A volte
capita: titolo, copertina, trama mi convincono.
Prendo il
libro e a fine lettura scrollo le spalle: poteva andare peggio, sì, ma mi
aspettavo altro.
Mi è
successo col titolo promettente “Profumo di cioccolato”, storia di un’aspirante
pasticcera magica; sissì, i pasticci ci sono, ma si è rivelato il primo
deludente libro di una saga per ragazzi. No, grazie.
Altra
delusione con la Cameron.
Ho atteso
il tascabile con ansia, dopo parecchie segnalazioni. Un coro entusiasta, anche
nel mondo virtuale.
E
finalmente…
Patapumfete!
Una
nasata pazzesca. Non è la prima, ma questa mi ha definitivamente steso.
Quarta di
copertina.
In una notte di nebbia Katharine arriva in una misteriosa
tenuta vittoriana con l’incarico di controllare l’eccentrico zio George (voce indignata de L’Amanita: lo zio eccentrico si chiama
Frederick, George è il defunto marito di zia Alice, una vera arpia). Scopre che lo zio è
un geniale inventore (nonché
autistico, secondo L’Amanita sempre più indignata – non fraintendete, il personaggio
è molto simpatico): aiutato
dal giovane e affascinante Lane (modello
Heathcliff, che barba), George (aridaje!) realizza creazioni
fantasmagoriche. Ma Catharine comprende ben presto che una trama di interessi
oscuri minaccia il suo mondo…
Età
consigliata: dai dodici anni.
Non è una
lettura sgradevole, intendiamoci.
La storia,
nell’insieme, non è malvagia; il colpo di scena dell’avvocato dello zio è
stupendo: secondo me la defunta nonna Marianna è la vera protagonista ed è
geniale quanto il figlio. Il vero difetto: alcuni fatti interessanti sono troppo
diluiti in una pletora di dettagli inutili e prevedibili.
Sì,
prevedibili. All’inizio ho accusato la governante; ti senti strana dopo che ti
ha portato uno spuntino e non ti sorge un vago dubbio? Poi si presenta il vero
colpevole, stessa dinamica: andiamo, un po’ di sano realismo! Ti sono tutti
nemici, sai che hanno le loro valide ragioni, e ti fidi dell’unico che ti fa
subito gli occhi dolci?
Dovrò rileggerlo
“a freddo”, ma non comprerò il secondo volume.
Forse devo
davvero appendere il cartello “chiuso per ferie”…
Forse avevo troppe aspettative, ma alcune pagine non finiscono mai! Adesso sorge il dubbio: doveva “fare spazio” al seguito? Avrei preferito un solo libro, magari diviso in due parti.
RispondiEliminaSorge altro dubbio: da qualche parte, forse alla fine, la scrittrice si scusa per la lunghezza (circa 300 pagine)… vero che l’opinione di una furiosa che a otto anni si sorbì l’edizione integrale di Eugenia Grandet magari non è affidabile, ma se il libro piace, la lunghezza è l’ultimo dei problemi!
In effetti sì, la lunghezza del libro non dovrebbe contare per nulla. Ma se, durante la lettura, si comincia a dire: ma non finisce mai, 'sta cosa?! allora il guasto è da un'altra parte.
EliminaVuoi davvero esporti a leggere il seguito?
No.
RispondiEliminaL'avrei letto se fosse stato un volume unico.
Peccato, perché l'idea generale è carina, ma non mi piace come ha "sbrodolato"...
Immagino. La copertina è bellissima, ma ha qualcosa che non mi convince fino in fondo, in effetti. Ok, penso che mi terrò la curiosità ancora per un bel po'. Per il momento, non sta partendo l'interesse.
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