sabato 26 settembre 2015

Dialoghi con L'Amanita#7 - ...ma i libri parlano?

L'Amanita e LoreGasp

I libri parlano. 
Oppure tacciono. 
L'ultima volta che sono andata al Salone del Libro credo di aver esasperato parecchie persone - Loredana inclusa (cercava di smussare le mie risposte granitiche). Inutile insistere, proporre, imporre: parecchi libri tacevano, al contrario delle persone che mi martellavano tanto da innervosirmi. Lo so: cercavano di lavorare, ma se un libro non mi parla, non lo sfioro neanche. 
Questo è solo un aspetto dell'eloquenza di un libro. Oggi però ho in mente un altro tipo di comunicazione. 

Un libro presenta un amico. Ovvero una citazione. 
Capita spesso: i personaggi citano un film, una musica, l'ultimo libro letto.
Evidentemente c'è una cospirazione astrale o chissà quale caso strano, da qualche mese mi trovo alle prese con "Il buio oltre la siepe", di Harper Lee. Lo trovo ovunque. 
Prima citazione, molto generica: il titolo. Neurino-mio ronza: "Il buio, il buio... la siepe... lasciamo perdere quell'allegrone del Giacomino Leopardi, ma non è un film con Gregory Peck?" 
Piccola digressione. Non sono una patita di cinema/tv, ma se proprio devo scegliere, vado a ripescare vecchi film drammatici come "Lo specchio della vita", "Peyton Place" e simili, musical o quelle commedie garbate e datate come "Sabrina".
Poco tempo dopo, sono alle prese con una fotografa scombinata che conferma il vago ricordo: la tipa adora G. Peck nei panni di Atticus Finch. Caspita, Neurino ha azzeccato. 

Don Tillman, nel libro di Simsion, cerca di comprendere il mondo umano con i film. Indovinate cosa guarda? Già, "Il buio oltre la siepe". 
Mi segno di fare qualche ricerca, ma mentre finisco un'altra lettura, scopro che il film è tratto da un libro.
Va bene, l'universo sta cercando di dirmi qualcosa? O forse un libro mi sta parlando.
Un richiamo potente, visto che mentre cerco in libreria l'ultimo economico della Reichs, mi trovo sull'amato scaffale delle offerte - indovinate un po' - "Il buio oltre la siepe" a 6 Euro.

Va bene, ho capito, HO CAPITO! 

Preso e che diamine! La prossima volta aspetto ancora un po', magari mi arriva direttamente a casa. 
Letto praticamente tutto d'un fiato (la fotografa dell'altro libro ha ragione: Atticus è un gran personaggio), con scorrevolezza ed una leggerezza tali che il colpo si sente dopo. 
E che dolore! Mi si è aggrovigliato lo stomaco con tutti i suoi vicini.
Sì, perché la vicenda raccontata dalla ragazzina con tanta spensieratezza è una pagina dolorosa della storia statunitense e contiene una tragedia immensa. 
Fine anni '30. La vita della cittadina di provincia del "profondo Sud" scorre tranquilla e sonnolenta, ma in realtà nasconde parecchie insidie. 
Apparentemente è la storia di un padre e dei suoi figli, ma fa parte di un quadro dettagliato che Balzac intitolerebbe "La comédie humaine": c'è l'umanità intera su queste pagine. Uomini e uominicchi, le donne ed il loro "posto" (signore della buona società o sguattere grrrr), maestre di vecchia generazione e maestrine fresche di studi con nuovi metodi educativi, emarginati bianchi ed emarginati neri. 
Il razzismo è solo un aspetto dell'emarginazione. Non è solo la storia "misero-pezzente-bianco-del-paese contro negro-di-turno", anche se già questo elemento mostra la miseria della natura umana; l'essere umano cerca di riscattarsi, crescere (ed è cosa buona), ma sceglie il modo sbagliato: non si evolve, si limita a schiacciare qualcuno più debole.

C'è la storia del misterioso "Boo" Radley, segregato (altra forma di emarginazione) da anni, che mi ha chiarito il titolo originale nelle ultime pagine.
To Kill a Mockingbird (uccidere un tordo) diventa il suggestivo Il buio oltre la siepe. Raro caso in cui apprezzo la traduzione libera. C'è buio, sì, ma è oltre. 
Nel libro il riferimento al volatile è sensato: la piccola Scout lo dice due volte; è peccato sparare a un tordo (tradotto merlo e nel film mi pare parlino di usignoli), cioé non bisogna danneggiare creature belle ed indifese. Penso il tordo/usignolo sia Arthur "Boo" Radley, che dalla sua gabbia vede... ed alla fine rappresenta l'innocenza, la bellezza trionfante su tutta la grettezza umana.
Questo libro canta, altro che sirene di Ulisse! Un coro di promesse e speranze: l'umanità è quella che è, ma ogni singolo può scegliere. 

