Torna Claudio Rolando e le sue atmosfere alla Georges
Simenon. Nel libro comparso qui, La ragazza delle 7, seguivamo un’elegante
camminata femminile sui tacchi dritto dentro il centro tinto di giallo-mistery
della Parigi del Secondo Dopoguerra.
Qui seguiamo lo zampettare di un… topolino.
Lo troviamo in una stazione della metropolitana di Parigi,
che tenta di nascondersi e di procurarsi del cibo, finendo per attirare l’attenzione
di Leo Delfos, sconsolato cuoco di trattoria, che sta cercando di rimettere
insieme i pezzi di una vita centrata in pieno da una delusione amorosa. Non è
un amante dei sorci, Leo, e non sa spiegare cosa lo attira di quel batuffolo
scuro e spaventato, che però sembra sapere cosa fare e come muoversi in quell’ambiente
a lui completamente estraneo.
Serge, il nome che Leo gli attribuisce dopo giorni di
continui avvistamenti nella stazione, capta immediatamente l’interesse e, in
modo straordinario, si fa avanti a conoscere Leo, come fanno gli esseri umani
che vanno a presentarsi ai simili che attirano la loro attenzione, per motivi
diversi.
Insieme a Leo, conosciamo Serge e la sua storia
straordinaria, e la sua costituzione non meno eccezionale. Questo topolino,
poco più di una semplice cavia di laboratorio, in apparenza, sa… comunicare. E sa
farsi capire. Leo, affascinato, scopre di poter capire i messaggi che Serge gli
trasmette perché l’animaletto ha una storia da raccontare, oh, sì, proprio una
bella storia complicata da raccontare!
Tramite l’uso di giravolte e movimenti, Leo e Serge
costruiscono un codice per capirsi e scambiarsi le informazioni. Grazie a
questo, il giovane umano seguirà lo zampettare del suo amico quasi direttamente
nel laboratorio da cui è sfuggito per salvarsi la vita, inciampando, nel percorso,
nei passi eleganti di una ragazza graziosa, intelligente e molto
intraprendente, Julie, che lavora al commissariato di polizia, e che da subito
si rivela interessata e di aiuto in questa storia che ha quasi del paranormale.
La storia che sembrava in apparenza il racconto di un
rapporto bizzarro e unico nel suo genere tra un topolino di laboratorio e un
essere umano, si evolve in un poliziesco alla Simenon, che si avvolge tutto
intorno a quello stesso luogo di sperimentazione che ha attirato interessi e
attività non proprio cristallini e di beneficenza.
Di solito, non amo molto le storie che hanno animali per
protagonisti, perché le sento lontane da quello che abitualmente cerco in un
testo. Tuttavia, qui c’era maggiore curiosità, perché avevo già letto La
ragazza delle 7 in cui compaiono i tre protagonisti principali, compreso il
topolino. Lo stile dell’autore mi piaceva, così come l’ambientazione in una
Parigi lontana nel tempo, in un’epoca di grande trasformazione e assestamento
dopo un conflitto mondiale rovinoso per tutta Europa.
Claudio Rolando riesce a creare un mondo nuovo, rinnovando
tanti elementi già usati per la narrazione di una storia. Il topolino non è un
essere comune, ma nemmeno una creatura da fumetto poco credibile e
trasportabile nella realtà: è un animaletto che sa usare i mezzi che ha a
disposizione per valicare i confini di razza e farsi capire. Non è un ragno
sottoposto a radiazioni che poi trasmette con un morso i suoi superpoteri. Leo e
Julie sono esseri umani di altri tempi, cresciuti e costruiti con valori che
sanno quasi di preistorico nella nostra epoca di telefoni smart e persone maleducate
(non necessariamente nel senso di ignoranti dell’etichetta. Educate… male, in
modo approssimativo e senza alcuna idea di rispetto o armonia). Non vivono in
un mondo dorato, dove tutto va bene, tutti si vogliono bene, scorrono fiumi di
ambrosia e crescono alberi e cespugli di monete d’oro spontaneamente agli
angoli delle strade, a libera disposizione di tutti.
Li circondano persone senza scrupoli, delinquenti di poco
valore e grandi intriganti a complottare nell’ombra, portinaie fabbricanti e
riceventi di pettegolezzi anche cattivi, così come amici leali, compagni validi
cui domandare aiuto. Rischiano anche la vita, per proteggere se stessi e la
società, da coloro che vorrebbero usare ogni mezzo per manipolare, schiacciare,
sfruttare e sopraffare gli altri.
Tuttavia, l’atmosfera che si respira in questo libro è di
grande libertà e rispetto, uniti ad un pizzico di magia grazie all’intervento
di Serge e delle sue capacità. Se desiderate una pausa, magari non troppo
isolante, da una realtà urlata e un po’ pesante, aprite questo romanzo e anche occhi e orecchie per individuare e seguire l’indaffarato zampettare di un
topolino desideroso di raccontare la sua storia. Ne uscirete divertiti e
rilassati.
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