Cinquant’anni fa, e più precisamente il 4 agosto 1962,
veniva ritrovata morta Marilyn Monroe, attrice americana dal fascino e dal
richiamo planetari. Lei era la Donna, la Dea della Bellezza, il Fascino
personificato. Io l’ho “conosciuta” parecchi anni più tardi, proprio attraverso
la sua morte, avvenuta in circostanze mai chiarite del tutto, e circondata da
misteri, voci incontrollate, insabbiamenti. Un anno dopo sarebbe morto in un attentato John Fitzgerald
Kennedy, strettamente collegato a lei, sia in vita sia in morte, e poco dopo
ancora Bob Kennedy, il “fratellino” ministro del Presidente, anch’egli vicinissimo
all’attrice. I casi di Marilyn Monroe e John Kennedy, oltre ad essere collegati
per i fatti che crearono, continuano ad essere legati e a rivaleggiare quasi,
tra di loro, per quanto riguarda il sospetto e la mistificazione che sorsero
intorno ai loro decessi. Per quanto riguarda Marilyn, la polizia arrivò in
fretta ad una conclusione e ad un’archiviazione: probabile suicidio. Del resto,
era difficile escluderlo categoricamente dalla lista delle possibili opzioni.
La vita di Marilyn era un cristallo: la facciata lucida e splendente, fatta di
bellezza, desiderio, soldi e fama, stesa a coprire a malapena un’interiorità
piena di incrinature, che crollava facilmente sotto la pressione di una piuma. Riviste
di ogni tempo, libri, servizi televisivi hanno ripercorso tutti gli eventi di
quei trentasei anni di vita, fatti di abbandoni, affidamenti a estranei,
violenze, carriera cinematografica strepitosa e declino.
Molti si sono soffermati sulla sua vita amorosa altrettanto tormentata, o quella lavorativa, costellata di grandi successi e grandi fatiche dietro, sia da parte sua, sia da parte di chi lavorava con lei, costretto a subire le sue tempeste d’umore. Questo libro, invece, si concentra tutto sulla morte di Marilyn, dal momento in cui la governante chiama uno dei medici curanti della Monroe nel cuore della notte tra il 4 e il 5 agosto 1962 perché messa in allarme dal silenzio dell’attrice, fino alla sua autopsia. Il suo punto di vista è quello del medico legale, della polizia scientifica: i tre autori sono immersi nel campo, essendo docenti universitari di Tossicologia e Criminologia Forense a Firenze. Si può dire che sia una vera e propria indagine, riaperta dopo cinquant’anni, documentata e ricostruita con attenzione.
Molti si sono soffermati sulla sua vita amorosa altrettanto tormentata, o quella lavorativa, costellata di grandi successi e grandi fatiche dietro, sia da parte sua, sia da parte di chi lavorava con lei, costretto a subire le sue tempeste d’umore. Questo libro, invece, si concentra tutto sulla morte di Marilyn, dal momento in cui la governante chiama uno dei medici curanti della Monroe nel cuore della notte tra il 4 e il 5 agosto 1962 perché messa in allarme dal silenzio dell’attrice, fino alla sua autopsia. Il suo punto di vista è quello del medico legale, della polizia scientifica: i tre autori sono immersi nel campo, essendo docenti universitari di Tossicologia e Criminologia Forense a Firenze. Si può dire che sia una vera e propria indagine, riaperta dopo cinquant’anni, documentata e ricostruita con attenzione.
rpobabilmente non si sapra mai la reale ragione della morte di marilyn, per quel poco che ho letto e sentito dire, il personaggio era talmente controverso e pieno di ombre, e probabilmente le cause che hanno portato alla suamorte sono molteplici.
RispondiEliminasono personaggi che forse e meglio ricordare nei loro effimeri momenti di splendore.
Io personalmente ho come immagine di lei il filmato in cui lei canta "Happy birtday Mr President" al compleanno di kennedy"
un punto di incontro tra due personaggi parimenti enigmatici e non totalmente descrivibili sia nelle loro miserie che nei loro apici di gloria.
Li si prende per cio che sono. Nel bene come nel male hanno segnato un momento e lo hanno reso unico. Che e molto di piu di quanto si possa dire di molti altri che si credono migliori o piu solidi.
Rest in peace Marilyn. che tu possa avere trovato la pace che cercavi e che non hai avuto su questa terra
Questo tuo post mi ha fatto pensare.
RispondiEliminaGuardo sempre volentieri un vecchio film. Preferisco Audrey Hepburn, Marilyn non ha mai acceso i miei entusiasmi, ma questo vale generalmente per tutti “i personaggi”.
Pensavo al lato opposto, a noi che “innalziamo” le Marilyn o i campioni di turno (sì, sto pensando anche al recente caso olimpico: non potevo guardare un tg o aprire una rassegna stampa senza le “clamorose dichiarazioni”. Bah). Dimentichiamo che sono umani. Hanno gli stessi pregi e difetti. Le nostre debolezze. Non vogliamo vederle, ma generalmente siamo meschinamente felici quando saltano fuori.
Quante Marilyn sono passate – e passano – in questo mondo e nessuno lo sa? Quante sofferenze passano inosservate perché siamo al di qua dello schermo?
Condivido il “rest in peace” di Maurizio…
Purtroppo sono tanti, e tante. Molti di loro, alle spalle, hanno genitori e famiglie pesanti, piene di problemi non risolti, che vengono scaricati addosso gli uni sugli altri. Marilyn ha passato i primi anni della sua esistenza, che già fioriva da un ceppo debilitato da problemi psicologici di madre e nonna, sballottata da un posto all'altro, da un essere umano all'altro, che non era in grado di guardarla e riconoscere in lei un altro essere umano. Alcuni ne hanno visto un oggetto su cui sfogare le proprie pulsioni. E non è il primo caso simile di cui sentiamo parlare. Non di rado, abbiamo una "Marilyn" vicino, in famiglia, o tra gli amici e le conoscenze. Per cui, mi viene da domandarmi se occuparsi di un altro essere umano sia davvero così difficile senza procurargli traumi da cui non uscirà più.
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