domenica 29 luglio 2012

Le streghe di East End – Divinità nordiche, vampiri, zombie, processi per stregoneria…? Niente è come sembra.


La storia, però, si ripete. A Salem avvenne il sanguinoso processo alle streghe nel XVII secolo, in cui troviamo coinvolte anche le tre dee, che non se la cavarono. Per quanto immortali, capita anche alle due dee più giovani, Ingrid e Freya di “morire”: per stregoneria, per incidente, raramente per malattia. Ritornano in vita sempre attraverso la madre, Joanna, che si trova all’improvviso ringiovanita e incinta. Il modo in cui la Melissa descrive questo avvenimento è davvero spassoso. Allo stesso modo, quello che ho trovato molto divertente è il modo in cui finisce per mescolare personaggi e tradizioni diverse. Poiché le dee nordiche non sono sufficienti, compaiono a movimentare la narrazione un paio di vampiri, guest star, che è meglio non inimicarsi. Arrivano da New York , sono della stirpe dei Caduti, e sono talmente potenti da avere in mano l’intera città, se non il mondo. E’ un’idea che si trova anche in Twilight e negli altri libri della serie. In mezzo a noi umani camminano queste creature, più o meno assetate di sangue umano, a seconda del loro regime alimentare, che vanno però quasi sempre ad occupare posti chiave nel mondo. Non mi è ancora capitato di vedere un vampiro povero, nei libri che ho letto finora. Forse caduto in disgrazia, in depressione (ebbene sì, Anne Rice li fa cadere in depressione nel suo bellissimo ciclo, al punto da indurli a “seppellirsi” letteralmente sotto metri di terra, come se fossero lombrichi), imbruttito, indebolito, ma povero mai.  
In Twilight questa famigliola di vampiri esercita un controllo di polizia, quasi, sull’intera comunità mondiale di vampiri, e la sua sede principale è in Italia, a Siena. Questo spiegherebbe parecchie cose…J I Caduti (sono chiamati così i vampiri in questo romanzo) fanno una breve comparsa, tanto per ricordare che non si prescinde da loro. Le tre dee sono nei guai perché, aiutando le persone intorno a loro a risolvere i loro problemi, con un piccolo assaggio dei loro poteri, attirano attenzioni indesiderate, e molte delle loro azioni non vanno a buon fine. Una ragazza viene uccisa, dopo essere stata vista nel bar di Freya intenta a flirtare con un giovanotto, dopo aver preso una delle pozioni miracolose. Un uomo, riportato in vita da Joanna, si comporta come uno zombie, spaventando la moglie. Allo stesso tempo, una strana sostanza argentea appare in mare, soffocando tutte le forme di vita, facendo temere un disastro ecologico, che questa volta non sembra essere colpa degli uomini. Sembra che tutte le azioni benefiche delle tre dee si evolvano male e portino dolore invece di alleviare le sofferenze. Ingrid capisce che c’è l’azione di qualcun altro…niente meno che il dio degli inganni per eccellenza della tradizione nordica, Loki. Toccherà a Freya affrontarlo, perché Loki è il principale responsabile della morte di Baldr, il suo amato e bellissimo sposo, nonché figlio splendente di Odino. E’ l’azione che farà condannare Loki ad un supplizio terribile ed eterno, al punto che quello di Tantalo assomiglia ad una passeggiata nei boschi. Il finale felice per tutti sembra garantito. Il Consiglio non punisce le tre dee, che possono continuare con la loro vita. Tutti i misfatti attribuiti ai loro interventi vengono risolti positivamente, poiché si trova per tutti un colpevole umano. Niente di quello che sembrava, rimane uguale: i personaggi positivi rivelano una natura doppia e malevola, mentre quelli negativi si riscattano. E anche Freya, alla fine, avrà una sorpresa.
Che io non svelerò.

11 commenti:

  1. Non lo svelo, no. Dopo i famosi tre quarti letti, la sorpresa di Freya non mi ha più sorpreso, avevo ricordato la storia originale ed il famoso Loki con i suoi inganni. Chissà perché io ricordavo un nome errato – Locke (sarà un lapsus freudiano? Non ho mai amato i filosofi). E non ha senso svelarlo perché questo libro è parzialmente autoconclusivo: si subodora un sequel.
    No, Lo, non lo comprerò: alla fine è un minestrone, “roba trita e ritrita”. La signora dei cimiteri (una trilogia, grrrrr!) è più intrigante e per ora non ci sono vampiri – forse una vaga somiglianza: i fantasmi descritti dalla Stevens assorbono energie, si nutrono delle emozioni dei vivi che “seguono”. Hai ragione su un fatto: i vampiri sono ovunque! Perfino nel libro che sto leggendo ora, un altro urban fantasy dal titolo suggestivo (La notte degli aneli caduti) troviamo un angelo vampiro. Si può dire ecchep***? Basta vampiri!

