Siamo due donne pericolose.
E quando ci incontriamo dal vivo, facciamo baccano tra tea,
biscotti, cianfrusaglie e tanti libri. Quelli non mancano mai!
Qualche giorno fa, tra scambi di libri e chiacchiere, è emerso
un particolare interessante. Più di uno, veramente.
Stavamo commentando il possibile trasloco del salone del libro
(abbiamo perso le parole, ma le parolacce abbondano) ed il ruolo dei libri in
generale e nella nostra vita.
In generale i libri sono cultura. E la cultura non è statica e
polverosa; è in movimento, in crescita come una pianta. Loredana, mi è piaciuta
da matti la precisazione: cultura ha la stessa etimologia di coltura – coltivare.
Un libro coltiva. Semina, fa crescere, “muore” e si trasforma.
Ed è una coltivazione.
Poi i discorsi personali; abbiamo toccato diversi argomenti ed
in particolare quello sul maschile e femminile.
Per chi si è sintonizzato solo ora: è un discorso che va
avanti da anni. Siamo praticamente cresciute assieme, quindi alcuni argomenti
sono ricorrenti. Anche la fede, già che ci siamo, è “storia vecchia”. Anzi: il
rapporto con l’Assoluto, l’Umano e il Divino, ma forse ne parliamo in altre
occasioni.
Dicevo…
Femminile e maschile. In senso fisico e spirituale. Due facce
della stessa medaglia, apparentemente due opposti inconciliabili, nemici o
rivali, sempre separati.
Apparentemente.
Io sono Marzia.
Questo è sempre stato un punto fermo per me. Nel mio “essere
Marzia” ci sono tante caratteristiche ed esigenze; fisiche, intellettuali,
spirituali. Ho quasi cinquant’anni, un percorso sempre aperto fatto di studi,
tentativi ed esperienze. Ho un corpo con la sua bellezza; un carattere con
pregi e difetti; un’intelligenza “elucubrosa” e sistematica; un’anima in
ricerca. Ho sempre considerato il mio essere donna una ricchezza, ma da anni
non escludo caratteristiche “maschili”.
Scherzo spesso dicendo che “sono una donna con gli attributi”,
non li ho fisicamente, ma mentalmente sono decisamente sviluppati… insomma:
secondo me, maschile e femminile non sono inscindibili, né avversari.
Divago e mi soffermo ancora un attimo sul fisico, perché per
me è diventato una nota dolente. Il corpo è importante: ogni nostra esperienza
avviene attraverso il corpo. Quando la malattia irrompe in una vita, il
rapporto col proprio corpo può diventare problematico; è faticoso vivere da
disabili. È difficile amare senza riserve un corpo malato ed una vita da
disabile. Ci sono ostacoli interni ed esterni. Non parliamo di barriere
architettoniche o del menefreghismo dei cosiddetti bipedi normodotati o parto
col turpiloquio.
Chiudo la digressione… e anche la mia parte di post con
l’ultimo spunto. Sono arrivata a questa fase della mia vita con alcune certezze
e molte più domande. Ma non credo di “aver concluso” molto.
È obbligatorio concludere qualcosa? Cosa significa, poi,
concludere qualcosa? Vivere non è già abbastanza?
…è più che abbastanza, e talvolta pure “troppo”. Nel senso che
è un’attività a tempo pieno, 24h24, 7giorni7, e tutti gli altri numeri che
indicano statistiche e tempi. Vivere ogni secondo, ecco una bella…conclusione.
La questione delle conclusioni è ad appannaggio degli umani, e delle loro menti
sempre troppo occupate a dedurre, indurre, etichettare, catalogare, giudicare,
separare, rimpicciolire, ridurre. Ogni cosa dev’essere scomposta e ridotta a
conclusioni, come in un’enorme partita doppia, e guai se le suddette non sono
positive! Si comincia a parlare di fallimento, di disastro, di catastrofe, di
errore.
Noi umanoidi, invece, parliamo di esperienze. No, non
disturbatevi a chiamare la Neuro. Vengono a prendermi più tardi: stasera si fa
apericena, magari pure letteraria…;-)
A parte gli scherzi, e a parte le conclusioni. Ce ne
disinteressiamo beatamente e continuiamo a parlare di libri, e di cultura. Mi
sembrano argomenti più interessanti.
