Ti vedo, cara Lettrice Furiosa. Vedo la tua faccia perplessa.
E ti dirò di più: ho sentito il tuo commento.
<<Bel Dickens?>>
Marzia sta male; oppure ha cambiato incenso e le hanno propinato roba parecchio
alternativa.
Insomma, L’Amanita “è fumata”.
Sghignazzo. Sia per te, sia per il libro che mi ha regalato
qualche ora piacevole.
Risvolto della copertina:
Nata a Londra nel 1915 nella celebre e
facoltosa famiglia Dickens, pronipote del grande scrittore, delusa dal mondo in
cui era cresciuta, decise di lasciare i privilegi per lavorare come domestica,
infermiera e cameriera.
Ovvero: “Su e giù per le corsie” di Monica Dickens (mugugno:
che c’entra col titolo originale One Pair of Feet)?
Ammetto che in libreria ero indecisa. Da una parte il libro mi
parlava, dall’altra c’era questo cognome ingombrante. Come ho risolto il
dilemma? Era super scontato…
Ecco l’inizio e la fine.
Qualcosa si doveva pur fare, ma cosa?
Pareva che le donne, dopo essere state per
vent’anni materiale superfluo, fossero diventate qualcosa che tutti volevano,
in posti diversi e subito.
(Voce indignata:
si rispolvera il <<in mancanza di cavalli, trottano anche i
somari>>? Già qua si potrebbe aprire un dibattito infinito.)
(Il colloquio è con la responsabile del personale)
<<Ho saputo che avete scritto una
novella sull’ospedale. (…) Un’imperdonabile infrazione al regolamento. (…) Vi
prego di non scrivere altre scempiaggini su quello che vedete qui. Se lo
farete, mi vedrei costretta a fare a meno di voi. Ora potete tornare al vostro
lavoro>>.
Fu questo che mi convinse. Ora ero sicura
che avrei scritto il libro.
E si licenzia.
Ora, cara signora responsabile del personale, lei ha di fronte
una tipa che di cognome fa “Dickens”. Lei è britannica. Pazienza la
sottoscritta, allevata a Dante e Manzoni, ma lei al cognome Dickens dovrebbe
avere qualche campanello d’allarme…
Sì, la tipa ha ereditato qualcosa della verbosità
dell’antenato, ma è sopportabile. E parla della sua esperienza in ospedale
durante la guerra. Il tono è quasi frivolo, auto-ironico e farsesco. Ma sotto
l’allegra irriverenza c’è la volontà di una donna di seguire le sue aspirazioni
e di mettersi alla prova.
È una commedia, volutamente briosa, e non ha l’impatto emotivo
violento di alcuni libri che mi hai prestato, eppure anche qua c’è una
protagonista interessante: una persona che “cerca la propria strada” in un
momento storico disastroso.
Come? Vedi ancora Jessica Rabbit?
…mi hanno disegnato così…
Eh, sì, ho letto Bel Dickens e ho pensato davvero che fossi
vittima di influenza. Al liceo, Dickens non era proprio il tuo preferito, e
anzi, era spesso e volentieri il bersaglio di innumerevoli battutacce e
nomignoli poco gentili che ci divertivamo ad affibbiargli.
Di cui ricordo “Dickens, colui che ABUSO’ della novel”… beh,
ha scritto davvero tanto, e di certi libri avremmo anche fatto a meno, ma se
non ricordo male, erano il suo principale mezzo di sostentamento, per cui è
riuscito a sbarcare il lunario e a costruire una bella fortuna per i suoi
discendenti.
Mi domando cosa direbbe di questa Monica pronipote che si
stufa ampiamente della fibra borghese della famiglia Dickens, saluta tutti e si
trasforma in domestica e infermiera e poi romanziera. Ha ripercorso il cammino
dell’avo, ma al contrario.
Mi sembra, però, interessante il suo atteggiamento, e sono
curiosa di leggere un po’ di più di questa donna che sembrava anche dotata di
un certo senso dell’umorismo, a detta di sinossi e critiche lette qua e là per
Internet.
Credo che i responsabili del personale, insieme a molte altre
figure analoghe in altri campi, non brillino per le loro marcate
caratteristiche di cacciatori di talenti. O meglio, sono cacciatori nel senso
che “cacciano via” i talenti che si trovano sotto al naso, dando prova di una
cecità esemplare. Non farsi venire nemmeno un dubbio di fronte a quel cognome…
eddai.
Forse gli anglosassoni non sono così sensibili al fascino dei
nomi prestigiosi come noi. Con una pronipote di Manzoni o di Carducci, ci
saremmo comportati in modo diverso.
Ti dirò, sono andata a leggere l’ultima frase in cui indichi
in Monica una persona che cerca la propria strada in un momento storico
disastroso, e se penso al suo rifiuto di una zona comfort estremamente
affascinante, costei mi diventa sempre più simpatica. La sento anche vicina, di
spirito.
E poi… ogni tanto c’è bisogno di commedie per guardare la vita
e imparare, e non solo scossoni emotivi!
Seriamente, dopo la scritta “promozione” (e tutte le possibili varianti), è stato proprio l’incipit a convincermi. Mentre i maschi facevano danni in giro per il mondo, le donne “mandavano avanti la baracca”. Triste pensare che la specie homo sapiens non ha imparato granché da ben due guerre mondiali…
RispondiEliminaforse ha ragione Sting: “History will teach us nothing”.
È che forse queste creature non ci arrivano proprio, mi spiace dirlo....:-) hai ragione, però, è un bell'incipit intrigante. Avrebbe agganciato anche me.
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