(Ringraziamo Oscar Wilde per la sua partecipazione col De Profundis)
Lo spirito natalizio impazza.
Sì, be’, sicuramente non qua: ho tirato giù dallo scaffale Il ritratto di Dorian Gray e il De Profundis.
Cristina di Athenae Noctua: la Civetta del titolo sei tu.
Il tuo post su Dorian Gray mi ha solleticato. Ho apprezzato l’excursus sul movimento di fine ‘800, ma Wilde va ben oltre Dorian Gray, l’estetismo e il decadentismo. Wilde è profonda conoscenza dei Classici, connubio di vita e arte in bilico tra commedia e tragedia.
Ricordi, Loredana? È stato un amore in comune fin dal liceo, quando divoravamo qualsiasi libro ci capitasse fra le mani e ci prendevamo gioco praticamente di tutti (non che ora…). Wilde ci forniva parecchi spunti, già.
Credo siano passati quasi vent’anni dall’ultima volta che ho visto una sua commedia a teatro o letto qualcosa. L’arguzia intellettuale e l’immensità della sua anima mi travolgono ogni volta.
Curioso: anche al liceo il romanzo non mi ha detto molto, preferivo già altre opere. Le favole e il De Profundis sono parte di me.
La lettura dopo una malattia devastante ha altre risonanze. Ci sono pagine che tolgono il respiro sul dolore. Solo una grande anima può trovare la bellezza nel dolore.
Non eri in grado di sapere, non eri in grado di capire, non eri in grado di apprezzare. Io non avevo il diritto di pretendere che tu lo fossi. (p. 5)
Dov’è il Dolore, là il suolo è sacro. (p. 52)
Cessai di essere Signore di me stesso. Non ero più il Capitano della mia Anima, e non lo sapevo. (…) Ora trovo nascosto in fondo alla mia natura qualche cosa che mi dice che nel mondo intero niente è privo di significato, e tanto meno la sofferenza. (p. 63)
Il vizio supremo è la superficialità. Tutto ciò che è vissuto fino in fondo è giusto. (…) Soltanto rendendomi conto di ciò che sono ho trovato qualche conforto. (…) Respingere le nostre esperienze è arrestare il nostro sviluppo. Rinnegare le nostre esperienze è costringere la nostra vita alla menzogna. È niente di meno che rinnegare l’Anima. (p. 67)
Ho diritto alla mia parte di Dolore: e chi guarda alla bellezza del mondo e ne condivide il dolore e comprende la bellezza di entrambi, colui è in contatto immediato con le cose divine e si è avvicinato al segreto di Dio meglio di chiunque altro. (p. 97)
Venisti a me per imparare il Piacere della Vita e il Piacere dell’Arte. Forse sono stato scelto per insegnarti qualcosa di più splendido: il significato del Dolore e la sua bellezza. (p. 130)
(Una precisazione sull’edizione:
De Profundis, Oscar Wilde, prima edizione “Universale Economica” – I CLASSICI Feltrinelli, 1991.)
Dopo citazioni simili è difficile aggiungere qualcosa.
Ma Neurino-mio è in subbuglio.
Va bene, Wilde ammette che ha voluto sfidare il mondo e sappiamo come è finito. Sarei un’ingenua a definirlo vittima. Magari vittima delle proprie pulsioni e di una consapevolezza ontologica leggermente offuscata.
Quello che mi disturba non è la sua omosessualità. È l’attaccamento morboso a quella zecca di Douglas: confessa di aver visto i difetti, ma ha continuato.
Questo è amore? Una spinta emotiva così malata da portare all’autodistruzione? Voleva essere un incrocio di Lord Henry e Basil Hallward, demiurgo di bellezza e sapienza mondana, e si è ritrovato nei miseri panni di un Dorian Gray?
Ho cercato notizie su “Bosie” Alfred Douglas. Ricordavo vagamente che era un poeta, ma anche da morto vive di fama riflessa. Lo si ricorda grazie a Wilde…
Ecco, ho capito: Douglas è un vampiro, risucchia beni materiali e spirituali.
La domanda, però, resta.
Benedetto uomo, se hai visto questa caratteristica, cosa diavolo ti ha spinto a cercarlo ancora? Hai ricavato ulteriore sofferenza, dopo la scarcerazione: in miseria, malato e senza gloria non eri più “interessante” per il pidocchio…
Ma ‘sto cavolo d’amore è una malattia?
Oppure… cosa volevi dimostrare? Che senza “Arte” la Vita è un declino inesorabile?
Loredana, illuminami!
…purtroppo, sono uscita di casa senza lampada. A parte la battuta un po’ fessa, devo dirti che lo chiedi alla persona meno indicata a rispondere a queste domande. Tuttavia, questo non significa che non ci proverò.
Sono anni che voglio leggere il De Profundis e non ci sono mai riuscita, ma dalle citazioni che riporti, capisco anche i motivi della mia difficoltà. E dato che recentemente ricerco soprattutto libri che mi stirino il cervello, questo automaticamente diventa papabile, papabilissimo.
Trovare la Bellezza nel dolore non è da tutti. Nemmeno da pochi. E’ proprio da ESTREMAMENTE pochi. Sono coloro che hanno visto tutte le sfumature delle emozioni e il loro contrario, riuscendo a superarle proprio in virtù di questa vista “a raggi X”, che permette loro di vedere la piccola strada sterrata che li porta al di fuori dell’angoscia. Ripeto, sono ESTREMAMENTE pochi quella che la vedono, e Wilde faceva parte del piccolo ed esclusivo club.
