Cronaca di una storia d'amore annunciata. Quella mia per questo libro, di cui vi aveva già parlato l'Amanita nemmeno troppo tempo fa. Iniziamo dalla copertina, total white (perdonatemi l'espressione anglo-marketing, che fa tanto figo ed è totalmente inusuale per me), in cui campeggia una figura vestita di bianco, incoronata da una gigantesca cappella di fungo rossa e bianca, da Amanita. Si può resistere? Un applauso al creativo di quella copertina. E passiamo al contenuto. Giulia è una pubblicitaria molto in gamba e di successo, una donna completamente padrona della sua vita, "perfettamente centrata", come viene descritta magistralmente attraverso gli occhi di Lorenzo, il suo partner di coppia creativa, all'interno di una serie di cerchi concentrici in cui lei colloca persone e situazioni, tutti alla debita distanza. Meravigliosa. L'ammiro già solo per questo motivo. Ma attenzione, questo non significa che questa giovane donna moderna sia fredda o "carrierista", o un'imitazione mal riuscita di un uomo. E' solo molto consapevole di chi è e cosa vuole, e come si deve muovere nella vita, con i suoi alti e bassi equamente distribuiti. Si vede molto bene la sua anima gentile (ma non debole) nel suo rapporto sui generis con una bambina di nove anni, Rebecca, sua vicina di casa. Si conoscono in modo bizzarro: Giulia rincasa ubriaca da una serata, e inciampa letteralmente in Rebecca raggomitolata sullo stuoino di casa, in camicia da notte, dopo essersi chiusa fuori. Tra i fumi dell'alcool, Giulia riesce a farsi un'idea della situazione e offre il suo divano in soccorso alla "piccola creatura della notte" (altra definizione magistrale, di un altro personaggio) in ambasce, fino al mattino dopo in cui viene recuperata dalla madre resa isterica dall'ansia. Da questo momento, si sviluppa un rapporto decisamente peculiare, tra Giulia e Rebecca. Molto spesso, la bambina resta sola di notte e, per quanto coraggiosa e decisa per la sua età e sesso (il suo compagno di banco Daniele, colpito dalla sua personalità così poco usuale, le dice: "non sembri una femmina, tu". E sappiamo quanto questo sia un complimento di grana finissima, detto da un esemplare maschile di nove anni), ha paura ad addormentarsi da sola. Il coraggio, però, non le manca, e la spinge a chiedere l'aiuto di quella signora gentile (che detesta essere chiamata così), sottoforma di fiaba della buonanotte. Come si può intuire, Giulia non è esattamente un tipo materno. Per lei, l'infanzia è essenzialmente un target da studiare e colpire con i suoi slogan da copy fuoriclasse. Tuttavia, poichè nessuna sfida viene rimandata indietro, e avvalendosi delle molteplici letture in tema effettuate proprio per lavoro qualche tempo prima, Giulia si trasforma in Signora della buonanotte e in cantastorie per la sua piccola ascoltatrice. Tutto quasi normale, fin qui. Sennonché, le fiabe raccontate da Giulia sono nella versione VERA. Quella raccolta dai Fratelli Grimm, per intenderci, prima della censura e della rivisitazione successiva. Niente sdolcinatezze alla Disney, cuoricini e sospiri per il meraviglioso principe azzurro, niente finali lieti...Raperonzolo resta incinta prima di sposarsi, Biancaneve ha il suo bel daffare con una suocera cannibale, i principi azzurri sono azzurri anche di testa. Nel senso che nelle loro belle teste scolpite, al di sotto delle fluenti chiome, si estende un bel cielo terso senza nubi e basta. L'assenza di neuroni brilla. In un linguaggio schietto, splatter il giusto (sta pur sempre parlando con una novenne), Giulia condensa le fiabe tradizionali nella loro versione reale (alcuni erano fatti di cronaca dell'epoca, come la vicenda di Barbablù e le sue spose), condendole con humour e distacco, facendole amare a Rebecca, che le è profondamente grata per averle rivelato la verità e per non trattarla come di solito gli adulti trattano i bambini, come una sorta di limitati mentali da blandire e