lunedì 24 agosto 2015

Scrivere fantasy...?

LoreGasp

Un veloce, velocissimo post di riflessione, dopo un viaggio tra i miei blog preferiti. Sono capitata su questo bellissimo articolo di Penna Blu, Le basi per scrivere fantasy, che mi ha chiamata e agganciata con forza. Non si parla di leggere, ma di scrivere libri, e di un genere molto amato e disprezzato nello stesso tempo, il fantasy. E quando si parla di fantasy, non può non accendersi il riflettore su Tolkien (sono alla quattordicesima e sofferta lettura de Il Signore degli Anelli. Sì. E questa volta soffro.), ma anche su moltissimi altri autori che sono diventati importanti, e hanno scritto saghe e storie rimaste nei cuori. La discussione dell'articolo parte da una domanda interessante, o meglio, un grappolino di domande intorno ad una questione: per scrivere di fantasy, è necessario conoscere cos'è stato scritto prima? E non solo altri autori, più o meno grandi, ma proprio andare indietro nel passato letterario, fino ai miti e alle leggende: l'epopea, l'epica, con le storie di Siegfried, Gilgamesh, la Bhavad Gita, Beowulf, Enea, Sigurdhr...e tanti altri che ometto per questioni di memoria e spazio. Di primo acchito, risponderei: sì. E argomenterei la mia risposta affermativa partendo dalla mia convinzione che saper scrivere richiede leggere, leggere e leggere ancora. Per formare il proprio gusto, per aprire la mente, per assimilare e assaggiare altri stili, per imparare a trasmettere o trattenere messaggi ed emozioni. Per imparare a esprimersi correttamente nella propria lingua e rendersi conto di quanto sia flessibile e ricca, creatura viva per quanto cristallizzata su supporto cartaceo o elettronico. Facendo così, si potrebbe correre il rischio di imitare chi si legge. Forse all'inizio. Continuando a leggere e a entrare nell'atteggiamento dello scrittore, per quanto possa sembrare contraddittorio, sorge sempre di più l'impulso a liberare l'espressività dentro, e comunicare il proprio messaggio, la propria storia, proprio facendo leva sul trampolino fornito dagli altri scrittori. Qualcuno di voi Lettori Furiosi scrive, altrettanto furiosamente? Magari fantasy? Temete l'ombra dell'Unico (Tolkien), ma non potete resistere all'idea di scrivere in quello stesso ambito? Collegatevi a Penna Blu e leggete l'articolo di cui ripeto l'url: Le basi per scrivere fantasy. Una luce vi si accenderà davanti...magari senza aspettare cinque giorni guardando verso Est. ;-)

15 commenti:

  1. Mi sono spesso trovata ad affrontare questa riflessione e posso esprimere non l'opinione ma la certezza che per scrivere - per farlo consapevolmente - si sebba leggere, e molto. Si tratta di una considerazione non connessa al solo genere fantastico, ma a qualsiasi forma di scrittura, dalla narrativa di argomento quotidiano alla poesia, dal teatro alla tesi di laurea, non si può produrre nulla di buono se non ci si è formati una cultura e una coscienza in merito ai mezzi e ai contenuti di qualsivoglia opera (tanto meno ci si dovrebbe vantare di non averci proprio provato).
    Ti dirò di più: non penso che lo scrittore di un determinato genere letterario debba leggere solo ciò che pertiene al suo settore, ma che debba sperimentare, essere aperto, disposto a misurarsi con esperienze diverse... ma questo lo dicevano già gli antichi. Il fatto è che la lettura è una palestra essenziale e non esiste alcun bravo autore che non sia stato prima un grande lettore.
    Nella letteratura fantastica, la lettura è importante in maniera duplice: non solo come strumento importante per quanto ho già scritto, ma anche come solida base per evitare, in scrittura, semplici "copie" di quanto già scritto o lo spadroneggiare dell'invenzione senza criterio, che sono poi i fattori che, diffusisi all'inverosimile, hanno portato ad una generale svalutazione del genere; diciamocelo, il disprezzo per il fantasy nasce proprio dall'idea che non vi sia ormai più nulla di originale, che si imitino quei pochi filoni di successo che annoverano, a seconda del sotto-genere Tolkien, la Rowling e Twilight e che basti fantasticare su qualsiasi sciocchezza per scrivere - e sono tutte accuse infondate, come scrivevo qualche tempo fa.
    Confrontarsi con gli altri autori, da Omero a Tolkien, da Ariosto a Murakami, dalle favole e leggende nordiche al nostro Buzzati, è necessario per riflettere sul repertorio che ci viene offerto, comprendendo quali soluzioni siano vincenti e quali banali, quali stili più conformi alla materia e molto altro.
    Prima o poi riprenderò l'argomento, essendo passato un bel po'di tempo da quel mio post, nel frattempo io continuo ad approfondire, anche se proprio lo studio del passato della letteratura fantastica sta facendo salire a tredici anni il periodo di "gestazione" del mio romanzo!

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    1. Inutile dire che concordo con la tua riflessione parola per parola. Io non mi sono ancora cimentata nella scrittura cosiddetta creativa, se non in questo blog, dove butto fuori disordinatamente i pensieri sui libri che mi smuovono. Tuttavia, se dovessi scrivere qualcosa di diverso, credo che andrei parecchio piano e non mi vanterei delle lacune inevitabili che emergerebbero. MI ricordo bene quel tuo post sul fantasy in difesa del genere...attendo curiosa e fiduciosa l'uscita del tuo romanzo!

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    2. Dovrai munirti di tanta pazienza, allora! :)

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    3. ...fatto. Sono un tipo paziente, in questo ambito. :-D

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  2. Primo: sono pienamente d'accordo con Loredana e Cristina, che mi precede.
    Leggere, leggere, leggere!