Sul trasloco del Salone del Libro, credo di aver dato fondo a
tutto il mio repertorio da scaricatore. Mi hanno chiamato i portuali di Italia,
seriamente imbarazzati e anche un po’ interessati, in fondo, per i colori che
ho saputo aggiungere al turpiloquio sparso abbondantemente sulle istituzioni,
sugli editori coinvolti nell’osceno balletto. Ho evitato di condividere
ulteriori link sulla Pagina Facebook del Blog, perché ritenevo di averla
sporcata già a sufficienza con un linguaggio totalmente vuoto, con l’unico
scopo di tappare le menti e dire…assolutamente niente. Ora staremo a vedere che
capiterà.
A prescindere da Saloni, Fiere del libro in varie
declinazioni, cosa rimane? Il libro stesso. E la sua importantissima attività di
coltivazione. Getta semi, apre prospettive, fa sentire profumi, fa vedere
colori, fa intravvedere scenari futuri più ricchi, interessanti, sereni. E non
si tratta necessariamente di libri di crescita personale. Esistono romanzi che
educano, arricchiscono e istruiscono molto meglio e con maggiore efficacia di
tanti testi creati apposta per “insegnare”. E soprattutto…non separano.
Parlo di separazione riferendomi all’energia del maschile e
del femminile che, pur essendo nate per stare insieme, sono state tenute
separate l’una dall’altra, e aizzate l’una contro l’altra. E sto parlando delle
energie maschile e femminile presenti in ciascuno delle creature umane su
questo pianeta, a prescindere da uomo e donna. Parlare di energia maschile e
femminile è molto diverso dal parlare di uomo e donna.
E’ un argomento molto affascinante, cui stiamo dedicando
quattro serate di incontri online, considerando diversi punti di vista, e
seguendo i movimenti della luna, da nuova a piena.
Le due energie hanno caratteristiche diverse, e complementari.
Quando si integrano, l’individuo, a prescindere dal sesso esterno, diventa UNO.
Sembra un concetto ridicolo, e scontato, ma è proprio così? Quante persone
vivono la maggioranza, o tutta la loro vita, sentendosi come spaccate a metà, o
prive di qualcosa? Le cause possono essere milioni, e una di queste è la
mancata accoglienza e integrazione delle caratteristiche di una delle due
energie. La questione è sfumata e complessa, e ha radici profonde. Di questo
parlerò meglio in separata sede, e non solo una volta. J Perciò, fateci l’abitudine.
Sto imparando a conoscere un po’ meglio le mie stesse energie,
femminile e maschile. Soprattutto quella maschile, che ho tormentato e messo
all’angolo per tanto tempo. E sto imparando come riunirle e integrarle in una
sola creatura, che sono io, Loredana.
Con le mie caratteristiche, di tutti i colori e generi. Non mi
soffermo a parlare di belle, brutte, cattive, positive, ecc. Sono
caratteristiche; alcune più gradevoli di altre. Evito di parlare di
conclusioni, o di bilanci, perché se lo facessi dovrei etichettare male quello
che vedo…secondo un punto di vista accettato normalmente. Ma qui accettiamo forse
punti di vista “normali”?
No, sono mortalmente noiosi.
E quando mi annoio, divento pericolosa. E con questa parola
torno al tuo incipit, molto azzeccato, Amanita: siamo due donne pericolose. :-D
Allelujah!
Mamma mia, come siamo impegnative… grazie, hai chiarito qualcosa che ronzava dalla scorsa settimana.
RispondiEliminaEcco perché Neurino-Mio ha pensato bene di abbassare la saracinesca col cartello “chiuso per ferie”!
(paura della Neuro? Ma no, ci sono tanti tipi simpatici… ho incontrato un sacco di “bella gente” in quel della Neuro delle Molinette, dal personale ad altri pazienti; da quando sono tra la gente “normale”, ho visto tipi messi molto peggio :-D)
Dimenticavo...
RispondiEliminanon amo le immagini, ma queste due "qua sopra" mi piacciono molto.
Sono molto evocative. A me sono sempre piaciute, immagini e foto, per cui le ho sempre usate tantissimo per esprimere stati d'animo.
RispondiEliminaSulla questione Neuro, hai ragione. Sono i normali, quelli che si confortano con l'essere sempre nel giusto e nel corretto, di cui bisogna aver paura.