La perla di WeekendOut
ha riflessi decisamente insoliti. Aprendo l’ostrica, sembra scura, come se
provenisse da un altro mondo, uno di quelli popolati da esseri abbastanza
inquietanti.
Se la guardiamo da vicino, però, scopriamo che la patina scura
scivola via subito, come se fosse del cellophane, per rivelare un bel colore
rosso che mette di buonumore. Possiamo dire proprio che è una perla doppia, e
anche double-face, che proviene dalla fantasia di uno scrittore
napoletano sui
generis, Ciro Scotto Di Minico.
Perché parlavo di una patina scura sulla perla, e di un
riflesso inquietante? Perché lo scrittore crea i suoi protagonisti pescando nel
regno di mostri e fantasmi. E’ uno scrittore horror, quindi? Uno Stephen King, un
Lovecraft di ascendenze partenopee? Sì, e non solo. Qui non c’è niente di così
semplice. Il protagonista del suo primo romanzo, Un Vampiro a Napoli, è, appunto, un vampiro, giovane, bello e senza
scrupoli, per cui il cliché horror è rispettato, ma è sufficiente che ci
spostiamo di una riga e andiamo al sottotitolo, per trovare la nota stridente:
Una Storia d’Amore.
No, no, no, non pensate a Twilight, fate spostare subito Edward
Cullen e la sua famiglia di dissidenti vegetariani e la fidanzata Bella.
Pensate piuttosto, ad un giovane e attraente vampiro rampante, di gusti
raffinati, che dopo i suoi giri notturni è solito andare a riposare in una
splendida bara griffata Dolce & Gabbana, in un lussuoso loft della Milano
più modaiola che vi possiate raffigurare. E immaginate ora che, una sera, al
suo ennesimo risveglio, questo discendente “fighetto” di Nosferatu, si vada a
risvegliare in un vicolo buio e puzzolente di uno dei quartieri meno in di
Napoli, scomodamente stretto in una cassa da morto nuda e cruda, marca Docce e
Gabinetti. Qui perdura l’horror, ma…assume già un’altra tinta, una di quelle
che spaventa di meno e comincia a far ridere, e anche parecchio.
Da questo momento, per il vampiro esiste una cosa sola:
ritornare alla sua scintillante vita di prima, ma non gli verrà così facile. Il
suo cammino sarà continuamente attraversato da tutta una serie di personaggi
che lo aiuteranno, lo intralceranno, e qualcuno gli procurerà anche qualcosa di
simile alla paura. E il finale vi sorprenderà non poco.
Con il secondo romanzo, Io
sono il fantasma, entra in scena un altro cliché delle storie di paura. Ma
altrettanto velocemente, lo rovesciamo. Vogliamo leggere il sottotitolo?...e tu
manco da morta mi fai stare cuièta. La protagonista, qui, è una giovane
napoletana Rosaria detta Rose, con vita, lavoro e ritmi assolutamente nella
norma, che, di punto in bianco, si trasforma in…fantasma. Un uomo, un regista
teatrale conosciuto, forse colto da un raptus di follia, la uccide. Caso
risolto? No, non mi state ascoltando: ripeto che qui non c’è niente di così
facile e sottinteso. Lei si ritrova a vivere, nel suo bellissimo e nuovo corpo
di fantasma Winx, una serie di avventure per scoprire una verità incredibile,
insieme alla sua amica di sempre, Marlin, con cui continua ad avere un rapporto
strettissimo e surreale, pur dall’oltretomba!
Se volete una visuale rinnovata sull’horror, e scoprire come
si può ridere di vampiri, fantasmi e anche licantropi (perché esiste un terzo
romanzo, Lo scherzo della luna piena, di cui non posso ancora parlare), con la
parlata napoletana che vi aggiunge un bel colore, allora scegliete senza
esitazione questi libri.
Scoprirete anche dove si trova il vero horror…l’autore ha
uno stile scanzonato, disinvolto, spiritoso e informale. Parla direttamente
tramite i suoi protagonisti, con forza e anche con ironia. Non si tiene dalle
stoccate anche feroci, che infligge alla sua stessa città, Napoli, perché,
essendone tanto innamorato, la vuole bacchettare per farla uscire dalle
condizioni horror in cui lei si è lasciata spingere. E non parliamo qui, di
zanne di vampiro o di licantropo…ma dell’horror di certi lati della realtà
quotidiana, che fanno decisamente molta più paura.
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