Questo è uno dei libri simbolo del Salone del Libro 2016,
per me. Il titolo è buffo, in contrasto totale con il contenuto, che inizia
molto seriamente.
Siamo in Veneto, ai giorni nostri, con una situazione
economico-politica molto simile alla nostra. I controlli da Grande Fratello (il
Moloch originale di Orwell, non la pietosa imitazione di un reality show che
tanto entusiasma ancora) irrigidiscono la società, sviliscono ed esasperano gli
animi: non c’è denaro, l’unico presente possibile parla solo di povertà, nessun
futuro possibile. Un gruppo di sessantenni decide di rovesciare la situazione,
per reagire ai poteri forti e occulti che stanno strangolando il Paese.
Organizzano una rapina ingegnosa, nel periodo di Natale, secondo lo stile di
Robin Hood: il bottino sarà spartito tra di loro e…l’intera nazione.
O meglio,
la parte più povera e che fa fatica a mettere insieme pranzo e cena, della
popolazione. Sembra un successo. Presto, però, si rivelano altre complicazioni,
insorgono imprevisti, cadono maschere insospettabili.
L’autore, Paolo Piccoli, che intervistai al Salone del
Libro, ha scelto apposta una banda di sessantenni, già messi alla prova dalla
vita nell’illegalità, per dimostrare che certe cose e situazioni non tengono
conto delle registrazioni all’anagrafe. Non sono solo i giovani, ancora
idealisti, a voler cambiare un mondo indigesto che non si riesce più a capire o
a riconciliare con i propri sogni e idee. Se la voglia di lottare per
contribuire a cambiare è la stessa, sono altri i limiti che questi personaggi
si trovano ad affrontare: l’età, gli acciacchi inevitabili, il carico di
delusioni precedenti che spesso si rivela un ceppo quasi invincibile, la
tendenza a sentirsi superati.
Se volete leggere un romanzo di taglio giornalistico, ma
senza freddezza e con una certa partecipazione sorridente alle vicende asciutte
che si svolgono, questo è il titolo che fa per voi. Se dovessi pensare ad un’incarnazione
cinematografica delle atmosfere e della personalità dei protagonisti, mi
verrebbe in mente il filone dei giustizieri, incarnato da Charles Bronson.
O il
Clint Eastwood della Frontiera americana vista tramite gli spaghetti western, che
sentenzia “Quando un uomo con la pistola
incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto.” I
buoni e i cattivi qui, condividono una certa brutalità e tendono a confondersi
nell’apparenza, almeno finché non rendono manifesto il loro schieramento.
Esattamente come la nostra vita reale: quante volte quello che credevamo buono
non si è rivelato tale, e viceversa?
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