Di nuovo Eliot. Dopo aver finito di leggere Il libro dei
gatti tuttofare, ho scoperto che non potevo fare a meno di ritornare all’altro
titolo che ho già nominato di Eliot, Assassinio nella Cattedrale. Lo lessi a
scuola, e la mia immaginazione piuttosto fervida si era avventata subito sul
titolo, dai toni apocalittici, cinematografici, e dai molteplici echi. Non
conoscendo ancora Eliot e non sapendo collocarlo nel suo tempo, la prima cosa
che pensai fu ad un giallo sul modello di quelli di Agatha Christie. Rimuginando
sul titolo, mi sembrava di sentire alcuni echi del genere “Hanno ammazzato
compare Turiddu!”, che è l’urlo che chiude Cavalleria Rusticana, di Verga. Ok,
sono consapevole che sono due autori, due libri, due situazioni completamente
diverse. Ma hanno in comune una matrice tragica che corre al di sotto delle due
narrazioni, e che non si può rovesciare. I protagonisti finiranno entrambi
uccisi, lo sanno entrambi (Cronaca di una Morte annunciata…sì, questo titolo di
un’opera completamente a se stante potrebbe essere il sottotitolo ideale di
parecchi libri. Ora si capisce meglio cosa s’intende per “Furore d’aver libri’”?
Si inizia a parlare di libri e la frenesia s’impadronisce, spingendo a
richiamare alla memoria autori e libri diversi, antitetici, uguali, separati
alla nascita) e non lottano per cambiare questo stato di cose. Sanno che è
ineluttabile, ed è necessario per loro finire così. Entrambi, Turiddu e Thomas
à Becket, l’arcivescovo di Canterbury, hanno offeso un’autorità, che non
prevede il perdono per quello che hanno fatto.
Quali sono i fatti di “Assassinio nella Cattedrale”? È
ispirato ad un fatto realmente accaduto: l'assassinio dell'Arcivescovo Thomas
Becket avvenuto nel 1170 nella Cattedrale di Canterbury. Thomas
à Becket era Lord Cancelliere del Regno d'Inghilterra dal 1154, sotto Enrico II,
che lo fece eleggere arcivescovo di Canterbury e primate d'Inghilterra nel 1162, pensando così di
avere un alleato e un appoggio nella sua politica. Dopo l’elezione ad
arcivescovo, pare che Becket cambiasse opinione e si dimostrò contrario e ostile
ai propositi di Enrico II di ridimensionamento dei privilegi
ecclesiastici. Questo lo portò a scontrarsi anche con violenza con il re, che, esasperato,
ne provocò un giorno la morte con la famosa frase: “Who will rid me of this
troublesome priest?”. Con tutta probabilità non la pronunciò mai, così come non
diede incarico espresso a qualcuno di procedere con la rimozione. Tuttavia, sappiamo
molto bene quanto sia facile “parlare ad alta voce” esprimendo i nostri reali
desideri, nella speranza che qualcuno accolga l’invito tra le righe e li
concretizzi. A maggior ragione, un re doveva aspettarsi più degli altri un
simile trattamento. E quattro cavalieri, in effetti, accolsero il suggerimento
e con zelo si dedicarono a metterlo in pratica.
Enrico forse è un nome particolare per i sovrani britannici: ricordi Enrico VIII? :-D
RispondiElimina“Chi mi toglierà dai piedi quel prete rompiscatole”, ecco da dove arriva! (no, maligna... l'ho pensato spesso, vero, soprattutto quando dovevo dare esami a teologia, ma non in modo così drastico!)
Forse inconsciamente quando hai accennato a “Murder in the cathedral” la citazione ha cominciato a ronzare e non riuscivo a collocarla.
Già: esprimere un desiderio ad alta voce. Dare un suono ad un pensiero. In qualche modo lo rafforza, lo rende ancora più concreto
Dovremmo fare molta attenzione a ciò che esce dalle nostre bocche
...altroché! Enrico VIII è sempre stato uno dei miei preferiti, per mille motivi. Un incrocio di coraggio, lungimiranza, despotismo, cecità e ingenuità davvero disarmanti per chi ricopriva un ruolo come il suo.
EliminaIn effetti, noi siamo ciò che pensiamo. E' una frase che ho letto in diverse salse ultimamente, probabilmente per farmi capire di stare attenta a quello che penso. Eh,vero: dobbiamo proprio fare attenzione a quello che buttiamo fuori dalle bocche...:-D
Un saggio sosteneva che i pensieri andrebbero trattati come esseri viventi. Sul pensiero penso che ci sia ancora molto da scoprire.
RispondiEliminaE' una delle cose umane più misteriose e più potenti. Tanto spesso è capitato che pensiamo con intensità a qualcosa, anche per molto tempo, e questa poi si materializza di fronte a noi. Il pensiero è forza creatrice: per questo dovremmo fare attenzione a cosa ne facciamo, e alla qualità dei nostri pensieri.
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