Ultimamente mi piace scrivere post cumulativi, espansi. Così
come mi piace leggere più libri nello stesso momento, scegliendoli in coppia.
Parlavo di espansione, qualche post fa.
Pasquale Ruju ci ha fatto il grandissimo onore di passare
una serata con noi a Rosta, presso la Biblioteca (grazie a Bolla e Fantasia,
all’assessore Anna Versino, ai volontari stessi della Biblioteca, che ce la
mettono praticamente a disposizione), a parlare della sua attività di scrittore
in diverse declinazioni, partendo dall’ultimo romanzo, Nero di mare. Eccoalcune foto della serata, tenutasi il 24 gennaio.
Parlare con uno scrittore è sempre istruttivo, rilassante ed
esaltante al tempo stesso. In questo caso, è stato anche affascinante, poiché
Pasquale Ruju ci ha letto l’inizio del libro, Nero di mare, mostrandoci cosa vuol
dire leggere vivendo. Il fatto che un paio di lati della sua anima poliedrica
siano da doppiatore e attore, ha indubbiamente dato un bel contributo.
L'uccisore di streghe, 2004 |
È un piacere stare vicino a queste persone: si avverte chiaramente che tutto quello che fanno nasce da talento ed energie sinceri e generosi. Io lo conoscevo come sceneggiatore dei fumetti soprattutto di Dylan Dog, per la Bonelli Editore, ma non è certo l’unico personaggio cui si è dedicato… Tex, Dampyr, Martin Mystère, Nathan Never, Demian (di cui è anche creatore)… e quando non sceneggia fumetti, si trasforma in attore, regista, doppiatore e scrittore di romanzi.
E’ sufficiente? Forse per il momento. Se volete approfondire la conoscenza, vi consiglio il suo sito: http://www.pasqualeruju.it/
E veniamo alla sua attività di scrittore.
Nero di mare esce a maggio 2017, per le Edizioni e/o, nella
collana SabotAge, diretta da Colomba Rossi e curata da Massimo Carlotto. Qui
abbiamo un poker d’assi, una quadratura di cerchio, una costellazioni di stelle
di prima grandezza. Tanto per iniziare bene!
E’ la storia di Franco Zanna, che secondo la sinossi del
libro, è un uomo massacrato dalla vita, che si è superata nel cercare di
portargli via tutto, proprio tutto quello che aveva. Un bel lavoro di
fotoreporter, con una carriera promettente in uno dei quotidiani italiani più
famosi del territorio, una donna bellissima, devota, tante possibilità ancora
in seme. Tutto spezzato senza ritorno in un giorno orrendo, in cui viene
costretto a scappare senza voltarsi, peggio di un disertore, o di un ladro. Per
sopravvivere, carico dei pezzi frastagliati della sua vita e della sua anima,
riemerge in Sardegna, sua terra natia, dove cerca di rimetterli insieme, con
fatica, un po’ di colla, dell’alcool, e un paio di amici affezionati con
sincerità. E’ dura stare lontano dal Nero che lo attende in ogni istante, per
risucchiarlo nelle sue spire di depressione, angoscia e auto-commiserazione,
soprattutto nelle sue condizioni di ferita aperta in forma umana. Sono passati
anni da quel giorno orribile, ma il tempo qui non conta.
Chissà fino a quando sarebbe andato avanti con questa
facciata di sopravvivenza, se proprio il suo lavoro di sopravvissuto (paparazzo
che fotografa e documenta relazioni, amicizie che non dovrebbero esistere, nel
bel mezzo del lusso e della bellezza della Costa Smeralda) non gli desse l’opportunità
di rimettersi nei guai. E anche in quelli grossi. Ci risiamo? No, questa è una
grandissima occasione per respingere una volta per tutte i tentacoli viscidi
del Nero che non smettono mai di cercare di catturarlo, possederlo, svuotarlo
dalla vita.
E’ di nuovo una fotografia, a metterlo nei guai, come la
prima volta. Scattarla lo mette in contatto con il lato più buio e marcio del
mondo scintillante dei ricchi e dei potenti. Gli fa conoscere una splendida
ragazza, una di quelle bellezze che sembrano arrivare dritte da un’altra
stella, che si muove piuttosto a suo agio in questo mondo ingannevolmente
luccicante e lussuoso della Costa Smeralda.
Mentre si trova sempre più coinvolto in una vicenda che ha
sempre meno del rassicurante e del gioioso, arriva dal suo passato una figlia.
Una ragazza determinata e dolce, una sua copia al femminile, decisa a costruire
dal nulla un rapporto con un padre cancellatosi dalla faccia della terra (ma
senza un completo successo, evidentemente) poco prima della sua nascita.
Come si intersecano queste presenze in questa vita, che
sembra già abbastanza confusionaria e rappezzata, per poter reggere altri
interventi, altre comparse in scena?
