Quando ho visto la copertina per la prima volta, letto il
titolo, l’autore, ho pensato: “cosa c’entra Harry Potter con un seggio? Si sarà
fatto eleggere? E’ la storia della sua vita nel post-Voldemort?” Vergognandomi
un po’ della mia banalità subito dopo. Come se un autore dovesse rimanere per
sempre legato ai suoi personaggi, soprattutto se un po’ ingombranti come Harry
e la sua cicatrice. Se ci penso meglio, tuttavia, la curiosità di sapere che sta
facendo il mago, ormai padre di famiglia (se ben ricordo le ultime pagine de I
doni della morte) riemerge, quando mi capita di leggere il nome della sua
creatrice. No, non ho sniffato, bevuto cose strane, dato fuoco ai miei neuroni:
è solo uno degli atteggiamenti dei lettori furiosi, di cui parlavo qualche
tempo fa. Si entra nei libri, ci si lega ai personaggi, si vive con loro, e
quando si chiude la copertina, si vorrebbe poter avere la possibilità di fare
una telefonata ogni tanto, solo per sapere come sta andando…va bene, forse c’era
qualche gusto strano nel the delle cinque, oggi. Tornando a J.K. Rowling e alla
mia reazione un po’ stereotipata al suo nuovo libro, passato il rifesso-Potter,
ho indagato in copertina di cosa si trattava. Siamo di nuovo in Inghilterra,
nella campagna inglese, lontana da Londra. A prima vista, la cittadina di
Pagford è l’ennesimo elemento della cartolina: casette dai colori chiari, fiori
e giardini curati, tendine a fiocchi, un’antica abbazia sulla collina
verdissima. Nulla di particolarmente originale. La prima scossa arriva con una
morte, proprio all’inizio del libro: tre pagine in cui si descrivono gli ultimi
istanti di vita di Barry Fairbrother, esimio cittadino di Pagford. Già nel
secondo capitolo, si capisce che l’architettura stucchevole delle case, i
giardini curati, le maniere educate, sono facciate belle che ricoprono
intrighi, insensibilità, crudeltà giovanile, indifferenza, doppiezza,
arroganza, superbia, disperazione e degrado, non solo fisico. Il negativo della
fotografia panoramica da cartolina, vero?
MI è venuta voglia di leggere il libro. :):):)
RispondiElimina:-) Merita. Qualche battuta è anche memorabile, e lei è brava a rovesciare le aspettative del lettore.
EliminaProprio qualche giorno fa ho “manipolato” questo libro in libreria.
RispondiEliminaMi piace come scrive la Rowling. E sapevo che “Il seggio vacante” è una storia completamente nuova e diversa da HP.
Leggo spesso romanzi ambientati nella "vecchia GB", quella più provinciale… ma sto lasciando decantare questo: mi sono limitata a “segnarlo sulla lista della spesa”. Forse sono ancora persa fra i corridoi di Hogwarts… dicevi qualcosa a proposito dei “lettori furiosi”? :-D presente!
(Forse è proprio colpa del tea: mi pare di ricordare che “abbiamo un fornitore comune”… poco male: la mia erborista li beve da almeno 75 anni ed è ancora bella pimpante!)
Lettori furiosi sempre presenti, sì!
EliminaIo ho il libro in questione, poiché me l'hanno regalato: quando vuoi leggerlo, te lo passo volentieri.
Allora beviamo i tea giusti! Anche se ogni tanto c'è qualche gusto strano...:-D
facciamo uno scambio: tu mi porti la JK, io ti passo un campione di nuovo tea appena arrivato da Londra dal nome promettente "Chili-mango"
RispondiEliminaAffare fatto! :-D
Elimina