… un ciclo che stava aspettando da diverso tempo! Nel 2013
trovai quasi per caso Il primo di un ciclo di quattro romanzi, scritti da
Massimo Carlotto in collaborazione con Marco Videtta, per la rubrica Scrittori
Made in Campania. Carlotto non è proprio originario di quelle parti, verissimo,
ma il collega Videtta che lo affiancò in questo ciclo sì, per cui mi disposi a
leggere.
Sorvolo sull’aggancio solido del titolo. Quel “vendicatrici”
messo lì apriva da solo mondi su mondi.
Il primo romanzo ci fa conoscere soprattutto Ksenia, la
sposa siberiana, come dice il sottotitolo. Arrivata in Italia con un matrimonio
combinato che nei suoi sogni avrebbe dovuto migliorarle la vita, scopre che
quello è in realtà il primo passo per sprofondare in un inferno di violenza e
schiacciamento solo ai suoi danni. Il viaggio per riemergere da quell’abisso,
però, la porta in contatto con altre tre donne, Eva, Sara e Luz, ciascuna con
la sua storia horror nelle fibre. Si riveleranno amiche, famiglia, guerriere,
solidali, socie, amanti: un gruppo di titanio. Un gruppo di quattro donne inferocite
con la società maschile che le ha prese a calci in faccia per diletto e
sfruttamento, che le porta a trasformarsi, appunto, in vendicatrici. Ciascuna
di loro a suo modo, con il suo carattere e i suoi tempi.
Dopo Ksenia, ci spostiamo a conoscere Eva D’Angelo. Proprietaria di una profumeria piuttosto nota nel
quartiere (siamo a Roma), con un ex marito ingombrante, Renzo, che l’ha
lasciata presto in un mare di debiti. Renzo ama donne e bella vita, ma non
affaticarsi troppo a lavorare. Per quello c’è sempre stata Eva, dinamica,
intraprendente, che non si tira mai indietro. Un giorno ritorna, bello come
sempre, superficiale come sempre, ingannatore come sempre, ed Eva ricade sotto
il suo incantesimo. Questa volta, però, dietro le rose e i fiori di una
riconciliazione inaspettata (e un po’ troppo rosea per essere vera vera), ci
sono spine molto affilate. E altrettanto pericolose. Renzo è finito in un giro sporchissimo,
imperniato sulla famiglia Mascherano, zingari ricchi e potenti, che
taglieggiano negozi, riciclano denaro, spacciano, sono implicati nel gioco d’azzardo.
Il suo gancio è stato Melody Mascherano, la nipote del capofamiglia e boss, di
cui è diventato amante per una notte, attirato dalle grandi quantità di denaro
contante e dalla Ferrari gialla esibiti e spesi con noncuranza dalla ragazza.
Se per lui è stato un bel gioco, non è stato così per lei, che lo cerca, lo
vuole, lo pretende. Irrompe nella vita di Eva minacciosa e violenta per
prenderselo. E questo è solo l’inizio. Il pericolo è reale, ci sono soldi in
gioco che Renzo non può restituire, l’angoscia del dover sfuggire, la crudeltà
di chi non considera niente di importante se non il potere e il denaro e spezza
vite umane con noncuranza, la rabbia di chi vede i propri sentimenti e il
proprio lavoro buttati via al vento per la superficialità altrui. Eva dovrà
affrontare tutto questo, poiché Renzo l’ha coinvolta troppo a fondo, ma a
differenza del suo ex-marito imbecille, la donna ha tre alleate formidabili in
Sara, Luz e Ksenia. Insieme, e grazie agli interventi che talvolta sanno di
miracoloso della misteriosa e ferocissima Sara, sapranno raddrizzare una
situazione buia e senza evidente via di uscita.
accuratamente il suo vero cognome, non risponde a domande troppo personali, dispone di risorse pressoché illimitate e ci sono poche cose che non sa fare. Apparentemente, è un’ex-agente dei Nocs. In realtà, è una creatura che vive solo per vendicarsi. Spietata e sadica con i violenti, che non ha remore a stendere usando trucchi e colpi proibiti, è una vera vendicatrice. Ama trasformarsi. La vedete all’inizio del libro. Impacciata, graziosa come una cucciolotta nei panni di una segretaria un po’ imbranata e molto emozionata perché invitata a cena dal capo nel suo villino. Un vero agnellino nella tana del lupo… che si lecca i baffi, pregustando tutta una serie di torture e sopraffazioni da infliggere alla povera stupidotta. Come ogni predatore collezionista di successi troppo facili, non si accorge, il lupo sbadato, che quella che entra in casa sua è una vipera velenosissima drappeggiata in bei vestiti e un sorrisino dolce dolce. Lo scoprirà a sue spese.
