La Stagione di Cenere è l’estate. Quel periodo in cui la mia sopportazione, ben allenata e collaudata, si riduce dell’85% e il restante va in cenere, appunto, con la velocità di qualcosa colpito dal fulmine.
Un altro che non brilla per pazienza è Franco Zanna, il fotografo sui generis in perenne lotta con il Nero del precedente libro di Pasquale Ruju, Nero di mare, che abbiamo conosciuto insieme ad un pezzetto importante della sua famiglia: l’irriducibile figlia Valentina e il graniticamente affascinante zio Gonario (il mio preferito, senza dubbio).
Siamo in Sardegna, a Porto Sabore, inizio d’estate. Dovrebbe essere anche l’inizio di maggior lavoro e guadagno per l’ex reporter convertito a paparazzo, sguinzagliato dall’imperiosa Irene dell’agenzia Gallura Vera sulle tracce di celebrità più o meno planetarie, impegnate a prendere il sole in topless, frequentare feste glamour e costose, e a intrecciare relazioni poco consentite. Tempi maturi per frutta e scoop, insomma!
E non solo. Questo è tempo anche di incendi. I telegiornali trasmettono bollettini di guerra, quando parlano della Sardegna d’estate: terre e boschi anneriti e spezzati da fiamme indotte, procurate ad arte. Regolamenti di conti, malattie psicologiche di attrazione morbosa per il fuoco, dispetti… ? Qualcuno sì. Per la maggior parte dei casi, si tratta di altro. Qualcosa di più grave, che ha tanto il sapore delittuoso della truffa progettata e portata a termine con il contributo e la connivenza dei “soliti ignoti”… quelli per cui siamo diventati famosi nel mondo, e oggetto di vari film a firma Scorsese, Coppola, Cimino.
Franco Zanna sta per entrare in contatto con questo qualcosa, non volendolo. Sono passati i tempi in cui era un fotoreporter quotato, autore di servizi importanti sulle zone nere del Paese, ma qualcosa dell’investigatore e del raddrizzatore di torti è rimasto nel suo mondo interiore, perché finisce per attrarre inevitabilmente le persone e le situazioni che lo trasformano in un segugio suo malgrado.
In questo caso, il fattore scatenante (alla Criminal Minds) è l’aver rischiato di finire arrosto in uno di quegli incendi, appiccati poco lontano da casa sua. Franco Zanna si salva, un po’ a stento, e da quel fuoco ricava una fotografia (un’altra di quelle che non avrebbe dovuto scattare) e un cadavere. Cercando di fuggire dall’inferno sotto casa, inciampa letteralmente nel corpo gravemente ustionato di un uomo, che delira in una lingua che Franco non capisce. Solo un nome diventa chiaro, e poi tutto buio.
Ecco la scintilla. E mai termine fu più azzeccato di questo. Inizia così un altro tipo di incendio, nello spirito esacerbato e sensibile dell’ex fotoreporter. Un uomo è morto tra le fiamme chiaramente non spontanee, che sono andate vicine anche a spegnere la vita di Zanna, lasciando dietro di sé una fotografia scottante (e non per il fuoco), una giovane donna rimasta orfana e assetata di risposte, giustizia e qualcosa di più, e l’ombra scomoda della malavita organizzata.
Ce n’è abbastanza perché si organizzi un’altra crociata. E il templare Zanna non si tira indietro. In mezzo ai propri fantasmi (il Nero è sempre lì, a reclamarlo), si lancerà a scoperchiare un business marcio, pieno di interessi e di connivenze, che si ramificano malati pure all’estero, travolgendo e trasformando cose e persone. I buoni non sono così buoni, e i cattivi… lo sono ancora di più, nella maggioranza dei casi.
La verità fa male, lascia parecchia amarezza.
Anche per questa Stagione, scoprirete che vi verrà di lasciar perdere il mondo esterno, sia virtuale, sia reale. Franco Zanna vi porterà con sé e voi lo seguirete pregando ad ogni passo che non ceda alle provocazioni, che non faccia quella sciocchezza, e no, che non vada lì da solo, e insomma, ma non si è accorto che c’è qualcosa di strano in questa tipa?!
Lo stile svelto e intenso di Pasquale Ruju non vi lascerà tregua fino alla pagina finale. Ah, ora che ci penso… nemmeno lì. Leggete, leggete. Non fatevi distrarre.
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