Questo libro è entrato dalla porta di servizio. Nel senso
che non è rimasto attaccato alle mie mani, ma a quelle di mio marito, che lo ha
scelto d’istinto. Io, naturalmente, mi sono ben guardata dal muovere qualunque
tipo di obiezione. La mia missione principale, nella vita, è quella di dare
asilo ai libri, salvandoli dalla solitudine delle librerie. Non è da trascurare
il fatto che a me piace moltissimo lo stile di Massimo Gramellini: ogni tanto
il suo nome si sovrappone, nella mia mente, a quello del giornale di Torino per
cui scrive, La Stampa. Difficile prescindere da lui, se vivi in questa città e
leggi quel giornale. Spesso non leggo nemmeno i titoloni in alto degli articoli
più in alto, quando compro La Stampa fisica, ma vado ad accertarmi che ci sia
il suo “Buongiorno” e a leggere il relativo titolo. Poi acquisto. Allo stesso
modo, nella versione online del giornale vado a guardare la sua rubrica, anche
facendo veri e propri camel trophy per trovarla, perché non è immediatamente
visibile, come nella sua controparte di carta. Misteri da webmaster. Scoprii l’esistenza
e lo stile di Massimo Gramellini all’epoca di Specchio, il supplemento del
sabato, con la sua rubrica, Cuori allo Specchio. All’inizio mi era quasi
completamente sfuggita: l’avevano messa in ultima pagina, che è il luogo che
scarto quasi a priori. Mi sono accorta presto, però, che il detto “dulcis in
fundo” qui è particolarmente adatto, per cui l’ultima pagina per me divenne
prima: adottai la lettura alla “giapponese” per Specchio…J Quello che mi colpì
quasi subito del modo di scrivere di Gramellini era il suo stile molto vivo, di
carne.
Le sue risposte alle lettere nella rubrica erano sempre di buon senso,
ma sempre calorose, partecipate. Ogni tanto gli sfuggivano giudizi,
probabilmente perché la situazione descritta gli era particolarmente difficile
da capire, o completamente contraria ai suoi principi, al suo modo di vedere
cose e vita. Tuttavia, nessuno di questi giudizi cadeva dall’alto, mai, come
spesso capita da parte di chi è convinto di aver capito chissà quale
funzionamento occulto e ne faccia partecipe gli altri con il contagocce,
dispensando saggezza come da un dispenser di sapone liquido. Erano giudizi che
arrivavano dal cuore, e dalla parte più abrasa, più usurata dalle emozioni, e
dalle delusioni. E’ l’atmosfera che ritrovo qui in questo libro. Mi ha
illuminato sulla natura di chi scrive, mi ha consolato sugli atteggiamenti
estremamente difensivi che ho assunto anch’io negli anni, mi ha sostenuto sulle
strade intraprese per smontare i cardini di queste porte emotive rimaste molto
tempo chiuse, e che ora non sembrano aver voglia di aprirsi così facilmente,
almeno senza combattere (di nuovo).
Ora capisco perché mi è rimasto appiccicato alle mani: un altro raccoglitore di “perle di saggezza”! Scherzavo. Anche a me piace molto lo stile di Gramellini e ho comprato il libro per il titolo: fare bei sogni mi aiuta ad affrontare le difficoltà che incontro quotidianamente. Questo non vuol dire fare finta di non vedere dolore e vari lati oscuri. Il libro? È il prossimo: ora sto leggendo un titolo allegro “La signora dei cimiteri”…
RispondiElimina"La signroa dei cimiteri"? Interessante...immagino che non si tratti di vampiri e simili.
EliminaQuello che mi ha anche colpito tanto di questo libro di Gramellini è proprio il suo dolore. Non avrei mai detto che nella sua vita ci fosse stato un evento così profondamente doloroso come questo. Come se non potesse capitare di perdere una madre in tenera età e non sapere come reagire, perché nessuno ti insegna a stare con quel dolore e a farlo passare.