Non è per nulla facile parlare di questo libro (allelujah!).
Soprattutto perché ne comprate uno, e ve ne trovate in braccio un’altra
cinquantina, contenuti all’interno sotto forma di citazione. La maggior parte
arriva dall’età classica, soprattutto greca, per cui, se siete lettori
nostalgici di letteratura antica, procuratevi subito una copia del libro.
Se,
in generale, siete innamorati della lingua italiana e cultori della sua
bellezza, e sostenitori indefessi della correttezza di sintassi, consecutio
temporum, e di ortografia ufficialmente accettata, tuffatevi nel libro.
Se, al
chiuso delle vostre anime, allevate un esemplare più o meno sviluppato di Nazi
Grammar, fate attenzione, perché il contenuto potrebbe nutrirlo troppo in un
colpo solo, e vi trovereste a dover gestire un Hulk Grammar a piede libero, fin
troppo ansioso di emulare le gesta dei protagonisti del libro. :-D
La storia, in breve: Un orrendo, quanto mai arrogante,
ignorante e insignificante assessore della cultura di una cittadina non troppo
specificata, viene trovato massacrato a bastonate. Il suo nome, azzeccato e
traduzione perfetta dell’espressione nome omen, è Gross Donkey. L’arma del
delitto, lasciata in spregio in bella vista vicino al cadavere martoriato, è un
levigatissimo bastone di legno di ulivo, sacro alla dea Atena. Non è un caso.
La maglietta manifesto del libro |
Chi
lo ha ucciso? E perché? Lettori cari, vi basterà leggere il suo discorso
(incatenate il Nazi Grammar, se ne avete uno, e se ci tenete alla mobilia) per
avere un movente perfetto. E anche molto giustificabile. Scopriamo prestissimo
l’identità dell’assassino, che fa parte di un piccolo gruppo eterogeneo di
amanti della lingua e della cultura, che vogliono vendicare un omicidio
perpetrato anche più a lungo, e ripetuto in continuazione, quello della lingua
madre.
Congiuntivi mancanti, dimenticati, espressioni storpiate, consonate rese
sorde, avverbi (ab)usati a caso, sottrazioni di lettere, introduzione di altre
come corpi estranei… e chi più ne ha, più ne metta. I nomi di questi strenui
difensori di lingua e grammatica sono tutti ispirati a personaggi della
classicità greca, che possono suonare distanti da noi (ma impariamo presto
tutto di loro grazie a note esaurienti a fine capitolo), ma che per loro sono
compagni abituali, consolatori e incoraggianti. Sono persone di estrazione
sociale e professione diverse, tutti accomunati dall’amore profondo per la
buona lingua e cultura: un profumiere, un bibliotecario, un dattiloscopista
della polizia e un professore di letteratura sospeso dall'insegnamento a tempo
indeterminato, che decidono di combattere la loro battaglia fino all’estremo.
Ho iniziato dicendo che non è facile parlare di questo
libro. Non è nemmeno facile leggerlo. E credo che non sia stato nemmeno facile
scriverlo, e non tanto perché è davvero gonfio di citazioni dalla nostra
letteratura, e non solo da quella greca, che richiederebbero mesi di studi
approfonditi. Vi sono paragrafi di letteratura “specializzata”, quando il
personaggio di turno descrive nei minimi particolari il sabotaggio attuato ai
freni della macchina di un assassino della lingua, con dovizia di particolari e
termini tecnici ad hoc. Oppure quando un altro personaggio è in grado di citare
il nome dei composti chimici che si nascondono sotto quelli “poetici” dei
profumi, mettendosi in diretta concorrenza, sullo stesso piano, con Jean Baptiste-Grenouille, l’infernale profumiere.
Sapete di cos’è davvero costituito il fascino di questo
libro? Il modo naturale in cui l’immensa cultura e padronanza della lingua dell’autore
vengono trasmesse. Ripeto per l’ennesima volta, non c’è nulla di facile, qui.