Apparentemente, Wilde fu vittima di un mondo conformista schiacciasassi, che lo privò di orpelli mondani ed esteriori come la volubile fama e l’ancor più volubile ricchezza (non credo di ricordare, però, che fosse particolarmente ricco), esponendolo a causa della sua omosessualità.
Sotto sotto, vinse lui. Non si fece schiacciare interiormente dalle convenzioni, e visse l’amore a suo modo.
E’ amore quell’attaccamento senza pause per un essere chiaramente non alla sua altezza d’anima?
Credo di sì. Vide quello che era, anche se non era granché…ma non poteva essere una colpa, quella di Bosie, di non essere così ampio di spirito e sentimenti come Wilde. Non si era risvegliato, forse non sapeva di poterlo fare, e forse, se anche avesse saputo di poterlo fare, non ha preso la decisione di farlo. Risvegliarsi costa. Costa infinitamente di più di tutte le riserve di denaro e d’oro del pianeta. Non è qualcosa che si può insegnare; forse l’esempio può far scattare il desiderio, ma è necessario coglierlo.
Nonostante l’inferiorità del suo amante, Wilde gli fece dono di renderlo l’oggetto di un amore come il suo, in grado di andare oltre alcuni condizioni. Non so se si può parlare di amore incondizionato…mi dicono che non puoi sapere cosa sia l’amore incondizionato se non hai figli, per cui io rimarrò esclusa da questo tipo di conoscenza. Tuttavia, so che le emozioni e i sentimenti scivolano al di sotto di tutte le etichette e le scatole in cui li ficchiamo a forza, e alcuni esseri umani sanno provarli a livelli talmente ampi ed elevati, da raggiungere il divino. Figli o non figli.
Sono incline a pensare che senza Arte, la vita assomigli ad un declino triste, più che inesorabile. L’Arte è in grado di elevare l’anima spingendo su leve nascoste e profonde, al punto che può diventare facilmente terapeutica. E anche in questo caso, dipende dalle strutture su cui l’anima si appoggia, cogliere o meno la possibilità di apertura.
Vedi? Il De Profundis richiama echi sepolcrali e dolorosi, ma ci ha portate a parlare di Amore, proprio nel periodo dell’Anno (e nel giorno dell’Anno), in cui l’Amore torna sulla terra.
Strane vie, eh? :-)
Non hai bisogno di portarti appresso lampadine: sei tu stessa la lampada.
RispondiEliminaSì, strane vie. La vita, l’amore, l’immortalità… e la speranza.
La tua risposta mi ricorda che c’è speranza per tutti, anche i Bosie hanno il diritto di amare (come riescono) ed essere amati!
Sì, possono amare e amano anche loro, a loro modo. Il fatto di farsi coinvolgere nel sentimento, così come sono, è già un avanzamento. E' già un piccolo spunto per poter andare oltre e crescere. L'Amore ha talmente tante sfumature e manifestazioni, che nemmeno un arcobaleno potrebbe comprenderle tutte. O forse sì? Esistono colori che il nostro occhio non percepisce. Ma questo non vuol dire che non esistano. :-)
EliminaSicuramente devo leggere altro di Wilde, ma credo che al De profundis preferirò, come seconda lettura di questo autore, Salomè. Quindi non ho nemmeno una visione tanto articolata di Wilde da poter apportare un contributo significativo a questo interessante dialogo, ma credo che anche le contraddizioni di Oscar facciano parte della sensibilità decadente, piena di moti contrastanti, di affermazioni plateali e ripiego intimista.
RispondiEliminaSalomè: ottima scelta. Come tutte le opere di Wilde, del resto. Lo stesso The importance of being Earnest è meraviglioso: ne vidi un adattamento teatrale, ma non lo colsi bene. Recentemente ne hanno fatto un film con Colin Firth e Rupert Everett che mi ha aperto un intero mondo di interpretazioni, e mi ha fatto comprendere quanto fosse immenso e naturale lo spirito di Wilde.
EliminaHai ragione quando dici che le contraddizioni di Oscar Wilde si rispecchiano nei tempi decadenti della sua vita: si è fatto megafono di una melodia che suonava al di sotto della realtà tanto piena e chiusa di regole soffocanti.
Salomè! Ora che ne parlate, ricordo di averlo letto abbastanza recentemente per prepararmi ad assistere all’opera di Strauss.
RispondiEliminaUna delusione immensa, ma è "colpa" mia. La scenografia era una specie di freddo caveau bancario, i costumi orrendi… e, questo è il problema principale legato ai miei gusti, per una barocca come me quella musica è un supplizio. Mi sono sentita truffata, ho preferito la lettura.
Forse il libretto, con le illustrazioni di Beardsley, è ancora reperibile. Non mi spiacerebbe leggere poi un tuo post, Cristina.
Io credo di avere proprio quell'edizione con le illustrazioni di Beardsley. La comprai apposta, penso: leggere Wilde con le visioni di Beardsley, la quadratura del cerchio. Sicura che non te l'avessi già prestata?
EliminaSicura: ho la mia copia, un reperto degli anni ’80. Forse ne comprammo uno a testa in uno dei nostri “raid” furiosi delle librerie del Centro…
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