Il gruppo de I thriller di Edvige e altro tra le righe, gestito da
Cristina Mazzuccato e Valentina Lanino, organizza dei gruppi di lettura online
condivisa tra i suoi membri. Ogni condivisa dura un mese, in cui i lettori
leggono e recensiscono un libro scelto tramite un sondaggio precedente.
Questa è la seconda volta che partecipo anch’io (il
precedente romanzo era La lunga notte del Detective Waits, ma non ho ancora
messo le mani sulla tastiera per scriverne), e finalmente riesco a mettere giù
i miei pensieri prima della scadenza del mese. Io e i gruppi di lettura abbiamo
sempre qualche difficoltà di sincronia: trovo il modo, spesso, di essere in
ritardo sulle letture o sulle scritture.
Indubbiamente, un buon incentivo, questa volta, è stato il
romanzo scelto, La scomparsa di Stephanie Mailer di Joël Dicker. Conoscevo
l’autore per aver letto e recensito La verità sul caso Harry Quebert cinque
anni fa, per il blog Sangue d’inchiostro. Un altro bel pacchetto di pagine (704 il primo, 779 il secondo),
uno stile a tratti verboso, un certo gusto piuttosto tenace per i flashback,
personaggi qualche volta al limite del credibile, fino ad essere un po’ fuori
di testa, e una storia ricca di misteri, vicoli ciechi, colpi di scena.
Ne La scomparsa di Stephanie Mailer siamo a Orphea, nello
stato di New York. Una cittadina tranquilla, nella regione degli Hamptons, in
cui la criminalità è semi-azzerata e la vita ha i ritmi rallentati di altre
epoche. Nel 1994, nel tentativo di vivacizzare l’atmosfera sonnacchiosa della
città, l’amministrazione crea un festival teatrale. È la prima emozionante
edizione, che passa alla storia non solo per essere quella che apre la serie,
ma perché la sera dell’inaugurazione il sindaco di Orphea e la sua famiglia
vengono barbaramente uccisi in casa loro.
Davanti al loro vialetto, una vittima collaterale, probabilmente
attirata dal rumore degli spari: Meghan Padalin, una giovane donna che faceva
jogging nel parco, uccisa con un colpo alla nuca.
Vent’anni più tardi, nel 2014, Jesse Rosenberg, detto
Capitan 100%, a causa della sua lusinghiera statistica di casi risolti nella
sua carriera, sta festeggiando la sua ultima settimana nel corpo di polizia di
stato di New York, per dedicarsi ad un suo progetto personale. Stephanie
Mailer, brillante giornalista locale, lo avvicina per congratularsi per la
nuova vita che sta per iniziare e per sottolineare che, nel 1994, quel caso di
pluriomicidio non è stato risolto affatto con l’arresto di Tennenbaum. Il vero
colpevole era sfuggito all’arresto e con tutta probabilità ancora a piede libero
a godersi la vita.
Per quanto incredulo, Jesse Rosenberg non può lasciar
passare un’affermazione di questo genere senza verificarla, ma prima che possa
fare qualcosa, Stephanie scompare misteriosamente.
Questo è l’inizio di una lunga corsa nel tempo e nello
spazio, tra Orphea e New York, alla ricerca di Stephanie e soprattutto alla
ricerca di questo fantomatico assassino rimasto impunito da vent’anni. Jesse
Rosenberg riesce, con un po’ di difficoltà, a far riaprire il caso del
pluriomicidio, ricevendo l’ultimatum di risolverlo in pochissimi giorni. Per
una “strana” coincidenza, si sta avvicinando la data dell’edizione annuale del
festival teatrale di Orphea, dove tutto ha avuto inizio… quale cornice migliore
per rivelare il volto dell’assassino?
Vi è mai capitato di andare in una festa dove conoscete solo
il padrone di casa o al massimo l’amico che vi ci ha portato? E che
improvvisamente, il suddetto si improvvisa cicerone, vi afferra il braccio e vi
porta in giro dicendovi: “non conosci nessuno, qui? Ah, niente paura, te li
presento tutti io!”
E poi veramente lo fa?
Ecco, l’autore fa esattamente così. Sospetto che gli sarebbe
piaciuto fare il poliziotto, oltre allo scrittore, per cui è meticolosissimo
nel farci incontrare e conoscere tutti i personaggi coinvolti nella situazione,
e non sono pochi. Giorni fa espressi il desiderio di dare un’occhiata agli
appunti dell’autore per questo romanzo: solo per vedere se essermeli immaginati
come la piantina della metropolitana di Londra corrispondeva a verità…
Scoprirete l’assassino insieme a Jesse e Derek, ma prima
finirete in una serie di vicoli ciechi e false verità che potrebbero rischiare
di stancarvi. Se avete già letto i precedenti romanzi di Dicker, conoscete il
suo amore per le storie lunghe e ripiene di tutto quello che può accadere sotto
il sole alla specie umana. Se siete pazienti, e sopportate che vi porti in giro
qualche volta un po’ a vuoto, allora troverete un libro simpatico, che vi ha
raccontato una storia ricca, a tratti lenta, quasi insabbiata.
Altrimenti, se preferite le azioni veloci e ritmate, e un po’
meno di follia nei personaggi (alcuni sono davvero spassosi, al limite del
credibile), dovrete rivolgervi ad un altro testo.
Se ripenso a questa lettura, mi accorgo che avevo bisogno di
un libro simile, in questo momento, per rallentare un po’ e mettere a fuoco
qualche pensiero molesto di vita che cerca di attirare la mia attenzione da
qualche tempo.
L’ho trovato rispecchiato in certi lati nascosti di Jesse e
ripetuto nella vita di alcuni comprimari: questo mi ha aiutato a osservarlo da
un’altra visuale e senza emozioni particolari. Questo ha contribuito a
lasciarmi un buon ricordo de La scomparsa di Stephanie Mailer, per quanto non
credo che lo rileggerò molto presto. Sono ancora un po' frastornata da tutti i nomi e le vite contenuti in quelle pagine...
Ciao da oggi Ti seguo
RispondiEliminaCiao Mirka, benvenuta!
Elimina