L'hai letto? O magari qualche libro ti parla...

Lessi questo libro alle medie. E' stata forse una delle poche scelte intelligenti nell'ambito dei nostri programmi scolastici ORRIBILI. Lo dico con un po' di stizza, soprattutto perché mi vedo attorno una decadenza scolastica che m'indigna non poco...ma è meglio non toccare questo tasto, perché mi si risveglia il Torquemada interno e non è agevole riportarlo al riposo. 

All'inizio del libro, ammetto che non capivo bene di cosa si trattasse...per me il razzismo basato sui colori della pelle, sulle religioni professate continua ad essere inspiegabile e niente e nessuno potrà mai convincermi che queste sono "ragioni" valide per discriminare un essere vivente. La voce della piccola Scout, però, ha qualcosa di ipnotico e ogni volta non vedevo l'ora di riascoltarla nella testa. Aveva un punto di vista così particolare sulle cose...e Atticus era un personaggio potente nella sua calma. Non ho mai visto il film, anche se ci sono sempre capitata di straforo tra un salto e l'altro, ma credo che Gregory Peck sia stata un'ottima scelta per incarnarlo.

E poi, Boo Radley...ero troppo curiosa di capire perché un essere umano si rassegnasse a vivere segregato e lontano dagli altri, un eremita moderno e volontario, tramutato in occasione di iniziazione per un gruppo di ragazzini un po' sciocchi e sognatori, come di solito si è, quando non si ha l'età per guidare o votare. Ammetto che, talvolta, ho pensato di imitarne l'esempio. 

Sono passati diversi anni da quei giorni delle medie, ma ogni tanto passi di questo libro venivano a ripresentarsi nei momenti più impensati. Più che cantare, credo che alla fine, in-canti...

6 commenti:

  1. Bel post - Si io credo che i libri parlino - tutti i libri parlano e ti raccontano la loro storia.
    Solo che spesso il lettore non è predisposto ad ascoltare e quindi gli sembra che alcuni libri non parlino e non dicano nulla ......
    Per sentire quello che ti vuole dire un libro devi essere predisposto ad ascoltarlo ;-)
    Buon Fine settimana ed a presto !

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    1. In effetti, leggere dà la possibilità di ascoltare tante voci e di ampliare l'ascolto anche a chi di solito non prenderesti in considerazione.

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    2. Arwen
      Grazie per l'apprezzamento, sono felice di poter trasmettere le emozioni che un libro mi regala (in genere, a parte i manuali di pseudo-psicologia-fai-da-te, accolgo tutta la carta stampata).
      Hai ragione, tutti i libri parlano; abbiamo la fortuna di poter scegliere tra centinaia di voci!

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    3. Esatto - il bello stà proprio nel poter scegliere di ascoltare la voce che più ci aggrada e tuttavia, a volte, è anche bello poter prendere in considerazione ed ascoltare una voce insolita che normalmente non avremmo avuto interesse a sentire. A volte si hanno delle belle scoperte !

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  2. Sì, Loredana, stendiamo un velo pietoso (una bella trapunta imbottita) sui programmi scolastici e la decadenza, neanche io voglio risvegliare l'inquisitore.
    Sarà che il libro mi è capitato ora, capisco bene Boo Radley (sì, l'eremita-inside è ben sveglio;->!). Forse da bambini la diversità è un peso, motivo di scherno da parte della massa unificata, ti trasforma in un bersaglio facile (come un tordo) per quella massa così ben descritta da Scout. Meglio prendere le distanze.

    Canta, in-canta, ti "smuove dentro"... hai svegliato anche Neurino-Mio che si è messo a ragliare a squarciagola
    "...come il coro delle sirene di Ulisse m'incatena
    ed è bellissimo perdersi in quest'incantesimo..."
    Sarà Battiato? Devo andare a cercare, ormai ho quella musica in testa!

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    1. Ecco uno spunto interessante tra musica e libri. Spesso anche a me capita di mettermi a cantare qualcosa, spinta da un passo o da un personaggio di un libro...così posso tener compagnia a Neurino-Tuo.
      Meditiamoci!

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