Ho parlato di modo naturale, e non di modo facile. Certi spettacoli e certi
messaggi sono talmente complessi, che richiedono molti livelli per essere
veicolati. E quando questi livelli sono amalgamati fino a compenetrarsi l’uno
con l’altro, ne esce fuori una creazione unica nel suo genere, complessa e
leggera.
Se dovessi ricorrere ad un’immagine per far capire meglio cosa voglio
esprimere, penserei ad un albero in autunno, quando le sue foglie cambiano
colore. Quanti colori riusciamo a cogliere in una sola occhiata? E quanti
riusciamo a indicare con un termine adatto? Mettendoci a tavolino, ad
esaminarli, ci impieghiamo un po’ di tempo, e forse non riusciamo a usare tutte
le parole che vorremmo. Tuttavia, nel momento in cui guardiamo l’albero e i
suoi colori, siamo colpiti dalla sua bellezza e dalla sua energia. Non ci
soffermiamo subito ad esaminarla, anche perché perderemmo un po’ di magia. Ci sentiamo,
però, confortati e arricchiti da quella bellezza.
Questo è l’effetto che questo libro mi ha lasciato. Mi ha
indignato, rallegrato, arricchito, stupito, e anche un po’ rattristato. Mi ha
dato moltissimo cui pensare, soprattutto quando sono capitata su questo
paragrafo:
“Sì, leggere. Leggere per conoscere e riconoscere. Leggere
per nutrire l'intelletto. Leggere per passare dalle tenebre alla luce. Leggere
per abbattere le barriere e superare ogni limite. Leggere per mettere a
disposizione degli altri anche la mia voce. Leggere per distruggere il mondo e
ricostruirne uno migliore. Leggere per sentirmi altro. Leggere per sentire.
Leggere per essere." (Massimo Roscia, La strage dei congiuntivi, Exorma
Edizioni)
Mi soffermerò in altri post su alcune di queste frasi,
perché sono ricche e fondano veri e propri stili di vita. E questo è solo uno
dei livelli…
Ciao cara - Carinissimo, sembra un libro da leggere!
RispondiEliminaE' vero poi, non so perchè ....... ma il congiuntivo è il più sbagliato in assoluto !
Un saluto - Buona serata e migliore fine settimana :-) <3
Votato il tuo blog come sempre in Net Parade. Spero che tu voglia aiutarmi e votare per me - sono in 3a posizione questo mese e mi farebbe piacere riuscire ad arrivare più in altro in classifica.
CIaooo
Per non parlare di tutti gli orrori nati nel corpo della nostra lingua, come k usate a caso, punteggiatura inesistente, verbi usati a suono... brrr!
EliminaHo restituito il voto per il Rifugio degli Elfi, buon week-end!
Io l'ho acquistato direttamente dall'autore alla fiera dell'editoria indipendente. Se devo essere sincera però io invece non l'ho trovato così riuscito, anzi, ho detestato cordialmente l'autore cui avrei volentieri ammiccato sorniona, ma che in definitiva ho trovato pedante. Uno sfoggio di cultura un po' fine a se stesso e ben poco avvincente. Dici bene che non sia un libro facile, ma speravo in tutta onestà in qualcosa di meno verboso e pomposo. Mi sa, in definitiva, di una buona occasione persa.
RispondiEliminaScusa il ritardo nella risposta... in effetti, quando parli di voler ammiccare all'autore, ci ho sperato anch'io, ma non si è verificato. Attira l'attenzione, e diverte anche il grado di intolleranza che esibisce verso chi assassina la lingua con tanta noncuranza, ma poi ti lascia lì. Parte per un suo territorio elevato, in cui è difficile seguirlo, e qualche volta sì che richiama la torre d'avorio. Poi ne ridiscende subito.
EliminaForse è una buona occasione persa, potrebbe essere. Credo che sia anche difficile mantenersi su livelli non troppo elevati, quando sei così appassionato di sapere. Anch'io tendo a scivolare nella trappola dello sfoggio, qualche volta, perché è brava a nascondersi sotto il telo della divulgazione. Sì, ogni tanto sembra che l'autore si sia buttato a capofitto dentro...