidi dei “piani superiori”, quelli che sanno scrivere senza orrori (sic!) ortografici, Renée (sottile ironia del tipico nome cristiano, ri-nato, cioè nato a vita nuova dopo il battesimo) indossa non solo una maschera, ma una vera e propria corazza. Immaginatemi blu con cappello bianco e braccia conserte: "io odio le maschere!" marzia
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