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    1. ...sembra che ce li porteremo avanti ancora per un po'. I vampiri sono in mezzo a noi! Almeno, quelli assetati di sangue, sono in libreria e si moltiplicano a vista d'occhio. Per quanto Twilight e la sua moda siano ormai passati da un po', è arrivata un'ondata anomala di romanzi su vampiri e cacciatori di vampiri che non si esaurirà ancora per un po'. In mezzo all'onda, comunque, qualcosa di originale e interessante c'è...anche se, dopo un po', è necessario cambiare orizzonti! Ho citato Anne Rice, che ha scritto saghe vampiresche ben prima di Edward Cullen e il suo istinto da chioccia, ma potrei anche parlare di Colleen Gleason e dei suoi cacciatori di vampiri in piena Londra del XIX secolo. Un'intera famiglia, italiana, con questa vocazione. Nell'immaginario anglo-americano, i vampiri e i loro amici hanno a che fare con l'Italia. Forse perché il filone gotico letterario nato in epoca Romantica indicava in Italia la culla di tutto ciò che era oscuro, segreto, antico, innominabile, pericoloso, letale. Uhm. E ci meravigliamo che Cosa Nostra sia nata PROPRIO qui...quasi inspiegabile, vero? :-)

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    2. Mi è piaciuto il lapsus freudiano di Locke. Se ci pensiamo, una certa parte della filosofia si presta agli inganni, almeno della mente...e tanto dipende anche da come ti viene insegnata e come la assimili!

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  2. Più che il nostro sangue, ‘sti vampiri prosciugano le nostre tasche :-(
    Dimenticavo: sono finalmente riuscita a trovarti Mr. Darcy vampyre, che non può mancare alla tua collezione. Dovrebbero portarmelo quando ritorno a Torino. (E se non vuoi che IO mi trasformi in vampiro, non pormi la fatidica domanda, quandoecc…)
    Sorge un dubbio: forse anche i filosofi sono vampiri?

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    1. E non si può darti torto. Del resto, secondo i nostri tempi un po' contorti, il denaro = sangue. Che bella notizia, sul Darcy Vampyre che no, non può stare lontano da questa libreria. Un anno fa mi sono lasciata scappare un libro su Jane Austen cacciatrice di zombie...era una versione delirante di Orgoglio e Pregiudizio in chiave splatter-zombie, con la scrittrice protagonista. Purtroppo, quel giorno avevo già dato asilo a diversi libri bisognosi e non potevo estendere la mia generosità anche a quello. Ma lo troverò, e lo riporterò al suo posto. Qui, con me.
      E a proposito della tua ultima domanda, rispondo: sì. Mi ricordo di almeno uno che ha vampirizzato la mia pazienza e il mio spirito di sopportazione, Kant...non solo lui, naturalmente. Non ho un buon ricordo di tutto ciò che riguardava filosofia al liceo...

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  3. ...sei sicura che abbiamo studiato filosofia al liceo? Eravamo insieme, vero?
    Ho la memoria a brandelli, ma sono certa di aver letto e studiato filosofi anni dopo, a teologia. Qualcuno ha suscitato il mio interesse, altri no, ma mi hanno aiutato a capire che "ad elucubrare sono bravissima da me"!

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    1. Credo che quello che studiammo al liceo possa essere chiamato Filosofia, sì. E sì, hai ragione anche sull'elucubrare da sé. Con tutto il rispetto, dei filosofi che ho studiato (e che non mi sono rimasti in testa), qualcuno dava aria alla bocca e libera briglia al pensiero, mentre altri arrivavano a dire cose quantomeno comprensibili...

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  4. Un po’ fuori tema… Darcy Vampiro mi ha fatto ricordare “una cosuccia” a proposito di “zia Jane” Austen. No, basta splatter: ho tra le mani alcuni libri di tale S. Barron che hanno la Austen come protagonista. Usa l’artificio letterario del solito ritrovamento di diari o lettere “extra” per ricostruire ed arricchire la biografia così scarna dell’autrice. Mi piacciono e mi sembrano storicamente e stilisticamente attendibili dal punto di vista della “verosimiglianza di manzoniana memoria” (sì, sono lievemente sarcastica, solo poco-poco: non amo il Manzoni), ma io sono “Austen-dipendente” quindi probabilmente sono anche leggermente di parte.
    E – ciliegina sulla torta – tale Pamela (un nome-un programma) Aidan ha scritto una trilogia di “Mr. Darcy gentiluomo” in cui leggiamo P.&P. secondo il Fitzwilliam. Nel complesso è interessante, ma mi ha lasciato una grossa domanda: stendiamo un velo pietoso sui picchi glicemici che fanno alzare il tasso degli zuccheri nel sangue a rischio di diabete (i denti ormai sono ampiamente cariati all’inizio del secondo libro), ma com’è che zia Jane riesce ad infilare 5 sorelle in un solo libro ed è ampiamente esaustiva e la Pamela si sdilinquisce in tre per due soli Darcy?
    La matematica non è mai stata il mio forte. Questo è il caso in cui non è consolante “sapere di non essere sola”…

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    1. Per rispondere alla tua domanda, la zia Jane possedeva il dono di scrivere dipingendo, per cui le bastavano poche parole appropriate per evocare ritratti di persone, e paesaggi con le loro dimore. Oggi, sono pochi gli scrittori così, e mi viene in mente solo la Yoshimoto. E poi, all'epoca, Jane scriveva per se stessa e per esprimere il suo particolare punto di vista sul suo mondo. E per questo l'hanno criticata, dato che si è completamente dimenticata di quanto succedeva all'esterno (come Napoleone che scorrazzava qua e là in Europa). Non aveva probabilmente un editore che la vessava con questioni di marketing, di vendite e simili...

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  5. Bellissimo post.

    A me Twilight/Eclipse/ Breaking down sono piaciuti moltissimo....

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    1. A me manca solo Breaking Dawn per completare il ciclo. Quando l'avrò letto, scriverò degli altri tre libri, così completo il tutto.

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