Fahreneit 451 di Ray Bradbury
Allucinata,
sì, hai messo tu la foto: sai benissimo che sono un fungo tossico! Ma
angosciata? Com’è ‘sto fatto? Leggo Bradbury e mi ritrovo catapultata indietro
nel tempo?
Già; un
altro scrittore, al Liceo, mi sconvolse con sensazioni simili. Ecco la quarta
di copertina ed indovina.
Montag fa il pompiere in un mondo dove gli incendi, anziché
essere spenti, vengono appiccati. Armati di lunghi lanciafiamme, i militi
irrompono nelle case dei sovversivi che conservano libri o altra carta stampata
e li bruciano: così vuole la legge. Ma Montag non è felice della sua esistenza
alienata, fra giganteschi schermi televisivi e slogan, con una moglie
indifferente e passiva e un lavoro che svolge per pura e semplice routine.
Finché un giorno (…) per Montag, il pompiere, inizia la scoperta di un mondo
diverso, un universo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della società
tecnologica imperante.
Sono quasi
certa: anche tu avrai pensato ad Orwell. Ed infatti provo le stesse sensazioni
che 1984 e The Animal Farm suscitarono, buffa coincidenza, proprio nel 1984 e
dintorni.
Bradbury
pare il gemello americano di Orwell. Ho guardato la data di pubblicazione, è
del 1953. I conti tornano: continenti diversi, stesso disagio angosciante.
È un
libro inquietante, questo.
Inquietante
per la potenza delle parole e delle immagini che queste evocano.
Inquietante
per l’umanità che descrive: un’umanità priva d’anima e di sogni, “castrata”
intellettualmente e circondata da schermi televisivi giganteschi, che offrono
un surrogato di vita.
Spaventoso.
Coincidenza?
Lo stavo leggendo all’Asl mentre aspettavo il mio turno dal neurologo. Ero
l’unica con un libro in mano, donna quasi cinquantenne tra gente di ogni età
incollata ai telefoni/tablet/palmari di ultima generazione, orecchie tappate da
auricolari, occhi bendati da immagini di una realtà spacciata per tale.
Da
brividi.
E mentre
scrivo (o trascrivo e sistemo: spesso le mie idee vedono la luce su carta) il
post, durante una passeggiatina virtuale, capito sul blog PAROLE TRA LE PAGINE
INGIALLITE. Sono folgorata dal post con la fotografia del Mosè di Michelangelo
e da questa considerazione, che entra in risonanza:
Stiamo formando una generazione che non
sa più guardare la realtà con i propri occhi e che non sa più vivere senza un
supporto elettronico. Con l’avvento dei cellulari, soprattutto i giovani
appaiono sempre di più affetti da bulimia fotografica acuta, che li costringe a
riprendere qualsiasi cosa si trovi nei loro paraggi, che si muova o stia ferma.
Le foto ricordo, che in qualche maniera sostituiscono la memoria e soprattutto
lo sguardo, testimoniano non tanto curiosità e interesse culturale, quanto la
loro rituale presenza in un determinato luogo. E allora succede che non è
importante soffermarsi più di tanto davanti alla bellezza e alla maestosità del
Mosè di Michelangelo nella Basilica di San Pietro in Vincoli, ma conta, invece,
potersi mostrare ai suoi piedi attraverso un selfie.
Pubblicato da Remigio
Tutta lì,
la vita? Su uno schermo? Piatta e senz’anima?
Grande romanzo, e se hai già letto 1984, il prossimo dev'essere per forza Un Mondo Nuovo di Huxley! ;-)
RispondiElimina…infatti Huxley è sulla mia lista infinita...
RispondiEliminaHo perso un pezzo.
RispondiEliminaDevo anche essere mentalmente e spiritualmente preparata, prima di immergermi in libri così: Fahrenheit ha pagine molto dolorose.
Non si può chiedere di meglio! :-)
Elimina...Huxley: mi sono ricordata stamattina di averlo! Bene: non appena passa la buriana del Salone, metto in cantiere Fahrenheit 451, che voglio leggere da una vita, e Mondo nuovo di Huxley. Mi hanno sempre attirato parecchio.
RispondiEliminaRitrovo anche un altro motivo per leggere Bradbury adesso, visto che si parla di umanità alienata tra schermi televisivi e slogan...in questi giorni sto vivendo un disgusto da Facebook molto pronunciato. Non disattivo l'account, perché una parte della mia attività si sta svolgendo nel social, ma rimango davvero stomacata dalla quantità abnorme di post inutili, pieni di Mi piace che vedo tutti i giorni. Post con un minimo di significato non vengono minimamente considerati, mentre quelli che vomitano giudizi, maldicenze, o selfie autocelebrativi sono ricoperti di commenti, mi piace e tutte le reazioni possibili e immaginabili di cui la piattaforma sta corredando il tutto. Non nego che abbia la sua utilità e anche un pezzo di valore (certi gruppi sono davvero efficienti, e offrono molto), ma è meglio tenersi alla larga da certi account...e noto che, invece di promuovere l'amicizia, Facebook facilita invidie, gelosie, e rotture. L'animo umano è così facile da trascinare in basso...
RispondiEliminaSI Bradbury ed Orwell - grandi scrittori sono nella stessa situazione di profondo disagio nei confronti della Società in cui sono costretti a vivere - Libri da leggere sempre, nonostante il fatto che se non sei una persona priva di cervello questi libri creino anche nel lettore un disagio profondo ed una grossa angoscia. Anche Huxley in "Un Mondo Nuovo" in effetti può essere accomunato a questo tipo di romanzo di denuncia del disagio verso la società.
RispondiEliminaUn saluto ed auguri per la vostra presenza al Salone del Libro di Torino - passate a trovarmi al Rifugio quando potete :-) Buon pomeriggio https://ilrifugiodeglielfi.blogspot.it/
Sono libri sempre attuali, perché è inevitabile che si verifichino disagi, ogni volta che esiste una comunità di più persone...c'è sempre qualcuno che non riesce a uniformarsi o a sentire una perfetta comunità di intenti con gli altri. E' meno facile di quanto sembri andare d'accordo o essere in armonia con tutti.
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