Oggi sono ritornata un
po’ bambina e mi sono smarrita a leggere, dal mio solito fedele amico Il
Libraio e da un articolo trovato su Repubblica, la recensione di questo piccolo
e particola libro. Vi giro le mie ricerche.
Da Il libraio:
“Questo delicato albo illustrato racconta la storia di due bambini, nati in
famiglie di diversa estrazione sociale, che confrontano e scoprono che i loro
papà sono tipi molto diversi: uno possiede una macchina (con otto portiere)
guidata da un autista, l'altro va al lavoro con due autisti e un'auto con così
tante portiere che non le ha mai contate (la metropolitana).
Uno ha enormi responsabilità e deve prendere
importanti decisioni, l'altro ha nelle mani la vita di centinaia di persone
ogni giorno (è infermiere). Uno possiede un giardino grande come un campo da
calcio, l'altro frequenta il parco cittadino con lunghi viali e il laghetto con
i cigni.
Dall'accostamento delle due vite diverse emerge
però una verità comune: l'amicizia e il rispetto sono le cose più preziose!”
Dalla Repubblica:
“Edunque evviva Il mio
papà : oggi al tema dei padri non si sfugge. Un tempo l'onnipresenza (e
onnipotenza) materna li metteva sullo sfondo; ora emergono continuamente in
primo piano, tra libri, dibattiti, film, serie tivù. Magari distinguendosi per
moltiplicazione numerica (effetto delle famiglie allargate). O per
inafferrabilità del ruolo. O per cangianti dinamiche coi figli. Se ne parla, se
ne parla, se ne parla.
Dialogare con Il mio papà —
titolo di un libricino acuto ed essenziale scritto da Stefano Mauri e
illustrato con grazia meravigliosa da Costanza Prinetti — significa evocare il
valore del bene comune.
Bianco e nero, povero e
ricco, orgoglio e pregiudizi, fiducia e disinganno, politica della convivenza.
Il mio papà confronta due piccoli amici con babbi diversi. L'uno ha forti
responsabilità aziendali, l'altro ha in mano la vita di molte persone (fa
l'infermiere). L'uno acquista biciclette a volontà, l'altro ne usa centinaia
(grazie al bike sharing). L'uno possiede un parco di lusso, l'altro porta a giocare
i suoi ragazzi in un giardino (pubblico) immenso e fiorito. L'uno va in vacanza
alle Bahamas, l'altro viaggia a casa con la fantasia, leggendo storie
avventurose.
Sintetizzato dalla prefazione
di Gherardo Colombo, il senso del discorso sta nella differenza tra i papà Più
e i papà Come. I Più pensano che amare i propri bambini sia dare loro le cose:
tante, troppe. I Come credono invece che equivalga a dimostrare che ciascuno di
noi è come gli altri, nel segno del reciproco rispetto. Se solo il mondo afferrasse
l'importanza dei papà Come…”
molto molto carino!
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