nutrire, e tenere accuratamente lontano dalla realtà poco piacevole. Questo è un nodo su cui riflettere: Giulia non è madre, e non è un tipo materno. Vuole aiutare e proteggere la piccola donna che ha avuto tanto coraggio da affidarsi a lei, ma lo fa senza accecarla con cuoricini e stelline. Riesce a farlo proprio perché non è madre? E perché non è madre di quella bambina? Essere genitori può portare a distorcere la realtà per i propri figli, nell'intento di risparmiare loro sbucciature e porte sul naso? Anna, la madre di Rebecca, è una donna con un passato pesante che finisce per raggiungerla e rimetterla in pericolo, ma di fronte a questo, non trova di meglio che urlare alla figlia che lei non è interessata a ciò che la bambina vuole o non vuole: lei è sua madre e lei deve fare quello che dice lei. Nonostante Anna si occupi di sua figlia al meglio delle sue possibilità, tirando fuori coraggio e determinazione da leonessa all'occorrenza. Di fronte alla realtà, però, chiude gli occhi e inventa scuse, per proteggere se stessa e sua figlia, esattamente come le fiabe vengono distorte e modificate per togliere sangue e fatti spiacevoli che potrebbero urtare orecchie giovanissime. E' Rebecca che vede chiaramente l'orco e, pur avendone paura, lo fronteggia. E' un orco. Lo sa e nascondersi non le servirebbe a nulla. La giovane età dei bambini non significa che siano menomati o che non abbiano testa per ragionare...non hanno ancora tutti gli strumenti per filtrare la realtà, ma sono perfettamente in grado di tirare le loro conclusioni, spesso lucide e pesanti come blocchi di granito tirati in mezzo alla strada e altrettanto definitivi. Leggete Qualcosa di vero, se avete voglia di conoscere come si può sviluppare un'amicizia tra un'adulta e una bambina, se avete voglia di ridere e di stupirvi. Scandalizzatevi anche un po' di fronte al disincanto di Giulia nel raccontare le fiabe...ma guardate l'effetto che fa su Rebecca e su alcuni dei suoi piccoli amici, e ditemi se non vi fa riflettere e gettare un altro sguardo sui bambini e il loro modo di ragionare. Beatevi dello stile leggero e denso di Barbara Fiorio, e adorate Giulia e il suo spirito: vi arricchiranno e divertiranno allo stesso tempo.
LoreGasp
lo aspetto .....!!! ;)
RispondiEliminaMe lo ha prestato l'Amanita...:-D
EliminaRido: non si può non amare il fungone!
RispondiEliminaPerò a volte avrei preso a ceffoni Anna: cavolo, sei già scappata da un verme schifoso che ti massacra e fingi così con tua figlia - che vede e sente tutto?
Eppoi le frasi fatali: "tu non sei madre, non sai ecc-ecc" oppure "io sono madre, tu sei solo invidiosa" (ma de che?).
Una donna è una donna solo se scodella un pargolo o fa l'appendi(cit)e di un uomo?
Sì, Anna mi è simpatica, ma fino ad un certo punto. Mi è scaduta completamente quando dice alla figlia che lei è sua madre e lei fa quello che dice lei. Aveva manifestato coraggio e intraprendenza nell'organizzare la fuga, e poi l'unica cosa che fa è sbatacchiare sua figlia come un pacco, pretendendo che chini la testa che fa lei? Rebecca è proprio di un'altra pasta. Immagino, però, che trovarsi in quella situazione faccia scendere un muro di cemento su qualunque slancio empatico, ne sono consapevole.
EliminaGiusto, invidiosa de che? Beh, ormai è noto e arcinoto come la penso sulla maternità. Tanto di cappello e ammirazione sconfinata per le madri. Non presumano, però, di essere dee invidiate da tutti...sprecherebbero la loro immaginazione. :-D
E anche qui, è noto e arcinoto su come la penso sui ruoli femminili...
Anch'io!!!!!! Wow... Vuoi vedere che imparo qualcosa di nuovo da trasmettere a mia figlia di appunto 9 anni?
RispondiEliminaSicuramente c'è qualche spunto simpatico...i libri come questo ne sono pieni, un po' per tutti. Quando lo leggi, fammi poi sapere cosa ti è piaciuto e se hai trovato qualcosa per tua figlia. Sono curiosa.
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