Per chi ama i gatti, questo titolo sarà quasi qualcosa di
scontato. Ed è risaputo che avere in casa un animale da compagnia abbia effetti
rilassanti e divertenti sui padroni umani. E se l’animale in questione è un
gatto, ancora di più, per quanto i ruoli sono invertiti. La casa appartiene al
gatto, che è il vero signore dell’umano che ha il preciso compito di
prendersene cura, sfamarlo, coccolarlo a comando e mettersi da parte quando Sua
Signoria (il gatto, sempre) ritiene di doversi occupare di altro.
Una volta richiamati in testa questi brevi elementi, ne
resta da aggiungere un altro, che si rivela l’asse portante dell’intero libro: "Un
gatto non si butta nel fuoco per nessuno”.
Strano? Aspettate a dirlo, inizia la storia di Lorenzo e
Claudia.
Lorenzo è un pubblicitario mediocre, che va presto in crisi.
È un buon esecutore, ma la sua fantasia e il suo potere di attrazione clienti
con i suoi testi diligenti ma senz’anima, sono molto limitati. Sua moglie
Claudia è una pubblicitaria come lui, ma creativa, forte e aggressiva. Se vuoi qualcosa, prendilo! è il suo
mantra, il suo motto, la sua filosofia da sempre. Vivono a Londra in un
appartamento che rimarrà solo a lui, dopo che Claudia se ne andrà a mordere la
vita con un altro uomo, brillante e aggressivo quanto lei.
Pare l'inizio della fine per Lorenzo, e per qualche tempo si
trascinerà in una vita da zombie. Indeciso se andare a riprendersi una donna
che chiaramente lo ha messo da parte, se chiudere il baule dei ricordi,
spezzare la chiave, e buttare il suddetto in un fiume, oppure se farla finita,
magari con un gesto esagerato.
Se fosse solo, probabilmente la terza ipotesi si
concretizzerebbe.
È un mondo chiuso, privato ed esclusivo, dove si pratica la
gattoterapia. Gli esseri umani che lo abitano imitano i gatti: le loro movenze,
la loro sensualità, indifferenza ed eleganza. E sono tutti di successo: belli,
desiderati, con il mondo che non chiede altro di gettarsi ai loro piedi, per
favore.
Passata l’iniziale diffidenza, Lorenzo applica alla grande i
“precetti” della gattoterapia, e diventa anche lui un uomo di successo,
sfruttando la sua passione per la cucina e una vena nascosta di scrittura
creativa. Non c’è più traccia dello zombie pieno di rimorsi di qualche tempo
fa.
“Non ci faccio neanche
più caso che sto diventando pazzo. Prima ero un sano di mente fallito, ora che
sono matto faccio quello che mi piace e sono pagato lautamente. Indosso sempre
la calzamaglia gattosa sotto i vestiti e vado sempre più spesso alla Casa dei
Gatti, due o tre volte alla settimana, per ricordarmi che il mondo là fuori è
il mio enorme gomitolo di lana e devo dare le zampate giuste, non accettare
nessuna offesa, essere elegante, lascivo, affettuoso con sensualità,
indifferente e carnivoro.”
Affascinante, eh? Un ritratto così farebbe girare la testa a
chiunque.
Essere gatto, però, non è poi così facile. Non per chi
scopre di avere cuore di… cane.
Ai gatti viene spesso rimproverato la caratteristica di
essere opportunisti e crudeli, superficiali. Non sono quelli interessati agli
altri, se non per quello che possono fare per loro, e se si tratta di dare una
mano… beh, non li trovate più. I cani, invece, sono quelli disposti a morire
per chi amano, come il loro padrone, cui si legano.
Lorenzo si troverà, ad un certo punto di questa vita sognante
di potenza sensuale, davanti ad un bivio. Ha già percepito che qualcosa di buio
si nasconde sotto tutto il luccichio dell’oro, e che questi gatti umani non sono
poi così desiderabili. E che persino i gatti veri, come quello che si è portato
a casa il primo giorno di gattoterapia, dal nome evocativo di Iago, sono esseri
temibili, pur sotto il musetto tenero e i grandi occhioni ammiccanti. Il nome
di quel bivio è Claudia, la sua ex-moglie, tornata non volente a
risconvolgergli la vita.
È uno di quei libri che mi ha tenuto incollata per un paio d’ore
di sera tardi, facendosi leggere a tutti i costi. Sferzante, ironico,
divertente, freddo e folle. Onirico, compassionevole e crudele. E molto veloce.
L’autore ha uno stile di racconto fluido, ricco, e anche arrabbiato, in certi
punti, ma non si ferma mai. La vicenda, con i suoi risvolti non sempre chiari,
non permette mai al lettore di fermarsi, o di avere dubbi. Come un gatto che
gioca, bisogna stare svegli, attenti: non potrai mai sapere, altrimenti, da
dove arriverà la zampata finale.
Consigliato, consigliatissimo, per chi non sa scegliere tra
essere altruista o egoista a tutti i costi. Per chi si è stancato di
comportarsi da cane, e per chi non vede l’ora di farsi desiderare e venerare
come un gatto.
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