LoreGasp
Nome, cognome, foto, caratteristiche salienti, altezza, peso…
sono gli elementi che compongono un oggetto di uso comunissimo, che la
maggioranza delle persone che vivono in questo Paese porta al sicuro nei
portafogli e nelle borsette. Mi riferisco alla carta d’identità. Questo libro,
in uno dei suoi molteplici livelli di lettura, è una carta d’identità. Le
generalità e la foto sono declinate nel titolo e nell’immagine della copertina,
che identificano il personaggio principale del libro.
Bianca Neve? No. Non è così facile. Ho parlato di molteplici
livelli di lettura, ed è lì che bisogna rimanere se si vuole cogliere l’interezza
del romanzo, che è fatto di un fascio di energie diverse e contrastanti.
Partiamo dalla superficie, quella che risalta agli occhi.
Bianca Neve è il nome sarcastico e pesantissimo di una giovane donna che sbatacchia
la sua vita qua e là, come se fosse un barattolo attaccato ad una macchina
nuziale, per le vie e alcuni luoghi particolari di una Torino impietrita. E’ un’artista,
una pittrice prosciugata da un’inquilina esigentissima, straziata tra un amore
unilaterale e controsenso per il suo psichiatra, e quello per il suo fidanzato “ufficiale”,
un altro medico, giovane brillantissimo primario in carriera dal cuore
semi-gelido. Soprattutto, è tormentata e prosciugata da Lei, l’inquilina esigentissima che non l’abbandona
un istante, che sembra divertirsi a guidare e rovesciare la sua vita in ogni
istante. Lei vuole attenzione, TUTTA l'attenzione, e sa come prendersela.
La sua vita non è partita con leggerezza. Il suo nome,
Bianca Neve, espressione di un amore faticoso e malinteso, le affibbia il ruolo
di quella che dovrà subire sempre le prese in giro, le frecciate, la derisione
degli altri. Anche dei suoi genitori, quindi? No, volevano che lei fosse la
loro principessa. E per pesante ironia, suggerita dal loro cognome, la scelta
non poteva che cadere su una figura di principessa icona di purezza e
ingenuità. Nonché passiva e vittima, se diamo un’occhiata al rovescio della
medaglia…
Vediamo subito Bianca Neve alle prese con la sua inquilina esigentissima, scalza e bagnata, trascinandosi dietro un borsone
raffazzonato alla meglio e scegliendo la destinazione a caso dal tabellone
delle partenze nella stazione di Porta Susa. Corrado, lo psichiatra, riesce a
recuperarla per poco e a riportarla a casa, con fatica, perché Bianca Neve sta cercando
di scappare in tutti modi dalla sua inquilina esigentissima. Lei.
Non si potrebbe cercare di parlarle? Cos’ha, da essere così
esigente e insopportabile?
Non si può parlare con Lei. Il vero personaggio del libro di
cui troviamo il nome accanto a quello di Bianca Neve nel titolo. Non è nemmeno
il suo unico nome… Lei si diverte a camuffarsi, ad assumere un nome e poi anche
un altro, per confondere le acque, per far sentire sempre la sua presenza. È la
Fame. L’abbiamo tutti, ogni tanto, è comune. Cosa c’è di speciale?
Questa Fame non è comune, affatto. È… viva. Per conto
proprio. E quando ce ne rendiamo conto, ecco che ci presenta un altro nome,
forse quello più adatto a descriverla in breve. È Ferocia Gentile. La Ferocia
Gentile che si veste con il corpo torturato senza posa di Bianca Neve per poter
camminare leggera e mortale in tutto il libro, con la tranquillità di chi non
sarà mai vinto e mai punito. E’ Lei che ci racconta la sua storia, prendendo a
prestito le spoglie umane della giovane donna così schernita, esibendosi quasi
compiaciuta e sorridente della sua temibile potenza.
E’ Ferocia, perché indomita, inesorabile, puro istinto
sbrigliato. Gentile, perché sceglie di concentrarsi soprattutto sulla
distruzione lenta e costante di una persona, per quanto riesca a sconvolgere e
torturare anche i suoi affetti, i suoi amici. Di loro, Lei si occupa poco.
Sorride Gentile e sorniona, con quei suoi denti brillanti e macchiati di rosso (li
vedete, nella foto della carta d’identità della copertina?), quasi ritraendosi
per non disturbare oltre. Non fidatevi. Il suo essere Gentile non è buon cuore.
È un’evoluzione della sua inesorabilità. Sa molto bene che la persona di cui si
sta occupando così a fondo, a Lei non rinuncerà mai.
Non lo fa Bianca Neve, nonostante tutti i suoi tentativi di
fuga. Sono poche le persone che sono sfuggite a Lei, pronunciando magari un
altro dei suoi nomi, quello più colto ed elegante, di origine greca, che qui
non viene mai menzionato. Bianca Neve fugge da Lei e da quel nome greco, e Lei…
sorride. Forse un po’ la compatisce. Ma solo un po’. È Gentile, sì. Ma è pur
sempre Ferocia, una ferox, una fiera.
Non vi sarà facilissimo, all’inizio, seguire le vicende e i
pensieri di Bianca Neve. Non li condividerete, all’inizio. Cercherete di
salvarla. Le spiegherete che, anche se il libro inizia con il nome di Lei, subito
dopo c’è il suo e che non deve permettere che la sua carta d’identità venga
sopraffatta e cancellata da quella della Ferocia Gentile! Può uscire, può
farcela, può guarire! Può riprendere in mano la sua vita! Può curarsi! Può diventare felice! Ma deve farlo!
Cercherete di farla voltare verso di voi, per guardarla
negli occhi. Provateci. Non restateci male, se vedrete il sorriso Gentile di
Lei. Siete voi che avete pensato di superare la sua Ferocia con le parole.
Nella maggioranza dei casi, Ferocia Gentile è sorda. È scritto
in piccolo, sulla sua carta d’identità.
Capite perché brilla così tanto, il suo sorriso?
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.