Perché Sara
attraversa la capitale come un Raptor in caccia, pronta a stritolare chiunque
infligga dolori e torture al prossimo? Perché ha una missione. Da quando aveva
11 anni, quando la sua vita famigliare si è spezzata per sempre, Sara cerca i
colpevoli di quell’atto criminale che l’hanno cambiata al punto di trasformarla
in una Furia che si ciba solo di vendetta, come nella tradizione mitologica greca.
Diventa agente dei Nocs, si prepara, è forte, fortissima, scrupolosa, spietata
e violenta quando occorre. E anche ossessionata. Non esiste altro, oltre alle
sue amiche e alla sua vendetta e alla sua ricerca personale. Anche la legge,
quando diventa un ostacolo, viene infranta senza tanti ripensamenti, se questo
le serve nella sua crociata personale. Tanta ostinazione la porterà poi alla
verità. Una verità estremamente sgradevole, che rischierà quasi di
distruggerla. Non sempre i delitti richiedono una punizione. Non sempre la
ricerca della verità è la cosa giusta da fare.
Nel momento in cui Sara fa pace con i demoni che ha
risvegliato in sé e nell’ambiente, pare che tutto si quieti anche nella vita
delle quattro donne. Ne hanno passate così tante, nei primi tre romanzi. Ma se
non ci fosse ancora qualcosa da dire, a che scopo scriverne un quarto? Qui è Luz, in Solo per amore, che ha qualcosa da raccontare. Non tanto su di sé, poiché
è già venuto fuori molto nel primo romanzo. Quello che si è lasciata dietro in
Colombia arriva a sconvolgere la sua vita di nuovo, nelle sembianze molto belle
di una sua giovanissima connazionale, Mirabel Arenas. Appena maggiorenne, s’innamora
dell’uomo sbagliato, quello che appartiene alla famiglia ricca e potente dei
Montealegre, imperatori del caffè, che la usa come un grazioso giochetto. Per
quanto lui, Hernan, sia un dongiovanni mezzo svaporato, interessato soprattutto
a collezionare belle donne e begli oggetti senza preoccuparsi troppo di
accrescere il patrimonio di famiglia, gli altri membri sono molto più attenti.
E spietati. Intuiscono che la giovane Mirabel e i suoi occhioni romantici
potrebbero causare un problema. Hanno già trovato la soluzione, cui Mirabel
sfugge. Si dirige a Roma, dove sa che vive Luz… è un’amica della sua famiglia,
che lei non vede da oltre dieci anni. A questo punto, la famiglia di ricchi e
cattivi potrebbe ritenersi soddisfatta e pensare che la distanza tra Italia e
Colombia sia sufficiente a scoraggiare un amore unilaterale senza futuro, una
romanticheria da telenovela nella testa di una ragazzina inesperta. Qualcosa va
storto, però, e un sicario pericolosissimo si mette sulle tracce di Mirabel. Quando
nemmeno il sicario ritorna dalla sua missione, in Colombia capiscono che i guai
sono molto più seri del previsto. Il fratello maggiore del finto innamorato di
Mirabel si scomoda personalmente, portando via la ragazza. E questo avvia una
caccia che si snoda per mezza Italia, facendo emergere un giro assurdo di
compravendita di esseri umani, molto ben nascosto e molto fiorente. Inutile
dire che, l’intervento di Luz e delle altre tre Furie Vendicatrici, riporterà
la situazione alla calma, pur se con fatica e anche tanto dolore, tanta
tristezza.
Mi mancavano già tutte, quando ho chiuso l’ultima pagina che
conclude anche questa tetralogia di donne al di fuori delle righe. Tuttavia, ho
anche percepito che fosse meglio così, che tutte e quattro fossero veramente in
pace. È una sensazione bizzarra che ho già avvertito in altri libri di
Carlotto. Non in tutti, perché in Arrivederci amore, ciao, non c’è nulla di
finito, ma solo di sospeso. Quando l’autore ritiene che si debba mettere la
parola fine ad una vicenda, allora è veramente così. Nella sua scrittura,
sempre così fluida e così in grado di trasmettere odio, distacco, crudeltà,
sarcasmo, nel giro di poche frasi ritmate, traspare allora una certa dolcezza
triste, tipica delle cose che finiscono. Ed è così che le quattro donne provate
dalle loro storie infernali tornano a leccarsi le ferite, se ce ne sono, e a
tentare di ritrovare binari normali, senza scossoni.
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