Lo vedrete nel libro. Pasquale Ruju è un maestro nel collegare i fili dietro le apparenze, e a dare le opportune spiegazioni, a soddisfare le curiosità che si formano man mano nella mente del Lettore, anche quando sembra che dovrà tenersele per sempre. E’ quello che è capitato a me, che aspettavo, pagina dopo pagina, che venisse data una risposta ad alcune mie domande. E proprio mentre pensavo che l’autore avesse scelto di tenersi il mistero per sé, eccola… quasi in sordina, facendo finta di nulla, la soluzione all’enigma.
Lo vedrete nel libro. Pasquale Ruju è un maestro nel collegare i fili dietro le apparenze, e a dare le opportune spiegazioni, a soddisfare le curiosità che si formano man mano nella mente del Lettore, anche quando sembra che dovrà tenersele per sempre. E’ quello che è capitato a me, che aspettavo, pagina dopo pagina, che venisse data una risposta ad alcune mie domande. E proprio mentre pensavo che l’autore avesse scelto di tenersi il mistero per sé, eccola… quasi in sordina, facendo finta di nulla, la soluzione all’enigma.
Ma non posso spiegarvelo io. Dovete leggerlo voi, perché
questo libro densissimo, di duecento pagine circa, è scritto in modo svelto,
compatto, facile ed evocativo, come una collezione ordinata e originale di
fotogrammi. Raccontarvi tutto per filo e per segno, oltre che essere un
attentato di spoiler, significa togliere una buona parte di vita e vivacità al
libro, come se vi portassero al cinema bendati.
Quanto è bello, invece, scoprire un personaggio complesso
come Franco Zanna, un tenacissimo lottatore travestito da finto-sconfitto, e
conoscere gli altri comprimari, alcuni dei quali nati dritti dritti dalla
natura selvaggia di Barbagia, come se fossero suoi figli in carne umana? Ho già
parlato della finezza con cui l’autore costruisce le sue trame. Perciò, vi
invito a prendervi una mezza giornata di riposo, staccare radio, tv, cellulare,
telefoni di varia natura, pc, tablet, IPOD, IPAD, mandate in vacanza i piccioni
viaggiatori, e ritiratevi con questo libro. Anche perché non lo potrete
lasciare prima dell’ultima parola. (Io non ho potuto mollarlo nemmeno davanti
ad un ascensore in arrivo, su un pianerottolo rigurgitante di uffici.)
Ed è quello che vi capiterà anche con Un caso come gli
altri, non dubitatene. Ho dimenticato di dire che questo, oltre ad essere un
post espansivo, parla di induttori di dipendenza in forma cartacea, o ebook.
Un caso come gli altri viene pubblicato nel marzo del 2016,
stessa casa editrice e stessa collana. La storia è il confronto tra due donne,
di stessa determinazione ma di provenienza e posizione ai lati della barricata
totalmente opposte. Annamaria è la bellissima vedova di un un boss della
Ndrangheta, Marcello Nicotra. Silvia Germano è un sostituto procuratore,
giovane, brillante, determinata, capace. Sono chiuse in una stanza degli
interrogatori, in un commissariato. Siamo nel laborioso Nordovest, all’indomani
dell’omicidio di Marcello Nicotra. Ci sono tanti punti oscuri, tanti legami con
le altre famiglie della ‘Ndrangheta, tanti rapporti e relazioni da chiarire,
tanti soldi e affari sporchi da far emergere.
Annamaria sa qualcosa? E’ disposta ad aiutare i nemici
storici (a questo punto possiamo dire uno dei nemici storici) della famiglia
Nicotra, la magistratura, a far luce sui motivi della morte di suo marito?
Silvia è bella ma la sua presa è più tenace di una tenaglia.
Quando la vedova mostra tentennamenti, ripensamenti o non sa davvero di cosa si
stia parlando, lei interviene fredda, scientifica, a snocciolare una serie di
nomi, date, eventi che alla bella Annamaria sembravano insignificanti o di
secondo piano. Lei li ha solo vissuti, mentre gli inquirenti, pazientemente
efficaci, li hanno ricostruiti facendo combaciare i pezzi apparentemente senza
senso del grande puzzle.
È un confronto completo che dura tutta la notte. Spietato e
senza ritorno, come le donne riescono a fare, ma senza ricorrere a scene,
insulti, comportamenti scomposti. È la spietatezza che nasce dalla
constatazione di non aver nulla da perdere, nulla da guadagnare, nulla per cui
lottare, nulla cui rinunciare. O forse sì?
Ad un certo punto questa freddezza formale di atmosfera si
incrina. Forse qualcosa cui rinunciare c’è. Ricordatevi che questo NON è Un
caso come gli altri, anche se Silvia Germano lo sottolinea, girando la
testa.
Leggete anche questo libro nelle condizioni di cui vi ho
parlato prima (assenza di interferenze tecnologiche o anche umane), perché è un
altro che vi cattura e non vi molla più, dopo aver letto il primo paragrafo.
Vi sembrerà di guardare un film. E non avrete torto, perché
l’idea del libro nasce da un cortometraggio creato da Pasquale Ruju, diversi
anni addietro. Si è trattato di tradurre in parole le immagini recitate e
incarnate dalle due attrici che si confrontarono ai lati della barricata della
legalità.
Vedrete se non ci è riuscito nel più coinvolgente dei modi…
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