    E poi...le coincidenze (?)
    Sto "trascorrendo le ferie" nella Saga di Terramare - Neurino-mio già formicola, probabilmente dirà la sua opinione - che, guarda caso, appartiene al genere!

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    1. ...e io non mi stancherò mai di sottolineare e ri-sottolineare: leggere, leggere, leggere ancora!
      Attendo i fermenti di Neurino-tuo...

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  3. Io ho sempre sostenuto che possa scrivere solo chi può vantare un rapporto libri letti/scritti almeno di cento a uno. Dico "almeno" perché gli ultimi libri che ho letto pullulano di "silenzi assordanti" e "brividi lungo la schiena", e mi chiedo se ai loro autori tali espressioni sembrino effettivamente originali. Riguardo al genere fantasy: le librerie ne sono sature, le balle anche. Tolkien e Stoker sono morti, mortissimi. E i loro emuli nella maggior parte dei casi sono paragonabili a delle cover band stonate. Si tratta del genere nei confronti del quale nutro i più forti pregiudizi, quello che ho amato durante l'adolescenza e che forse detesto più di tutti attualmente. Ma bisogna anche saper superare i propri pregiudizi, almeno così dicono... :P Ad ogni modo, ho trovato la tua analisi ottima, ho letto e apprezzato anche l'articolo di Daniele Imperi. Saluti :D

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    1. Difficile darti torto, soprattutto all'inizio quando parli dell'originalità di certe espressioni...che davvero fanno desiderare di sperimentare un silenzio assordante, per dimenticare i brividi alla schiena dall'orrore che suscitano. Ci sono libri che ho letto in pochissimo tempo, praticamente ad "aspirapolvere", a causa dell'inconsistenza dello stile e della trama. Le parole sono strumenti meravigliosi, che possono incidere, accarezzare, far male, sfiorare, eccitare, angosciare, ecc. Ma se non producono nessun effetto, sono utili quanto coltelli senza lama, frecce spuntate o macchine senza benzina. Credo che sia uno dei risultati della nostra adorazione recente per la cultura della velocità, soprattutto di connessione, da cui sono stata accecata anch'io, per diverso tempo. Veloci a scrivere, a trasmettere messaggi, che poi si perdono perché rimangono troppo in superficie. Credo che il rapporto tra libri letti e da scrivere sia corretto, quello che indichi.
      Hai ragione a dire che Tolkien e Stoker sono morti e sepolti come esseri umani, ma conservano tutta la loro potenza espressiva nelle loro opere. Questo non vuol dire che qualcuno sia riuscito ad imitare la loro capacità. Ci hanno provato, e qualcuno con ottimi risultati. Non ricordo però, un universo intero ricreato come seppero fare questi due nomi. Forse ho intravisto qualcosa in Christopher Paolini...una scintilla. Quello che provi tu per il fantasy è capitato a me con l'horror, molto recentemente. Ho amato tantissimo il genere, ne ho collezionato i libri, soprattutto quelli di Stephen King, ma ora non riesco nemmeno più a sopportare di vederne l'etichetta in un catalogo. Probabilmente la saturazione era ormai insostenibile...supereremo i nostri pregiudizi insieme, ciascuno nel proprio ambito. Grazie di essere passato e dell'apprezzamento.

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  4. Secondo me va bene "studiare" il passato, ma uno scrittore deve leggere anche qualcosa di contemporaneo. Gilgamesh & co. sono utilissimi per definire la struttura di una storia, ma è poco indicativo di cosa sia il fantasy oggi. Non siamo nani sulle spalle di giganti; se ne sono succedute intere generazioni, di nani, e anche qualche mezzo gigante (concediamoglielo). Il problema dei potenziali scrittori italiani è che sono esposti a troppa poca varietà, perché continuano a proporre le stesse cose, ovvero un mix fra Tolkien e D&D. Per scrivere qualcosa di interessante, bisogna leggere anche altro: avventura, horror (se il tono lo richiede), storia (se l'ambientazione lo richiede) e così via. E magari un po' di urban fantasy, che in fondo è un modo per non restare ancorati alla prima metà del secolo scorso.

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    1. Vero: assaggiare diversi stili e diversi generi per trovare la propria risonanza, ma anche la propria espressività. Gli ingredienti potranno essere sempre gli stessi, nei secoli, ma mescolati e profumati con spezie magari lontane, esotiche, possono dare origine a piatti nuovi e allettanti. Credo che sia questa una delle sfide che attendono gli scrittori di questo nuovo secolo.

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  5. Ti do due risposte che discordano fra loro, ma tant'è... la coerenza non fa parte del mio bagaglio di valori ;-)

    1) No, non serve conoscere tutte le opere dall'epopea di Gilgamesh al SdA, però conoscerle può aiutarti parecchio a scrivere qualcosa di originale (ovvero: l'idea buona la puoi avere lo stesso, ma non sapresti se qualcun altro l'ha già sfruttata).
    2) Serve assolutamente, e non limitatamente al fantasy

    :-)

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    1. Ti sorprende se ti dico che sono d'accordo con le tue risposte apparentemente contraddittorie? E' vero che non serve conoscere tutto lo scritto possibile, ma serve sicuramente conoscere la maggior quantità di scritti possibile.
      Anch'io non sto male, in quanto a contraddittorietà...:-D

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    2. No, non mi sorprende affatto: ho un'altissima considerazione delle stupidaggini che scrivo ;-)

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    3. L'ossimoro pare una forma espressiva particolarmente nelle tue corde, sbaglio? :-D

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